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Lenticchie Autunno – Le castagne

caldarroste-2

Ah, l’autunno. La prima certezza dopo l’inverno di giugno-luglio e i monsoni bollenti dei primi di ottobre.
Bello bello, è arrivato in punta di vento portandosi dietro tutti i suoi amichetti.

Oggi parliamo in particolar modo delle castagne, cibo dalle mille virtù nonché merce dei più biechi truffatori: i caldarrostari. Quelli che stanno  ai margini della strada saltellando come demoni dietro il loro strumento di tortura. Sto parlando della cassapanca in ghisa volgarmente detta caldarrostiera, arma micidiale sguinzagliata con astuzia intorno alle cinque e mezza di pomeriggio, quando gli stomaci cominciano a parlare e ogni singola sinapsi produce un solo messaggio: F A M E. In quel tragico momento, la zaffata di castagne calde che arriva alle narici può scatenare reazioni inconsulte e scellerate tra cui predare la merenda a piccoli passanti, cominciare a invocare la protezione di Anubi e, peggio che mai, avvicinarsi al perfido strumento tentatore.

Quanto lo fa un cartoccio di caldarroste?
Cinque euro.
QUANTO?!
Cinque euro, chicca. So’castagne, ce stanno du’vòrte l’anno, si vennevo mele stavo ar mercato, no qua.
Ho capito maggesùssanto cinque euro mo’ costa ‘na gonna da H&M!
E allora vatte a magna’ ‘na gonna, va’.
Vabbè damme ‘ste castagne che sto a sderena’, tiè, ecco cinque euro, mo’vatte a fa’ elegge’ che me pari bravo.

La truff…ehm, la transazione è appena avvenuta che subito l’affamato si fionda sul bottino. Cinque castagne. Quindi un euro a castagna. La menzione di tutti i mejo morti del caldarrostaro è omaggio. Ma sticavoli, sono cinque castagne enormi, bellissime e profumatissime.
La prima è fracica. Il verme è grosso quanto un capretto, ti guarda e fa AHO, QUA E’ OCCUPATO, TROVATE N’ARTRO POSTO. Domandi scusa e attacchi la seconda.
Semicarbonizzata. L’unica parte commestibile è dura come un sasso di Matera. E anche il sapore è simile.
Abbrutito e scavato, ti getti sbavando sulla terza. La pelle non si toglie. Si toglie il guscio, ma non la pelle, quella specie di moquette pelosa che se provi a inciderla col dito ti sfregia fino al naso.
La quarta è secca. Ma secca che se a casa c’hai un paio di chiodi ballerini non occorre che ricompri il martello.
La quinta è bòna, meravigliosa, grossa quanto un pomodoro e dorata alla perfezione. In preda alla smania la addenti, dimenticando che fino a due minuti prima si trovava a crogiolarsi in una teglia rovente.
Gli incisivi prendono fuoco, le gengive ti si carbonizzano all’istante e dal palato esce un grido beluino con annessi nomi di divinità pagane. Apri istintivamente la bocca e la castagna cade a terra. La raccoglieresti subito senza badare alle più banali norme igieniche, se non avesse centrato in pieno la cagata di un carlino.

Cinque euro di castagne.
Azzanni il carlino e scappi via urlando la tua frustrazione.

Viva l’autunno.

Alessia R. Terrusi

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Pubblicato il: 26 ottobre 2014

Argomenti: Lenticchie, Quaderni

Visto da: 972 persone

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