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Camorra: 4 ristoranti sequestrati a Pisa

L'arciere pisa

Denaro sporco della Camorra reinvestito, per ripulirlo, in ristoranti, pizzerie e bar intestati a prestanome.
4 i locali di Pisa coinvolti, più uno a Viareggio, 12 le persone indagate e 3 i milioni di euro sequestrati.
Questo è il risultato di un’indagine che portata avanti dalla dalla Procura nazionale antimafia che ha coinvolto 250 milioni di beni immobili e mobili in tutta Italia e ha portato  all’arresto di 90 persone, accusate a vario titolo di far parte o di aver favorito la famiglia Contini. Clan camorristico egemone a Napoli che fa parte dell’alleanza di Secondigliano.
E che a Pisa ha portato la Guardia di Finanza  e la Polizia di Stato a eseguire un decreto di sequestro preventivo emanato dal GIP, Dr. Angelo Antonio Pezzuti, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Firenze.
Le 12 persone coinvolte nell’inchiesta, denominata “Friariello”, sono indagate per i reati di riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti nell’economia, e per intestazione fittizia di valori aggravati da finalità di agevolare organizzazioni mafiose.

Il sequestro ha interessato 5 fra ristoranti, bar e pizzerie riconducibili a società intestate a prestanome di emissari del capofamiglia Eduardo Contini.
A Viareggio il Ristorante Bar La Passeggiata, mentre a Pisa ad essere sottoposti all’ordinanza di sequestro sono,  L’Antico vicolettoL’Arciere e L’imbarcadero a Marina di Pisa, il Ristorante – Pizzeria Salustri a San Giuliano Terme.

L’operazione “Friariello” è il risultato di complesse indagini patrimoniali, reddituali ed economiche, completate con attività tecniche e proiezioni investigative in Campania e nel Lazio – spiega in una nota la Guardia di Finanza di Pisa –  “incentrate su un gruppo di soggetti che negli ultimi otto anni hanno effettuato grossi investimenti finanziari acquistando società ed esercizi commerciali bene avviati in rinomate zone turistiche di Pisa e della Versilia, utilizzando capitali di provenienza illecita e tentando di aggirare le norme antimafia attraverso l’intestazione formale delle quote societarie a otto prestanomi e familiari compiacenti”.

Indagini che hanno consentito di ricostruire i passaggi di proprietà di tutti e cinque i locali, evidenziando una notevolissima sproporzione tra i capitali impiegati, per milioni di euro, e i redditi derivanti da attività economiche lecite dei soci delle società acquirenti.
“La chiave di lettura – conclude la Guardia di Finanza – di queste sproporzioni è stata ritrovata nei collegamenti tra i prestanomi e i titolari effettivi, uno dei quali già condannato nel 1986 dalla Corte d’Appello di Napoli per riciclaggio a favore del Clan camorristico Edoardo Contini di Napoli. Gli sviluppi investigativi hanno consentito di risalire alle rivelazioni di cinque collaboratori di giustizia, che hanno consolidato il quadro accusatorio.”

Al vaglio degli inquirenti sono anche probabili interessi nel campo della moda: un filone, quello seguito dagli uomini della DIA di Napoli, che ieri ha portato alla perquisizione degli uffici e dell’abitazione di un imprenditore toscano, che al moneto non risulta coinvolto nella vicenda.

Un’inchiesta de L’Espresso dell’agosto 2011 metteva in collegamento la famiglia Contini con  un’altra famiglia imprenditoriale, quella dei Righi, svelando un fitto intreccio di attività controllate, per lo più ristoranti e pizzerie, con flussi economici che hanno destato il sospetto degli inquirenti per le dinamiche tipiche del riciclaggio

I commenti
“Un grazie alla magistratura e alle forze dell’ordine – è stato il commento del presidente della Provincia Andrea Pieroni – per il proprio impegno costante ed efficace nel vigilare e contrastare i tentacoli, anche quelli più subdoli, della malavita organizzata che, attraverso il riciclaggio di denaro sporco ha tentato e tenta di sporcare il nostro tessuto economico e imprenditoriale”.

“Il lavoro degli inquirenti – ha aggiunto Pieroni – emerge oggi dopo lunghe indagini, ma a noi istituzioni e a tutta la società civile il dovere di testimoniare quotidianamente e alla luce del sole il massimo impegno per fare argine ad ogni tipo di fenomeno criminale”.

Un ulteriore ringraziamento alle forze dell’ordine arriva da Federico Gelli, deputato pisano del PD e membro della Fondazione Caponnetto, che sulla vicenda ha detto: “Un episodio preoccupante, perché sono anni che la camorra e le altre organizzazioni criminali cercano d’infiltrarsi nella nostra regione, in particolare nel tessuto economico indebolito dalla crisi, per reinvestire i capitali guadagnati illecitamente”.

“Pochi giorni fa – ha aggiunto – sono state scoperte infiltrazioni camorristiche legate ai Casalesi nelle imprese impegnate nei lavori di ristrutturazione degli Uffizi a Firenze, oggi questa nuova indagine che porta allo scoperto ulteriori e inquietanti collegamenti tra crimine organizzato ed economia. La situazione è grave ed assolutamente da non sottovalutare ma la Toscana possiede tutti gli anticorpi necessari per respingere questa minaccia insieme alla professionalità e al coraggio di Magistratura e Forze dell’Ordine”.

E che la Toscana possieda davvero tutti gli anticorpi non è forse così vero, a giudicare dall’entità dei sequestri svolti anche nella nostra zona. In tanti infatti, nella giornata di ieri rammentavano i locali coinvolti dicendo “li conoscevo, mi sembravano tranquillissimi” e come la cronaca insegna, in questa parte d’Italia la criminalità agisce e opera così: “tranquilla”. Nessuna esplicita “violenza” sul territorio, diffusa e spettacolare come quella di certo sud Italia, ma una presenza più silenziosa fatta di ristoranti, pizzerie e locali sul mare.

Nonostante il risvolto drammatico a Roma – uno degli indagati si è gettato dalla finestra all’arrivo delle forze dell’ordine – la maxi operazione cominciata ieri è un segnale forte. 90 arresti non sono numeri da poco, e anche i sequestri nella nostra Provincia, di beni e locali per 3 milioni di euro, raccontano un’altra città che spesso non pensiamo nemmeno che esista.

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Pubblicato il: 23 gennaio 2014

Argomenti: Cronaca, Pisa

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