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Lenticchie Ci salverà la musica dal vivo

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Avete presente un’alternativa? Di quelle che ogni tanto ti si parano davanti agli occhi, preziose e sottovalutate o – peggio – bollate come Sì vabbè ma chi telofaffà?


Mentre passeggio godendomi il polline che mi fiocca intorno e mi rende nel giro di due minuti produttrice autonoma del 98% del moccio mondiale, scorgo ai tavolini di un bar cinque-sei ragazzini. Seduti. Diciassette-diciott’anni massimo.

Tutti carini, composti, niente piedi sulle sedie o posture sbracate. Ragazzini normali.
C’era un solo, piccolo, inquietante dettaglio: erano tutti zitti. Tutti.
Roba che dici Va bene che i giovinastri d’oggi pensano solo a far casino, spaccare i vasi di gardenie, bere e non cedere il posto agli anziani in tram, ma così è preoccupante.
E poi hanno questa strana postura con il collo inclinato in avanti e il mento leggermente proteso…

…mi avvicino, guardo un po’ più attentamente e sul tavolino vedo qualche tazza di caffè e qualche bicchiere, dei piattini sbriciolati, insomma niente droghe, farmaci per il sonno, etere o antiepilettici di sorta.

Mi basta allargare un po’ il campo visivo per rendermi conto che il problema non è il tavolo, la sedia, quello che sniffano o ciò che mangiano. Il problema ce l’hanno tra le mani. Tutti.
Tutti inclinati nella classica Postura Smartphone.
Ognuno nel proprio mondo touch-screen.

Sei mondi blindati riuniti a un unico tavolino.
La testa piegata verso il basso, il sole a scaldargli cosa?, un centimetro di collo? Grande affare.

Sì, ok, sto lacrimando per l’allergia, ma la scena mi rattrista comunque. Ché niente inaridisce la speranza di un cambiamento come toccare con mano la mollezza della generazione futura.

Troppo lapidaria? Probabilmente sì.
Perché generalizzare è sempre sinonimo di giudicare, dopo tutto.

E allora invece di stare ad assemblare una filippica contro i telefonini, i-pad e simili, mi limiterò a un esempio concreto di alternativa. Di quelle che ogni tanto ti si parano davanti agli occhi, preziose e sottovalutate o – peggio – bollate come Sì vabbè ma chi telofaffà.

Tipo la musica dal vivo. Farla, la musica dal vivo. Che mica sei obbligato a diventare i Nirvana o a fare serate in giro per l’Europa, l’Italia, la Toscana o anche solo la provincia di Pra’o.

Magari ti limiti a improvvisare con qualche amico, nell’arcinoto garage della zia Maria, che tanto uno sòna la chitarra, l’altro c’ha una voce che tutto sommato non è da butta’ via, il terzo ha fatto un mese di prova gratuita per imparare a sbattere le bacchette sulla batteria e il bassista si cerca, si trova o si fa senza. E via.

Così, senza mettere mano a niente di più teNNologico di una presa a muro, forseforse si può costruire un mondo che sia complesso ma non artificioso, armonico e non rumoroso, di musiche e non di suonerie, in cui AHAHAHAHAH lo dici e non lo scrivi, mentre il sole fuori ti cuoce il viso e non le spalle.

Alessia R. Terrusi

 

 foto da brucemctague.com  

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Pubblicato il: 19 aprile 2015

Argomenti: Lenticchie, Quaderni

Visto da: 631 persone

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