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Un palazzo (blu) nel deserto: buoni propositi in previsione della mostra su Toulouse-Lautrec

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La domenica della vita: la storia dell’arte nell’era di Twitter


di Lorenzo Carletti e Cristiano Giometti

 

Da oltre sei anni il Museo di Palazzo Blu si è affermato come sede espositiva di successo, alla stregua di Ravenna, Treviso e altre città italiane di medie dimensioni specializzatesi in questo tipo di offerta turistica. Tutto è iniziato con la mostra Chagall e il Mediterraneo (9 ottobre 2009 – 31 gennaio 2010), che raggiunse gli 83.000 visitatori e raddoppiò il record registrato poco tempo prima con Cimabue a Pisa. La pittura del Duecento da Giunta a Giotto (Museo di San Matteo, 25 marzo – 25 giugno 2005), che aveva strappato quasi 40.000 biglietti. Da allora la Fondazione Palazzo Blu è riuscita a programmare con costanza e intelligenza un grande evento all’anno, affidandosi al gruppo editoriale Giunti e puntando su nomi di assoluto richiamo, che tuttavia poco hanno a che vedere con la città: Joan Mirò. I miti del Mediterraneo (9 ottobre 2010 – 23 gennaio 2011) ha avuto 64.000 visitatori, Ho voluto esser pittore e sono diventato Picasso (15 ottobre 2011 – 29 gennaio 2012) ne ha contati 68.000, Wassily Kandinsky. Dalla Russia all’Europa (13 ottobre 2012 – 3 febbraio 2013) ha superato gli 81.000, Andy Wahrol. Una storia americana (12 ottobre 2013 – 2 febbraio 2014) ha registrato un leggero calo, totalizzandone 77.000, ma con Modigliani et ses amis (3 ottobre 2014 – 15 febbraio 2015) si sono sfiorati i 110.000 visitatori con una media di 800 al giorno.

 

Foto di cateferox – Instagram

Foto di cateferox – Instagram

 

Palazzo Blu si è confermato dunque tra i principali spazi espositivi italiani e dall’analisi dei flussi emerge che il 60% del pubblico è locale, il 15% proviene da fuori regione, il 7% è composto da turisti stranieri, meno del 5% ha partecipato a laboratori didattici organizzati per le scuole. I dati sono diffusi dalla stessa Fondazione, che ha annunciato anche la prossima esposizione invernale del 2015 dedicata a Henry Toulouse-Lautrec.

Il complesso museale dei Lungarni non ha beneficiato della programmazione di Palazzo Blu

Lasciando da parte la piazza del Duomo e i suoi 2,5 milioni di turisti che ogni anno vanno a mettersi in posa sotto la torre, è interessante leggere questi numeri in parallelo con i visitatori dei principali musei della città, a cominciare dal cosiddetto sistema museale dei Lungarni. Per compiere una seria analisi, bisogna tener presente del costo del biglietto, che per l’ultima mostra di Palazzo Blu era di € 10.00 intero, € 8.50 ridotto fino a 25 anni, oltre i 65 anni e per portatori di handicap, gratuito per giovani fino a 12 anni accompagnati da familiari, un accompagnatore per gruppo, due accompagnatori per ogni gruppo scolastico, un accompagnatore per disabile, giornalisti iscritti all’albo e tesserati ICOM (il costo è assolutamente equiparabile a qualsiasi altro evento espositivo). Il Museo nazionale di San Matteo ha una delle collezioni più importanti del paese per quanto riguarda l’arte medievale e il biglietto d’ingresso – stabilito dal MiBACT – è di € 5 intero, € 2.50 ridotto per giovani dai 18 ai 25 anni e per i docenti delle scuole statali, gratuito per studenti e docenti delle Facoltà di Lettere e Architettura, minori di 18 anni e per tutti ogni prima domenica del mese. Nel 2014 circa 13.000 persone si sono addentrate nelle sue sale. Ha registrato più o meno gli stessi visitatori il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (biglietto intero € 3, ridotto € 2), mentre a Palazzo Reale sono entrate 5.403 persone con un biglietto analogo a quello del San Matteo (si tenga presente che è possibile acquistare un cumulativo dei due musei nazionali, al costo di € 8 intero, € 4 ridotto e le stesse gratuità di cui sopra). In definitiva, nonostante i costi ribassati, il complesso museale dei Lungarni non ha minimamente beneficiato della programmazione di Palazzo Blu, le cui mostre in soli quattro mesi registrano dieci volte il numero di visitatori che il San Matteo fatica a raggiungere in un anno, nonostante gli ingressi gratuiti delle “notti bianche” o delle “domeniche al museo” che registrano numeri sempre altissimi (la notte del 18 maggio 2013 dalle 20:00 alle 2:00 ad esempio entrarono 1.100 persone).

 

Chiesa di Santa Maria Maddalena, via Mazzini (Foto da diocesipisa.it)

Chiesa di Santa Maria Maddalena, via Mazzini (Foto da diocesipisa.it)

 

 

Nessuno ha pensato ha costruire un percorso turistico per coloro che raggiungono Palazzo Blu

Questa situazione va avanti, sostanzialmente invariata, da sei anni a questa parte. E non è che attorno a Palazzo Blu, nel quartiere di Sant’Antonio, le principali attrattive storico-artistiche siano state nel frattempo recuperate. Tutt’altro, si pensi allo stato in cui versano la chiesa di Santa Maria della Spina, la Cappella di Sant’Agata e la chiesa di Sant’Antonio in Qualquonia, tutte e tre di proprietà comunale e restaurate da relativamente poco tempo, ma soprattutto si ricordi la chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno, celebrata in guide e Baedeker di ogni tipo e da oltre tre anni in un indecente stato d’abbandono. Nessuno ha pensato di costruire un percorso turistico per coloro che raggiungono Palazzo Blu a piedi dalla stazione invitando le persone ad entrare nella piccola chiesa di San Domenico, in Santa Maria del Carmine e di ammirare gli affreschi su cartoni di Galileo Chini in Palazzo Vincenti (oggi sede di un negozio della catena H&M) oppure, sempre in Corso Italia, gli affreschi ottocenteschi di Palazzo Mastiani, di proprietà dell’Università e purtroppo abbandonato, per finire poi nella piccola chiesa barocca di Santa Maria Maddalena in via Mazzini.

 

 Affreschi, interno di Palazzo Mastiani, Corso Italia (foto di tijuanaproject da globalproject.info

Affreschi, interno di Palazzo Mastiani, Corso Italia (foto di tijuanaproject da globalproject.info

 

Di ora al prossimo autunno potremmo cominciare a mettere in piedi una strategia per arrivare a un biglietto unico almeno per i Musei dei Lungarni con un costo ridotto per chi visita la mostra di Toulouse-Lautrec?

In compenso l’amministrazione comunale ha dato la priorità ai totem multimediali e ai cartelli diffusi che, al di là del costo spropositato e dell’inquinamento visivo, non paiono aver funzionato: durante la mostra di Modigliani erano già attivi da qualche mese e non sono stati in grado di spingere uno solo di quei 110.000 visitatori da Palazzo Blu in altri musei cittadini. Non conveniva allora investire quei soldi in altro modo, ad esempio in restauri o in una programmazione sensata di percorsi turistici magari con sole app per smartphone? E, senza guardare al passato, non converrebbe di qui al prossimo autunno, quando inaugurerà l’esposizione su Toulouse-Lautrec, cominciare a mettere in piedi una strategia coordinata con Università di Pisa e MiBACT per arrivare a un biglietto unico almeno per i Musei dei Lungarni con un costo ridotto per chi visita quella mostra? Ci aspettiamo che il Comune cerchi di portare avanti una simile sinergia.

L’unico collegamento fin qui tentato è stata la piccola esposizione nei mesi scorsi delle false teste di Modigliani voluta dal direttore del Museo di San Matteo, lodevole iniziativa che cercava in qualche modo di creare un ponte, quanto mai necessario, tra Palazzo Blu e le altre istituzioni cittadine, tra i grandi nomi dell’arte contemporanea internazionale e la straordinaria produzione artistica del nostro medioevo. Ma è chiaro che ci vorrebbe ben altro – sono i numeri a dirlo – a cominciare da un’amministrazione che torni a occuparsi di cultura e di politica culturale.

 

Foto di copertina radioeco.it

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Pubblicato il: 22 marzo 2015

Argomenti: Cultura, Pisa

Visto da: 3409 persone

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