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AnnuncioMondiali. Morsi, barili e figurine

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Torniamo a casa, mamma, butta la pasta!
Dice c’era l’arbitro a sfavore, il caldo, il clima, il morso, il sudore, l’afa, le scie chimiche, l’allineamento sfavorevole dei pianeti, l’euro, il digitale terrestre, insomma tutti elementi che spiegano in maniera convincente come mai abbiamo miseramente perso questo mondiale.
A fine partita, vagliate tutte le responsabilità (altrui) e analizzate dettagliatamente le falle nel sistema (arbitrale), gli Efori hanno trovato la chiave di lettura della schifogara testé conclusasi: “Non abbiamo bisogno di figurine”. Sbagliato, sbagliatissimo!
È proprio di figurine che abbiamo bisogno, voglio dire, quando altro ci ricapita di avervi tutti davanti a mezzo busto e sputarvi uno per uno?

Anzi, propongo l’immediato allestimento di un album Panini (alsalame) dal titolo MondiAHAHAHAHAHAHAH2014. Passiamone in rassegna i protagonisti:
– Balotelli, anche detto Guglielmo Balotell. Come l’eroe del mito, anche il Nostro ha dimostrato una capacità leggendaria di restare perfettamente impassibile davanti a chi gli puntava un dardo contro la testa. Solo che al posto della mela aveva la palla. E l’arciere era Pirlo che crossava.
– Immobile. Nomen omen. Del resto si sa, il modo migliore per sfuggire ai predatori è quello di rimanere completamente fermi davanti a loro. Non muovere un passo, non respirare nemmeno. E infatti nessuno si è accorto che era in campo.
– Buffon, noto come ManiNONprensili. Il capitano con i guanti alla sciolina, i palmi extravergini d’oliva, la presa del bradipo strabico, il riflesso della zanzara che ha appena pranzato, il guizzo dell’orso bruno in letargo. Suvvia, Gigione, hai buttato nel cesso moglie e figli, scaricato la colpa della sconfitta sugli altri, capitanato una squadra che ormai viene presa per il culo anche in Grecia… non so, già il cognome ce lo ricorda a dovere, ora ti manca solo di metterti un parrucchino, sbandierare ai quattro venti che Ilaria d’Amico è la nipote di Lippi e poi la trasformazione è completa.
– Chiellini, detto anche “Date un’occhiata a Facebook e Twitter perché hanno già fatto tutto loro”. Dall’auspicabilità di un test antirabbia alla scritturazione per la nuova serie di The Walking Dead fino alla proposta di un nuovo sequel del film di Spielberg intitolato Suarez Park passando per l’invito di Gordon Ramsay a cuocerla, la carne, prima di mangiarla. Che altro aggiungere? Forse giusto una preghiera affinché nessuno sottoponga il nostro labronico difensore a un test per doping o analisi del sangue. Insomma, va bene che in Uruguay hanno legalizzato l’uso di cannabis, ma era proprio necessario portare il cane antidroga in campo?
– Prandelli, o Brandelli che dir si voglia, a fine partita si dimette. Osannato come uno che finalmente si prende le proprie responsabilità in un Paese in cui non si dimette nessuno manco a morire, ha trovato comunque doveroso sottolineare che da quando è CT il suo team ha subito continui, incessanti attacchi da cui è riuscito a stento a difendersi. Probabilmente si riferiva ai giocatori.
– De Rossi, detto Er Toti. Dopo quattro Mortaccitua, una quindicina di MENAJE!, e innumerevoli menzioni della genitrice, anche lui ha tirato la stampella contro il proprio nemico. Balotelli.
– Cassano. Mi permetto di citare un unico commento di un tifoso seduto proprio dietro di me, al baretto, che ha riassunto non solo la partita, ma l’intera carriera del simpatico comodino barese: “Entra uno che da fresco è più lento di quello che sostituisce”. Sciapò.

Nel frattempo, neanche finisci di scrivere una pagina che viene fuori la dichiarazione da Nobel del nostro Barone de Balotellibus. Ad occhio e croce, l’indignazione viene espressa con questo aulico concetto: “I negri non mi avrebbero mai trattato così”.
Bellissimi. Dignitosissimi. Sono quasi tentata di bloccare qui la stesura dell’articolo e aspettare altre perle.

Sia come sia, scelto il caprone espiatorio, adesso inizia la nuova gara, la mia preferita: chi la spara più grossa. Comincio a credere che si concorra per il premio Cerebrolandia, invece che per il pallone d’oro.
Insomma, la sensazione finale è che sia stato il Mondiale del Barile Scaricato. Una nuova fiera dell’Est, anzi del Sud America.
…e venne Buffon che indicò Cassano che spinse Motta che additò De Rossi che sgridò Balotelli che spinse Cerci che puntò Chiellini che al mondiale Prandelli convocò.

Non che la cosa ci tocchi più di tanto, in fondo. Ormai siamo abituati a vedere i riflettori puntati non sulla realtà ma sulla metafora che vogliamo grattarne fuori come tossici disperati. E tutti volevamo che l’Italia vincesse per dimostrare come, nonostante la crisi, i soldi che mancano, la disoccupazione e compagnia cantante, certe cose le sappiamo fare meglio noi.

E probabilmente è vero: nessuno riesce a perdere così male.

Alessia R. Terrusi

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Pubblicato il: 28 giugno 2014

Argomenti: Cultura, Disegni

Visto da: 952 persone

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