MENU

InQuadriamo il diritto Privacy e trattamento dei dati personali: conosciamo davvero i nostri diritti? (Prima parte)

DAVID-MELCHOR-DIAZ-flickr

Cari Lettori,
oggi con InQuadriamo il diritto parleremo di un diritto dal nome molto conosciuto ma dal contenuto un po’ meno noto: il diritto al trattamento dei dati personali.

Una precisazione preliminare: quando, nel linguaggio comune, si parla di “codice sulla privacy” o di diritto alla privacy, in realtà ciò a cui si fa quasi sempre riferimento è il “codice in materia di protezione dei dati personali” ed il relativo diritto al corretto trattamento dei dati personali. Il diritto alla privacy è un diritto di più ampio contenuto, e che comprende in sé, oltre al diritto al corretto trattamento dei dati personali, anche una lunghissima serie di altri diritti quali, ad esempio, il diritto alla riservatezza, il diritto a non subire interferenze nella vita privata ecc. Il diritto alla privacy è, quindi, un diritto molto complesso ed articolato, ed il diritto al corretto trattamento dei dati personali è solo una delle sue tante sotto-specie.

Vediamo, dunque, che cosa si intende per “dato personale”.
I dati personali sono, in generale, tutti quei dati che possono servire per identificare una determinata persona o per fornire particolari indicazioni su di essa. Sono, ad esempio, dati personali i dati anagrafici (nome, cognome, residenza, data di nascita, codice fiscale ecc.). Ma sono dati personali anche i cosiddetti “dati sensibili”, ossia i dati “idonei a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale” (questa è la definizione testuale che viene fornita dalla legge in materia).
Sono, inoltre, dati personali anche i “dati giudiziari”, ossia i dati idonei a rivelare l’esistenza di alcuni provvedimenti giudiziari a carico di una persona (si tratta, in particolare, dei provvedimenti che possono essere iscritti nel casellario giudiziale e nel casellario dei carichi pendenti, dei provvedimenti con i quali si assume la qualità di indagato o di imputato e di altri provvedimenti giudiziari).

E’ evidente che, oggi come oggi, questi dati possono circolare con una facilità incredibile, sia perché le nuove tecnologie permettono una diffusione praticamente immediata di ogni tipo di informazione verso un numero di destinatari potenzialmente infinito, sia perché si tratta di dati che tendiamo a diffondere con molta facilità (a volte anche con troppa leggerezza), spesso senza pensare all’importanza delle informazioni che stiamo diffondendo.

Pensate, ad esempio, a tutte le varie “carte fedeltà” o “tessere punti” di supermercati, profumerie, negozi per bambini ecc.: chi dei miei cari lettori non ne ha almeno due o tre nel portafoglio? Oltre ai vostri dati anagrafici, quelle carte potrebbero raccogliere, almeno in via teorica ed astratta, molte informazioni sugli acquisti che fate (cosa comprate, ogni quanto comprate, quanto spendete ecc.) o sulla vostra persona (ad esempio, informazioni sulle vostre abitudini alimentari). Ovviamente, quando viene consegnata una “carta fedeltà” vengono sempre fatti firmare dei moduli per l’autorizzazione al trattamento dei dati personali dove sono sempre ben indicate sia le finalità per le quali vengono raccolti i vostri dati personali sia il tipo di informazioni che verranno eventualmente monitorate e conservate (si tratta, quindi, di dati raccolti in modo lecito e corretto): ma quante persone leggono davvero con scrupolo ed attenzione questi moduli?

Pensate, ancora, alle informazioni che ogni giorno possiamo diffondere tramite i social network. Analizzando per qualche tempo la pagina Facebook di Tizio posso, ad esempio, sapere quanti figli ha, dove abita, dove va in vacanza, che musica ascolta, che lavoro fa, che orientamenti politici ha, se è credente oppure ateo e così via. In poco tempo, tutti quelli che hanno accesso alla pagina Facebook di Tizio possono facilmente aver accesso a molti suoi dati personali (alcuni dei quali addirittura qualificabili come “dati sensibili”), il tutto, ancora una volta, in modo assolutamente lecito e corretto, dato che è stato Tizio che ha liberamente ed autonomamente deciso di diffondere questi dati.

Come potete capire, i dati personali, compresi quelli più delicati (ossia i “dati sensibili”) possono circolare con una facilità incredibile. Il problema è che molto spesso non si arriva a comprendere l’importanza dei dati che in tutta serenità stiamo fornendo. Accade così che Tizio si lamenti di avere la casella di posta elettronica invasa dai messaggi che sponsorizzano trattamenti di bellezza, senza ricordare che sei mesi prima aveva richiesto la “tessera fedeltà” in un centro benessere, autorizzando il titolare del centro al trattamento dei suoi dati personali anche per scopi pubblicitari.

Con i prossimi appuntamenti di InQuadriamo il diritto vedremo insieme in che modo devono essere trattati i dati personali e quali sono i diritti del titolare di questi dati: una maggiore consapevolezza in materia non guasta mai!

Vi aspetto alla prossima!
Francesca Bonaccorsi

 

Download PDF

Post relativi

Una risposta a: InQuadriamo il diritto Privacy e trattamento dei dati personali: conosciamo davvero i nostri diritti? (Prima parte)

  1. avatar Francesco scrive:

    Solo per interloquire con i lettori e non sminuire gli enunciati. Purtroppo anche qui esistono diritti che vengono manipolati proprio giocando sull’ignoranza dei cittadini, i quali poi li devono reclamare e talvolta invano. Il cittadino che vuole essere consapevole, dovrebbe portarsi l’avvocato dietro, in quanto si trova davanti ad una miriade di moduli (cartacei e non) diversi, e quando fa legittime domande al momento della lettura dei moduli su criticità evidenziate, ha solo risposte orali che nessuno gli mette per scritto: quindi siamo già nel campo di un diritto leso. Senza parlare di chi si rifiuta di attivare, per esempio, la fidelity card, se non gli dai certi dati. Nella riforma del condominio, l’amministratore professionista dovrebbe limitarsi a ciò prescrive la legge, invece, se ne approfitta chiedendo cose extra e sopratutto non dichiarando chi è il responsabile dei dati. In un modello “Il rispetto della Privacy del sistema Sanitario Toscano Mod.A” ad un certo punto c’è scritto che “i dati di salute sono gestiti … dai dipendenti dell’Azienda e da altri soggetti … “. Chi saranno mai gli “altri soggetti”? Perchè questa formula vaga? Bisogna sempre scrivere al garante!

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi paginaQ per email

Ciao!
Iscriviti alla newsletter di Pagina Q
Se lo farai ci aiuterai a far vivere l’informazione nella nostra città e riceverai la versione mail del quotidiano.
Naturalmente non cederemo a nessuno il tuo indirizzo e potrai sempre annullare la tua iscrizione con un semplice click sul link che troverai in ogni nostra mail.