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VideoteQue L’armata Brancaleone

Armata_Brancaleone

Le inconfondibili animazioni dei titoli di testa e di coda di Emanuele Luzzati. I costumi di Matelda e della famiglia di Teofilatto dei Leonzi di Piero Gherardi, fatti di colori contrastanti e copricapi spaziali. E l’invenzione di un dialetto medievale


E chi non l’ha visto L’armata Brancaleone, film del 1966 di Mario Monicelli? Be’ io non l’avevo visto; magari qualche pezzetto qua e là ma tutto dall’inizio alla fine mai.
Bello. Molto bello, ma che ve lo dico a fare? Tanto l’avete già visto tutti.
L’armata Brancaleone ha quasi cinquant’anni ma fa ridere di gusto ancora oggi. L’unico paragone che mi viene in mente è con Non ci resta che piangere, e anche lui comincia ad avere una certa età.

Il film di Monicelli sorprende perché oltre a far ridere anche con battute stupide è pieno di invenzioni originali. Ci sono le inconfondibili animazioni dei titoli di testa e di coda di Emanuele Luzzati. Ci sono i fantasmagorici costumi di Matelda (Catherine Spaak) e della famiglia di Teofilatto dei Leonzi (Gian Maria Volonté) di Piero Gherardi, fatti di colori contrastanti e copricapi spaziali. C’è l’invenzione di un dialetto medievale, che mescola continuate termini bassi e termini pseudo alti; perfettamente comprensibile ma anche esilerante. C’è la scelta dei luoghi, che ti chiedi in continuazione dove siano e pensi che quest’estate farai una vacanza on the road alla ricerca di quei luoghi: la maggior parte sono in bassa Toscana e alto Lazio, mentre il castello alla fine è in Calabria vicino a Capo Rizzuto. Ci sono i personaggi, uno più assurdo dell’altro e tutti magistralmente interpretati.

Accidenti che film!

Grandissimo mattatore e protagonista del film è ovviamente Vittorio Gasman. Pare, invece, che Mario Monicelli neanche lo volesse Gian Maria Volonté, ma che gli fu imposto dal produttore Mario Cecchi Gori perché l’attore stava attraversando un periodo di particolare successo dopo i due spaghetti western di Sergio Leone (che avete tutti guardato la scorsa settimana). Il suo personaggio, rispetto agli altri è un po’ in sordina ma col suo cappello da puffo anche lui è indimenticabile.

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Pubblicato il: 22 marzo 2015

Argomenti: Cinema, Quaderni, Videoteque

Visto da: 993 persone

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