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Truffa all’IFC, un altro indagato. E intanto i precari chiedono garanzie per gli stipendi

IFC

Si tratterebbe di uno stretto collaboratore di Marco Borbotti, l’ex responsabile dell’ufficio entrate. Il personale precario sta ricevendo gli stipendi arretrati solo in questi giorni e lamenta la scarsa chiarezza dell’amministrazione


Mentre proseguono le indagini sul buco di bilancio che si è aperto all’IFC di Pisa, il ritorno alla normalità sembra ancora lontano. Oggi il Tirreno dà la notizia di un terzo iscritto nel registro degli indagati. Si tratterebbe di uno dei più stretti collaboratori di Marco Borbotti, il responsabile dell’ufficio entrate già licenziato a gennaio perché aveva falsificato la laurea in sede di concorso.

Insieme a Borbotti e al suo collaboratore, l’altro indagato è l’ex direttore Eugenio Picano, che è rientrato a Pisa lasciando la sua cattedra in Kazakistan. I tre sono anche sotto procedimento disciplinare del Cnr, che gli contesta responsabilità diverse.

Sembra infatti che attorno ai progetti “finti”, in cui Borbotti compariva come responsabile scientifico, ruotavano una serie di imprese quasi sempre riconducibili a tre persone: Antonio Bellucci, Simone Luzi e Cristina Bracci. Imprese che venivano chiamate per “consulenze” che sarebbero costate all’istituto circa 1,5 milioni di euro.

Intanto lo scorso 1 aprile i precari di IFC si sono riuniti in assemblea per capire quale sarà il loro futuro all’interno dell’istituto e in che tempi verranno saldati gli stipendi. La settimana precedente una loro delegazione aveva partecipato anche al consiglio di istituto, leggendo una lettera aperta in cui chiedevano chiarezza proprio rispetto agli stipendi, e ricevendo la solidarietà umana del direttore Giorgio Iervasi.

I precari lamentano la comunicazione quasi inesistente sulla gestione della situazione. A oggi il personale a tempo determinato (55 persone circa) ha avuto lo stipendio, anche di gennaio e febbraio. Gli “atipici”, cioè assegnisti e co.co.co, in tutto circa 60 persone, lo stanno iniziando a ricevere in questi giorni, anche se l’amministrazione afferma che una parte lo ha già ricevuto e gli altri verranno liquidati a breve.

Nelle scorse settimane c’era molta apprensione, visto che il direttore del Cnr Paolo Annunziati, quando venne a Pisa per parlare con i dipendenti disse che nel giro di 15 giorni i pagamenti sarebbero stati sbloccati, ma a quella scadenza erano in molti a lamentare il contrario: tre mesi senza stipendio sono difficili da affrontare.

A chi ha chiesto spiegazioni è stato risposto con tono piccato: “Ci preme ribadire che ulteriori e non coordinate richieste possono solo creare ritardi ed intralcio alle procedure già poste in essere”, si legge in una mail dell’amministrazione inviata ai dipendenti. “Chiediamo pertanto, come richiesto dai colleghi di Roma, di non contattare individualmente il nucleo di lavoro e supervisione, ma di riferirsi all’amministrazione IFC per le richieste di cui sopra”.

Le risposte languono da parte della direzione centrale del CNR, soprattutto su come l’ente intenderà rientrare del buco creatosi. Su questo punto, non secondario, sono tutti in attesa di risposte.

c.c.

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Pubblicato il: 7 aprile 2015

Argomenti: Cronaca, Pisa

Visto da: 1367 persone

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Una risposta a: Truffa all’IFC, un altro indagato. E intanto i precari chiedono garanzie per gli stipendi

  1. avatar Francesca scrive:

    Complimenti a PaginaQ che è l’unica entità che si interessa dei precari di IFC: la direzione se ne frega, il CNR di Roma se ne frega, i giornali idem, i sindacalisti pensano SOLO ai dipendenti a tempo indeterminato e a stupidaggini quali pretendere il posto auto garantito a un metro dall’ingresso. Anche perché buona parte dei sindacalisti lavora nella stessa amministrazione che – bene che vada – non si è accorta di nulla mentre veniva prodotto questo disastro…
    Comunque se fossi stata nei panni dei precari che, nonostante le rassicurazioni contrarie, non ricevevano lo stipendio da mesi, se avessi letto una mail del cavolo tipo “Ci preme ribadire che ulteriori e non coordinate richieste possono solo creare ritardi ed intralcio alle procedure già poste in essere” (inviata, ripeto, dagli stessi ambienti in cui il disastro economico si è prodotto, e che continuavano a dire “domani vi arriva lo stipendio, forse”), sarei andata a ribaltare un po’ di scrivanie e ad agguantare per il bavero chi si permetteva di rispondere così, peraltro senza neanche il buon gusto e la correttezza di firmarsi col proprio nome.

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