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Mura, Una città in comune: “La convezione ripropone l’intesa prefettizia sui volontari”

Giovanni-V.-Flickr

La lista civica sottolinea la necessità di aprire una riflessione sulle professionalità non riconosciute e non retribuite. E di aprire un tavolo coinvolgendo Università e Soprintendenza


“Per le mura di Pisa torna l’accordo del 3 febbraio 2014”. Così Una città in comune punta il dito sulla convezione per l’affidamento temporaneo delle mura di Pisa e l’ordine del giorno relativo approvato nel consiglio comunale del 29 gennaio.

“Il 3 febbraio – scrive in una nota la lista civica – ricorreva un anno dalla firma della bozza di protocollo d’intesa con cui l’allora prefetto di Pisa Tagliente cercò di costituire una task-force volontaria per la salvaguardia e la manutenzione del patrimonio storico-artistico e monumentale della città, affidandola a una sola associazione (Amici dei Musei e Monumenti Pisani)”.

Un documento che in città sollevo polemiche e discussioni in primo luogo perché, come ricorda Una città in comune, “la convocazione del tavolo da cui scaturì l’intesa non partì dagli organi preposti alla tutela del patrimonio e quindi perché si poneva al di fuori del quadro legislativo esistente. Fu così che, con molti imbarazzi, gli stessi promotori dell’iniziativa – Comune di Pisa in testa – sembrava avessero accantonato quell’intesa.”

Ma l’ordine del giorno approvato dal consiglio alla fine di gennaio rimette sul tavolo quella convenzione per la gestione temporanea di un tratto di mura che avrebbe dovuto vederne l’affidamento all’Associazione per le Mura di Pisa (Amur).
“Di fronte alle perplessità e alle polemiche suscitate dalla proposta – ricostruisce Una città in comune – il Comune aveva preferito non firmare la convenzione, sperando fosse sufficiente far cessare il clamore. Cinque mesi dopo, ecco che il Consiglio Comunale approva (con i voti contrari delle opposizioni) un ordine del giorno del Partito Democratico che ripropone quanto scritto nella vecchia convenzione, prevedendo una partecipazione allargata anche ad altre associazioni culturali che, facendo richiesta entro il 20 febbraio, potranno collaborare con l’Amur nella gestione delle mura, nella minuta manutenzione, nella stesura del materiale informativo telematico e nella gestione gratuita delle visite guidate”.

Ecco che, dice la lista civica, di fatto il documento approvato non fa resuscitare quell’intesa firmata lo scorso anno in Prefettura, “qui riproposta in tutti i suoi aspetti, compresi i più controversi come la “minuta manutenzione”. Occorre evidenziare che non sono mancati gli imbarazzi nel Pd visto che il presidente dell’associazione, il professor Ilario Luperini, è anche presidente del CTP 5, mentre Alessandra Mazziotti, presidente della Commissione Cultura del Consiglio Comunale, è anche Console del Bastione Barbagianni all’interno della stessa Amur; entrambi sono in quota Pd”.

Il tutto, prosegue la nota “avviene in una città sede di un ateneo che ogni anno laurea decine di archeologi e storici dell’arte, che poi stentano a trovare lavoro. Stesso discorso vale per i restauratori, che si vedranno sostituire da ‘giovani volontari’ cui è affidata la ‘pulizia e la piccola manutenzione degli ingressi e delle scale visitabili’; per non parlare delle guide turistiche, alle quali i suddetti volontari farebbero sleale concorrenza di mercato offrendo visite gratuite”.

Dovrebbe essere aperto un tavolo con l’Università tutta e la Soprintendenza”

E se l’ordine del giorno votato dalla maggioranza “auspica una sinergia con le associazioni di categoria e con i rappresentanti delle guide ‘per ricevere indicazioni utili”, Una città in comune ritiene che “questa discussione andasse fatta preventivamente, prima di affidare a una o più associazioni la gestione volontaria di qualsiasi monumento, in assenza di un bando. Dovrebbe essere comunque aperto un tavolo non solo con le associazioni culturali e di categoria, ma con l’Università tutta (docenti e studenti) e con gli enti preposti alla salvaguardia e alla valorizzazione del territorio, vale a dire la Soprintendenza”.

Rimettere dunque al centro della discussione le “professionalità non riconosciute e lavoro non retribuito” è fondamentale, perché dice la lista citando la professoressa Antonella Gioli “l’idea che parte di queste professioni, possano essere svolte anche dai volontari, competenti o meno, rende accettabile il fatto che si possa abbassare il livello della prestazione purché questa sia gratis o a “prezzo di favore”. Vuol dire far prevalere il risparmio spicciolo sull’investimento duraturo”-
Da qui “è necessario partire prima di prendere qualsiasi decisione nell’ambito della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale”.

 

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Pubblicato il: 11 febbraio 2015

Argomenti: Cultura, Pisa, Politica

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