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Quel dialogo impossibile sull’ex Colorificio

ex colorificio

C’è un digiuno a staffetta, cominciato ormai 10 giorni fa, sul futuro della ex Caserma Curtatone. C’è una mozione bocciata dal consiglio comunale che la dice lunga sulle possibilità di dialogo fra Comune e Municipio dei Beni Comuni. C’è una ex caserma riaperta e riscoperta nel centro di Pisa per la quale si chiede di aprire una trattativa. C’è un uso disinvolto ed estensivo della parola “trattativa” che andrebbe ridimensionato a misura di fatti.

La scorsa settimana la polemica fra Comune e Municipio verteva sulle dichiarazioni dell’assessore Dario Danti, rispetto ad un inizio di dialogo con la proprietà dell’Ex Colorificio.  Danti è stato accusato di menzogna e strumentalizzazione, per aver messo al corrente di questo dialogo solo adesso: “Con tempismo sincronico – scrive il Municipio – Danti annuncia che tutto era già stato risolto: c’era un’intesa con la J-Colors, di cui un’intera città è, di fatto, all’oscuro. ‘Era’, appunto, perché l’occupazione dell’ex distretto militare, abbandonato da vent’anni, ha fatto saltare ogni diplomazia, per motivi che rimangono del tutto misteriosi”.

In realtà Danti non ha mai detto di aver raggiunto un’intesa, ha solo parlato di un incontro durante cui è stata avanzata alla J-Colors la proposta di locazione per una parte del Colorificio. In ogni caso, ciò che gli viene contestato è il non aver parlato prima: “La trasparenza e la pubblicità che dovrebbero ispirare l’operato di un’amministrazione comunale sono del tutto ignote all’amministrazione Filippeschi e all’assessore Danti, lo stesso che solo pochi mesi fa proponeva a mezzo stampa un percorso di urbanistica partecipata sull’area di via Montelungo e che ora in Consiglio parla di trattativa condotta con “riservatezza e discrezione””, scrive ancora il Municipio.

Danti da parte sua si difende e incassa il sostegno anche del Sindaco e dell’assessore Zambito, che hanno confermato l’avvenuto incontro, “per discutere del futuro di quell’insediamento produttivo e per verificare la possibilità di trovare una soluzione alle richieste di spazi più volte avanzate dal Municipio dei Beni Comuni”.

“Se un assessore mente e viene sbugiardato deve dimettersi”, dice lo stesso Dario Danti. “A quell’incontro hanno partecipato una decina di persone, compreso il Sindaco. Si è avanzata la possibilità di un percorso partecipativo sull’area, coerente con la legge regionale, poi dieci giorni dopo è arrivata l’occupazione del Distretto con un dossier di 100 pagine. È evidente che ci si preparava da tempo. Ho messo al corrente della cosa il consiglio comunale perché lo reputo la sede politica per eccellenza, ed essendo una trattativa riservata non ho ritenuto di doverne parlare prima, o in sedi diverse”.

“Io credo nelle trattative – dice ancora – ma aggiungo una valutazione: evidentemente c’è un indirizzo politico nazionale sulle ex caserme, che sta diventando – legittimamente – un tema centrale anche a Pisa. Se però il 5 febbraio c’è un incontro sull’Ex Colorificio e il 15 si occupa, forse quella trattativa non la si vuole più. Non mi pare infatti di aver colto una richiesta in tal senso, dopo il 15 febbraio. Considero sbagliato l’imbarbarimento dei toni – conclude – e conosco bene il meccanismo del capro espiatorio, motivo per cui mi sento sereno e intellettualmente onesto di fronte alle accuse rivoltemi”.

Su una cosa il Municipio e l’assessore Danti sembrano concordare: sulla necessità di un confronto pubblico. Da parte del Municipio l’invito è “ad un confronto pubblico sul futuro delle aree abbandonate, dall’ex Colorificio al Distretto 42, perché siano finalmente restituite alla collettività pisana”. Dario Danti, anche in consiglio, invita “le forze politiche ad attivarsi per un consiglio comunale aperto che affronti il tema degli spazi”. E forse sarebbe una buona occasione per svecchiare un duello che appassiona in pochi, e rimettere al centro le questioni politiche aperte e i punti di forza di azioni che incoraggiano la cittadinanza attiva.

Due sono le considerazioni che ci sembrano emergere intorno all’incontro fra amministrazione e J-Colors, a margine dell’intervista. J-Colors chiede riservatezza massima sull’incontro e la ottiene. Nel momento in cui appare chiaro che non c’è margine di disponibilità da parte della multinazionale a concedere spazi al Municipio dei Beni Comuni, perché il Comune non informa gli attivisti del fallito tentativo di dialogo?  La non disponibilità da parte di J-Colors a fare concessioni al Municipio viene chiaramente legata da Junghanns a un’attitudine “all’illegalità” e l’occupazione dell’ex caserma Curtatone e Montanara viene indicata come la cesura di qualsiasi ipotesi di “concessione”. Un elemento, quest’ultimo, che appare piuttosto il pretesto ultimo per ribadire che la responsabilità è tutta e sola in capo al Municipio.

Ma che la storia di questa esperienza sia fatta anche di occupazioni finalizzate all’apertura di spazi sociali per la cittadinanza è noto ormai da 10 anni. Quando J-Colors si siede al tavolo con il Comune l’ex caserma è ancora chiusa, ma la storia del Municipio dei Beni Comuni (e del Progetto Rebeldia) è ampiamente nota. L’occupazione arriva una decina di giorni dopo, e sembra un ottimo alibi per mettere un punto finale a un’ipotetica trattativa che a ben leggere J-Colors non è mai stata intenzionata a intavolare con il Municipio.

Cinzia Colosimo e Francesca Parra

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Pubblicato il: 17 marzo 2014

Argomenti: Pisa, Politica, Sociale

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