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“Per Susan: onorate di averti conosciuta”. Operatrici sociali in ricordo della donna uccisa

dita

Le operatrici sociali che lavorano in strada nel progetto Sally, della cooperativa sociale Arnera, per la riduzione del danno rivolta a persone che si prostituiscono, hanno scritto un ricordo per Susan, la donna uccisa a Torre del Lago qualche giorno fa


La conoscevamo da 4 anni col nome di Susan, a volte diceva che il nome Grace “era troppo bello per essere sporcato con questo lavoro”, ma nemmeno quello era il suo vero nome. Dietro alle molte identità che si crea una persona che si prostituisce c’è un solo mondo fatto di desideri, fatiche e aspettative, ed anche di principi morali che è difficile conciliare con una vita da prostituta.

Susan a settembre sarebbe tornata in Nigeria per stare con i suoi figli, finalmente riposarsi e magari fare la nonna

Come tutte le altre donne africane, era venuta in Italia in sacrificio, per dare alla propria famiglia la possibilità di una vita migliore, da quando le era morto il marito. Era venuta in Italia per i suoi figli, ed è grazie a lei se hanno potuto studiare e si sono laureati. Susan a settembre sarebbe tornata in Nigeria per stare con loro, finalmente riposarsi e magari fare la nonna.
Le africane arrivano qui con i circuiti della tratta, prima di partire vengono sottoposte al rito voodoo per legarsi alla madam, spesso affrontano viaggi indicibili col miraggio del benessere europeo, e una volta sulla strada devono pagare caro il debito alle loro sfruttatrici per aver desiderato tanto. La vita di queste donne in Italia è veramente dura e misera, lavorano tante ore e guadagnano pochissimo. La strada le espone al rischio di essere rapinate, violentate, offese, scacciate, giudicate e anche uccise. Ognuna di loro ha una storia di violenza da raccontare.

È arrivata qui con i circuiti della tratta, come tante insieme a lei. Una volta in Italia la strada le espone a rischi continui

Susan era una donna come noi: le piaceva andare al mercato e in Chiesa, guardare la TV e stare al telefono con i suoi familiari. Era una persona gentile che si preoccupava per gli altri, anche per chi, come le trans che lavoravano vicino, aveva avuto una storia completamente differente dalla sua.
Nonostante tutto, era una persona molto ironica e simpatica, e quando la vedevamo si facevano sempre delle grosse risate. Dietro a “Grazia la Nera” c’era una donna meravigliosa e solare, con un sorriso bellissimo, e una persona che sapeva guardare oltre le differenze, per questo noi siamo onorate di aver avuto la possibilità di conoscerla.

Le operatrici sociali del progetto Sally

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Pubblicato il: 3 aprile 2015

Argomenti: Cronaca, Pisa, Sociale

Visto da: 1662 persone

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