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Non miracoli ma competenze per il patrimonio culturale

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La domenica della vita: la storia dell’arte nell’era di Twitter


di Lorenzo Carletti e Cristiano Giometti

expoDi recente abbiamo letto dati allarmanti sull’aumento della disoccupazione nel nostro paese, ancora una volta Cenerentola d’Europa: il tasso nel mese di febbraio è salito al 12,7% (14,1% per le donne, 11,7% per gli uomini). Rispetto a gennaio si sono persi 44 mila posti di lavoro e i numeri  più preoccupanti riguardano i giovani (42,6% i disoccupati tra i 15 e i 24 anni), in particolare quelli del Meridione (sopra il 50%). In una simile situazione, tra tre settimane aprirà i battenti l’Expo 2015 dal titolo Nutrire il pianeta, energia per la vitauna delle grandi opere in cui lo stato si è maggiormente impegnato in questi ultimi anni – e tutto ciò grazie al lavoro di circa 6.000 operai assunti a tempo determinato, mentre la kermesse potrà contare sull’apporto di almeno 7.500 giovani volontari, che senza retribuzione  avranno modo di “diventare parte attiva dell’evento”.

 

 

Nonostante i continui annunci, gli investimenti pubblici e privati continuano a scarseggiare in ogni settore e si cerca di ovviare coinvolgendo liberi cittadini che a titolo gratuito possano svolgere specifiche attività, più o meno delicate, senza formazione e competenze necessarie. Abbiamo letto qualche giorno fa la nascita degli Angeli del decoro, servizio di osservazione da parte di volontari delle associazioni nazionali di Polizia e Carabinieri, che a Pisa vigileranno sull’asse Stazione – Borgo Stretto in appoggio alle forze dell’ordine. Ma a Firenze esistono già gli Angeli del bello, “volontari urbani per la cura e il decoro della città” , che finora si sono occupati della pulizia di giardini e della rimozione di scritte e graffiti da palazzi del centro storico. Impossibile sarebbe citare tutte le esperienze che proliferano in ogni angolo del paese, in cui gruppi di volontari collaborano con amministrazioni comunali, diocesi e non solo, garantendo l’apertura di chiese, musei, edifici storici. In un settore come i beni culturali, tanto celebrato come “petrolio d’Italia” e così ricordato dallo stesso ministro Franceschini al momento del sua nomina, l’unico messaggio è: sfruttamento massivo senza rinnovare le poche e stanche forze in campo (l’età media dei funzionari di Soprintendenza si avvicina ormai ai 60 anni) e senza investire un solo centesimo per tutelare quegli stessi monumenti (basti pensare al recente vergognoso decurtamento di fondi alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze). Dunque porte aperte ai volontari.

 

Fig.1

@MacaoTwit

 

 

In tempi di smembramento del sistema di tutela previsto dalla nuova Riforma, che, solo per fare un esempio, recide i musei dalle rispettive Soprintendenze territoriali, si è cercato di assecondare questa lenta dismissione del patrimonio pubblico e conseguente privatizzazione con forme di lavoro gratuito più o meno strutturato. Già un anno fa Pisa avrebbe voluto essere la punta di diamante di un sistema volontaristico ben organizzato e parallelo agli organi statali preposti. Proprio questa testata ha seguito costantemente la maldestra iniziativa – promossa dall’allora prefetto Tagliente, dal sindaco Filippeschi e dagli Amici dei Musei e Monumenti Pisani – volta a creare una “task-force per la tutela del patrimonio culturale cittadino”, a cui si intendeva affidare anche il monitoraggio e la “minuta manutenzione dei siti e delle opere architettoniche ritenute prioritarie”. Fortunatamente l’operazione è stata bloccata sul nascere, grazie alla sensibilizzazione di molti soggetti che hanno dato vita al Coordinamento di cittadini attivi e professionisti – per i Beni culturali. La mancata formalizzazione di quella bozza di accordo (illegale e illegittimo) non è stata tuttavia ragionevolmente recepita e su La Nazione Pisa sono continuate a comparire numerose segnalazioni di degrado del patrimonio, imputandolo alla fallita creazione di quella task-force di pronto intervento. Così è stato per l’ennesimo crollo del tetto alla chiesa di Sant’Antonio in Qualquonia, che secondo il quotidiano locale si sarebbe potuto evitare se solo i volontari ne avessero garantito il monitoraggio. Da ultimo, il 15 marzo scorso si è salutata l’apertura della chiesa di Santa Maria dei Galletti in Lungarno Pacinotti, evocando fin dal titolo del pezzo il miracolo, reso possibile grazie a volontari della curia.

Fig.4L’iniziativa è senza dubbio lodevole, ma va ricordato che si tratta di una tipologia d’intervento non contemplata dalla bozza d’accordo prefettizio del febbraio 2014. Siamo infatti fermamente convinti dell’importanza di rendere fruibili chiese ed edifici storici, in troppi casi abbandonati, e proprio per questo il Coordinamento sopra citato aveva chiesto al Comune di convocare un tavolo con tutte le associazioni (non solo gli Amici dei Musei di Pisa), i professionisti del settore, la Soprintendenza e l’Università che forma futuri storici dell’arte, archeologi e comunicatori della cultura, per studiare assieme un modo per valorizzare il patrimonio e mettere a frutto le competenze e le energie dei tanti soggetti in gioco. Eppure, non solo il Comune non ha mai risposto, ma ha pensato bene di spendere  1.700.000 euro (progetto Piuss) per totem multimediali che, certo, non erano e non sono una priorità né un buon esempio di valorizzazione.

Tuttavia, a conferma del fatto che il volontariato non è la soluzione nemmeno per aprire gli edifici – quelli storici come i moderni padiglioni dell’Expo – vale la pena riportare le parole di monsignor Armani nell’intervista del 13 marzo scorso sempre a La Nazione Pisa: “Ho provato, tempo fa, con una associazione a tenere aperta San Pierino due volte a settimana. Ma dopo poco è finita, perché ciascuno, come è comprensibile, aveva i suoi impegni e non poteva garantire i turni”. Per questo chirurghi, ingegneri, scienziati, ma anche postini e infermieri non sono volontari . E per questo bisogna cominciare a considerare professionisti anche i lavoratori della cultura.
Siamo sicuri che a Pisa con la partecipazione di tutti si possa finalmente innescare un circolo virtuoso di tutela e valorizzazione, che sia d’esempio anche per le altre città, e che non si basi sui miracoli ma sulle competenze.

 

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Scritto da:

Pubblicato il: 12 aprile 2015

Argomenti: Cultura, Pisa

Visto da: 2383 persone

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2 risposte a: Non miracoli ma competenze per il patrimonio culturale

  1. avatar wanda scrive:

    Vi hanno mai parlato delle Guide Turistiche regolarmente Abilitate tramite concorso ??

    • avatar Lorenzo Carletti scrive:

      Appunto: anche a Pisa si è pensato di utilizzare volontari come guide per la gestione del camminamento delle mura (quando verranno aperte al pubblico) e non è giusto. Come per il restauro, anche la comunicazione richiede competenze e specializzazione; pure i custodi di un monumento o di un museo svolgono un lavoro, e il lavoro non è gratuito!

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