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Pos obbligatorio, tutti i dubbi delle associazioni di categoria

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Non piace per niente l’obbligo per commercianti, pubblici esercizi, artigiani e studi professionali di dotarsi del Pos per accettare pagamenti effettuati attraverso le carte come i bancomat, obbligo per importi superiori ai 30 euro a prescindere dal fatturato dell’impresa. Ovviamente il cliente è ancora libero di pagare in contanti, ma nel caso voglia usare la carta l’esercente la deve accettare.

L’obiettivo di questa rivoluzione è quello di tracciare il più possibile i pagamenti evitando l’evasione.

L’operazione viene criticata dalla Confesercenti che mette sul tavolo della discussione le cifre. “Gli imprenditori si troveranno a sostenere aggravi di circa 1.700 euro l’anno ciascuno secondo le stime del nostro ufficio economico – spiega Adriano Rapaioli, responsabile ufficio legislativo Confesercenti Toscana Nord – stime che tengono conto di canoni, commissioni, costi di installazione e di utilizzo di una nuova postazione Pos per una impresa media che realizzi 50mila euro di transazioni elettroniche ogni l’anno”.

“Così com’è configurato – aggiunge Rapaioli – l’intervento per favorire la moneta elettronica è squilibrato poiché sposta l’intero onere dell’operazione sugli esercenti; banche, poste e uffici della pubblica amministrazione continuano invece ad essere restii ad accettare le transazioni elettroniche”. Ma per Confesercenti i problemi riguardano soprattutto i piccoli commercianti, gli ambulanti ad esempio, o quelle categorie che lavorano su margini di guadagno minimo.

Spiega ancora il delegato di Confesercenti: “I costi di utilizzo e installazione dei Pos hanno un’incidenza ancora maggiore per gli esercizi caratterizzati da pagamenti di piccola entità e da piccoli margini – come i gestori carburanti, i tabaccai, gli edicolanti, i bar ed altri – che vedranno il proprio utile dimezzarsi o azzerarsi, andando addirittura in rosso. Non dimentichiamo che in Italia abbiamo commissioni che si aggirano intorno all’1,50-1,75% rispetto ad una media europea dello 0,25%”.

“Basta fare due esempi – aggiunge il responsabile Confesercenti -. Un tabaccaio che incassa un bollo auto del valore di 100 euro e viene pagato con il bancomat; il suo margine di guadagno è di 1 euro, ma la commissione che paga è di 1 euro e 50. Stesso discorso per i benzinai che hanno ormai margini di guadagno intorno all’1%, anch’essi inferiori alle commissioni. E che deve fare il piccolo ambulante che magari paga il canone fisso per un Pos per effettua due o tre operazioni l’anno?”.

A tutto questo, però, fa notare Confesercenti, si aggiunge il paradosso dell’assenza di sanzioni. “Per ora non sono previste per coloro che non si mettono in regola. Per questo come associazione chiediamo che l’obbligo sia associato ad un intervento di riduzione delle commissioni. E, magari, legare l’obbligo stesso ad un limite di fatturato per non penalizzare i piccoli. Ancora meglio percorrere la strada degli incentivi fiscale da riservare alle imprese e ai consumatori che usano carte di debito e di credito”.

Commenta negativamente anche Federico Pieragnoli, direttore di Confcommercio Pisa: “Il rinvio della norma sarebbe stata la soluzione più ragionevole. Invece, si continuano a lanciare crociate contro la moneta in contanti, facendo pagare il conto molto salato di questa decisione a imprese e commercianti. Se da un lato, infatti, ci sono molti fondati dubbi sull’efficacia in termini di contrasto all’evasione, dall’altro c’è la certezza che aumenteranno moltissimo i costi per gli esercizi commerciali. La Cgia di Mestre ha calcolato una media di 1.200 euro in più all’anno per attività, tra spese per canoni mensili e commissioni di percentuale sull’incasso. Anche gli esercizi più marginali non se la
caveranno con meno di 400 euro in più all’anno”.

Per il direttore di ConfcommercioPisa quindi “la norma è iniqua, visto che i costi per la diffusione della moneta elettronica sono in Italia superiori di oltre il 50% rispetto a quelli in vigore in Europa. Una norma quindi demagogica, che aggrava pesantemente la situazione di tantissimi esercizi commerciali, già oggi in forte debito di ossigeno e liquidità”.

Secondo Pieragnoli “prima dell’obbligo del Pos, la priorità doveva essere quella di intervenire radicalmente sui costi di commissione, che dovevano essere aboliti del tutto. Solo dopo avrebbe avuto senso intervenire con un provvedimento simile. Invece si impone un obbligo di legge, mentre i costi sono lasciti a condizioni di mercato. Una vera aberrazione”.

Yuri Cantini, presidente di ConfAsp ConfcommercioPisa, il sindacato degli Agenti in servizi di pagamento,specializzati nella vendita di strumenti di pagamento alternativi al contante, sottolinea come ci siano categorie che soffriranno molto più di altre: “Pensiamo ai tabacchini, ai distributori di carburante, ai giochi a tutte quelle attività dove la soglia di guadagno è talmente bassa, che in caso di pagamento con il Pos invece di un guadagno avrebbero addirittura una perdita”. Per Cantini l’unica strada possibile “è quella di arrivare
ad un punto in cui nessuno, commercianti e clienti, dovranno più percepire alcuna differenza tra un pagamento in contanti e uno elettronico. E per fare questo, l’intervento al ribasso sulle commissioni, così come prefigurato anche da Banca d’Italia, sarà inevitabile, oltre a rappresentare per gli esercenti stessi un incentivo concreto all’uso dei pagamenti elettronici”.

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Pubblicato il: 30 giugno 2014

Argomenti: Economia-Lavoro, Pisa

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