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2014, l’annus horribilis dell’apicoltura italiana

apicoltura

Per il mondo dell’apicoltura settembre è tempo di bilanci. L’Asssociazione nazionale apicoltori italiani parla di risultati che vanno “oltre ogni più nefasta previsione”, cause principali il clima pessimo dell’estate e l’inquinamento crescente. Nelle province di Pisa e Lucca la situazione è particolarmente critica a causa dei ripetuti furti messi a segno ai danni di 21 aziende della zona e si supera la soglia del 70 % di mancata produzione. A stilare il bilancio del business delle api è Sergio D’Agostino, presidente dell’ANAI e titolare della mieleria di Titignano.

“Nel momento topico della raccolta dell’acacia, piogge e freddo hanno compromesso il raccolto nella sua totalità. I dati in nostro possesso ci dicono che la perdita è del 90% e le cose non sono andate bene neanche per il castagno. La piccola ripresa con il raccolto dei millefiori ha leggermente attenuato il disastro: si parla, comunque, di perdite di produzione nazionale che si aggirano fra il 50 e il 70 %“. “I primi effetti si vedono già sugli scaffali dei supermercati – prosegue il comunicato di ANAI – il miele di Acacia del 2013 è venduto a 13,98 euro al kg, mentre il bellissimo e normalissimo Millefiori è venduto a 12,48 euro al Kg”.

“Colpa del clima” spiega l’ANAI, “gli apicoltori sanno bene che una stagione così piovosa non ha permesso alle api di volare in tranquillità sui fiori e, quindi, di raccogliere”. Un andamento climatico sul quale pesa l’intervento dell’uomo, per questo occorre “rivedere i metodi agricoli che tanto inquinamento determinano, rendere più ecologica la produzione industriale, lo smaltimento dei rifiuti e il traffico urbano”.

“Molti vorrebbero che fosse dichiarato lo stato di calamità” scrive il presidente dell’associazione degli apicoltori, questo si tradurrebbe però in “finanziamenti a pioggia che di fatto vanno a finire nei soliti rivoli”. ANAI invece sta lavorando per avere “agevolazioni fiscali che in un anno di non produzione significherebbero tanto: protezione contro l’importazione di miele dall’estero e agevolazione nell’acquisto dei farmaci che servono a curare le api”.

“Considerando il servizio di impollinazione che le api garantiscono all’agricoltura, il settore del miele in Italia vale 3,5 miliardi di euro e dà lavoro a circa 50mila apicoltori” sottolinea D’Agostino, “nel nostro paese ci sono più di un milione di alveari che producono circa 200.000 quintali di miele l’anno, oltre a prodotti apistici per 70 milioni di euro”.

 foto da Flickr – mbeo  

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Pubblicato il: 10 settembre 2014

Argomenti: Ambiente, Economia-Lavoro, Pisa

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