MENU

1997: Valona-Pisa solo andata

ALBANESI_©_FABIO_MUZZI3

Eqerem e Idriz hanno 26 e 24 anni. Eqerem studia Economia, gli mancano ancora 7 esami ma è fiducioso, Idriz invece si è laureato l’anno scorso come tecnico della prevenzione della sicurezza nei luoghi di lavoro. Sono di origini albanesi e vivono a Pisa da quando avevano rispettivamente 8 e 6 anni.

Sono arrivati qui nel 1997, con la seconda ondata di immigrazione dall’Albania che vide aprirsi a Pisa una stagione di accoglienza per circa 320 persone, una stagione che non si è più ripetuta con quelle modalità e che, secondo la comunità albanese, è stata un esempio di integrazione ben riuscito.

ALBANESI1_©_FABIO_MUZZI

Tirrenia, Pisa. 21-03-97. Profughi albanesi vengono condotti dalla Polizia all’interno del camping attrezzato. Per Del Bianco. Foto Fabio Muzzi

Eqerem e Idriz hanno deciso di non lasciare che la loro esperienza rimanesse confinata nella sfera del privato, dei ricordi che con il tempo si affievoliscono e perdono di efficacia. Hanno deciso che valeva la pena raccontare la loro storia e quella di una comunità che di fatto è rimasta qui, tra Pisa e provincia, trovando una nuova vita.

Il documentario rientra nel progetto Beyond two lands: una mostra fotografica, un cineforum e il documentario

È così che hanno deciso di realizzare un documentario, finanziato dall’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio, e svolto tramite la loro associazione che si chiama Milosao, un gruppo studentesco attivo dal 2011, che prende il nome dalla prima opera scritta in albanese di Geronimo De Rada. Il documentario, che si intitola “Pisa migrante, Pisa vibrante”, racconta proprio quei giorni: dall’arrivo al campo della Bigattiera, al trasferimento in un centro a Calambrone, al passaggio graduale di ogni nucleo familiare verso la propria autonomia e il proprio futuro.

“Abbiamo voluto raccontare l’evoluzione dal ’97 a oggi dell’immigrazione albanese”, spiega Eqerem. “Dalla prima fase in cui le persone venivano in Italia in preda alla disperazione, senza sapere cosa aspettarsi dal futuro, siamo passati oggi, in poco meno di 20 anni, a una migrazione diversa, per lo più di studenti che con borse di studio si trasferiscono qui”. E insieme a questa evoluzione, dice ancora, “abbiamo voluto anche raccontare com’è stata l’accoglienza e l’integrazione per la nostra comunità. Ad oggi possiamo dire che il nostro è stato un buon esempio, perché quasi tutte le 320 persone giunte nel ’97 sono sistemate, pochissimi si sono trasferiti, la maggior parte sono rimaste qui”.

Guardavamo Telenorba e i cartoni animati e così imparavamo l’italiano. Non c’erano mediatori e noi ragazzini traducevamo le cose per gli adulti

“Il documentario comincia con la prima migrazione del ’91 – spiega Idriz – i primi sbarchi e la caduta del regime. Poi la guerra civile, il ’97 e la seconda migrazione, dove c’eravamo anche noi. Volevamo raccontare entrambe le crisi del nostro Paese d’origine, raccontare il perché di quelle storie”. “Quando arrivammo fummo portati nel campo della Bigattiera, tutt’oggi sede di rifugio per situazioni di grande disagio”, dice ancora Eqerem, “nel documentario abbiamo portato uno zio al campo, dopo anni in cui non vi tornava più”.

ALBANESI2_©_FABIO_MUZZI

Tirrenia, Pisa. Camping della Polizia di Stato. Madri e bambini albanesi in attesa dei controlli sanitari. Per Pensa/Cronache Italiane – Fotografia di Fabio Muzzi

Il film si compone di 8 interviste: tra loro ci sono gli adulti, i ragazzi che allora erano bambini, gli amministratori del comune, il responsabile del campo e un ispettore di polizia. “Il campo è durato 8 mesi, dal 19 marzo del ’97, fino a inizio novembre, quando ci trasferirono per il freddo e ci portarono in una ex caserma a Calambrone, dove c’erano dei monolocali per le famiglie, con bagni in comune, ma più appropriati per l’inverno. Lì siamo stati un annetto, poi ci trasferirono a gruppi in strutture più piccole”.

“Era un periodo in cui si riusciva a trovare lavoro e non ci furono problemi”, dice Idriz. “Anche per gli alloggi definitivi molti aiuti arrivarono dal Comune, tanti presero la casa popolare, e questo determinò la fase successiva dell’integrazione, che oggi possiamo dire compiuta. Noi che allora eravamo bimbi ora andiamo all’università o ci siamo già laureati, e per questo vogliamo raccontare la nostra storia”.

Erequem è stato al campo fino alla fine, mentre Idriz è tornato in Albania per tre anni e poi si è trasferito nuovamente in Italia nel 2000, dove poi è rimasto. Eqerem quando è arrivato in Italia un po’ conosceva la lingua: “Venivo da Valona, come Idriz, guardavo Telenorba e i cartoni animati e così ho imparato l’italiano. Ricordo che non c’erano mediatori e che i ragazzini come noi traducevano le cose per gli adulti, a modo nostro facevamo mediazione”.

Il trailer del documentario

Foto in apertura – Tirrenia, Pisa. 22-03-97. Camping Polizia di Stato. Militari paracadutisti giocano insieme ad alcuni bambini profughi nel campo che accolse più di trecento persone. Per Pensa/Cronache italiane Fotografia di Fabio Muzzi

Download PDF

Scritto da:

Pubblicato il: 14 dicembre 2014

Argomenti: Mondo, Pisa, Politica, Scuola-Università

Visto da: 1571 persone

, , , , ,

Post relativi

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi paginaQ per email

Ciao!
Iscriviti alla newsletter di Pagina Q
Se lo farai ci aiuterai a far vivere l’informazione nella nostra città e riceverai la versione mail del quotidiano.
Naturalmente non cederemo a nessuno il tuo indirizzo e potrai sempre annullare la tua iscrizione con un semplice click sul link che troverai in ogni nostra mail.