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Pisa, ludoteche: assegnazioni e criticità

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Dopo il ritiro del primo bando e la pubblicazione del secondo giunge al termine il percorso di assegnazione della gestione dei CIAF (centri educativi infanzia adolescenza e famiglia) e delle ludoteche pisane. O almeno si conclude in modo parziale, visto che resta ancora senza gestore il centro infanzia e adolescenza in San Biagio, per cui sarà necessario un nuovo bando.

Sette i centri assegnati alle sei realtà associative che hanno presentato domanda, per un contributo complessivo di circa 130.000 euro. E se il primo bando non aveva mancato di suscitare polemiche, anche il secondo bando non è stato da meno.

A settembre il Comune pubblicò il primo bando per l’assegnazione di contributi e altri benefici economici destinati a CIAF e ludoteche. Che fu però poi ritirato a causa di una serie di criticità formali (come l’“eccesso di potere per illogicità e contraddittorietà interna al bando”, in quanto “opera una commistione tra più istituti – appalto di servizi, concessione di servizi, concessione di contributi”).

Ma anche perché scatenò le dure critiche di alcune realtà associative e cooperative del territorio. Criticità che – spiegano Legacoopsociali – Legacoopservizi Toscana, Federsolidarietà – Confcooperative Toscana, Arci Pisa, Arciragazzi Pisa e Associazione Alipes in una nota del 15 gennaio – si ripetono anche nel secondo bando che viene “riproposto con i medesimi contenuti del precedente, anche se con lievissime modifiche, peraltro peggiorative”.

Fra le più eclatanti spiegano, “quelle relative all’organizzazione del lavoro: non era prevista una clausola per il mantenimento e la salvaguardia del posto di lavoro per gli educatori delle cooperative o associazioni a cui non fosse stato assegnato il servizio. Paradossalmente, una clausola del bando costringeva i soggetti gestori ad impiegare personale non collegato agli stessi”.

Ma anche da un punto di vista educativo le realtà associative e cooperative evidenziano la criticità di un bando che subordina le attività delle ludoteche alle esigenze manifestate dalle scuole, “non riconoscendo così la dovuta autonomia di progettazione in ambito educativo e non riconoscendo ai bambini e alle bambine il fatto di essere protagonisti attivi nell’espressione e realizzazione del proprio diritto al gioco”.

“Sorge il dubbio – prosegue la nota – che tutto ciò corrisponda ad una esigenza di sopperire alla mancanza di risorse economiche e di personale nei plessi scolastici e far così svolgere al terzo settore i programmi che, diversamente, non potrebbero essere più realizzati”.

Ed è a partire da queste premesse che alcune delle cooperative e associazioni storicamente impegnate in queste esperienze educative hanno deciso di non partecipare al bando. Una decisione presa anche in virtù di falliti tentativi di ricercare un’interlocuzione con l’amministrazione comunale che non avrebbe recepito “la richiesta di revisione del Bando, né accolto la richiesta di un confronto”.

Il 17 gennaio le assegnazioni sono state rese ufficiali. Ma questo non placa la polemica intono ai Ciaf e alle Ludoteche. A mettere l’accento su ciò che non ha funzionato in questo processo è anche Una città in comune che sottolinea come questo esito sottragga alle “famiglie la scelta di opportunità e tipologie di attività”.

Se infatti sono poche le realtà che hanno partecipato al bando, 4 su 7 sono Associazioni sportive dilettantesche, altre si occupano di attività musicali: “Senza nulla togliere a queste realtà, che hanno una lontana e riconosciuta esperienza – commenta Una città in comune – prendiamo atto che con questo bando restano fuori esperienze di educazione non formale, dall’animazione sociale, dall’educazione di strada e dall’educazione alla cittadinanza attiva”.

Ma se non bastasse ad essere contestato è anche l’immutato importo del contributo per un servizio che avrebbe dovuto aprire le porte a ottobre e che solo a fine gennaio si definisce.

Resta ora da ascoltare la replica dell’amministrazione comunale alle dure osservazioni poste. Una voce quella dell’assessorato alle politiche educative che paginaQ ha cercato di sentire, senza successo, al momento.

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Pubblicato il: 31 gennaio 2014

Argomenti: Pisa, Sociale

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