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DiSbieqo Nessuno si salva da solo, di Sergio Castellitto (2015)

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Il presente è la calma dell’immobilità e della scena d’interno, dove il tutto è affidato alla sceneggiatura che funziona, il passato è la velocità della ripresa e il dinamismo della regia


Ecco per Sergio Castellitto la terza trasposizione cinematografica di un romanzo di Margaret Mazzantini. Nessuno si salva da solo, ancora una volta, indaga una relazione d’amore – tema assai caro alla moglie Margaret – ma questa volta, una relazione ormai finita, che fa i conti con un passato doloroso. Gaetano e Delia si incontrano per andare a cena: niente di romantico ormai, devono solo parlare delle vacanze dei loro due figli, la spartizione temporale dell’estate dei bambini di separati.

Nessuno_si_salva_da_solo_01Ma la cena, in un modo anche fin troppo repentino, si trasforma in un revival di ricordi della loro storia, non immaginata solo a parole, durante i loro dialoghi, ma scaturito dalle loro menti o dall’onniscienza che tutto ha visto e tutto vuol mostrarci. In un ping-pong di immagini tra presente e passato, con un ritmo spedito e poco pausato, si conosce l’inizio della loro storia di amore, il suo evolversi e il suo tramontare. Ma se nel libro, i flash-back si amalgamavano dolcemente al presente narrativo, nel film il contrasto risulta un po’ stridente.

Il presente è rancore, freddezza e voglia di distruggere l’altro ferendolo nel profondo – Delia dà più volte a Gaetano del fallito e lui della puttana – il passato è passione travolgente e intesa romantica; belli i nudi di Scamarcio e Trinca che si intrecciano nelle scene d’amore. Il presente è la calma dell’immobilità e della scena d’interno, dove il tutto è affidato alla sceneggiatura che funziona, il passato è la velocità della ripresa e il dinamismo della regia.

Ci sono alcune scene che risultano stonanti nell’insieme, quelle in cui le grida sembrano strozzature sonore, la concitazione sembra recitazione innaturale; o quelle in cui alcuni elementi della storia paiono inseriti come forzatura, senza nessuna utilità narrativa, quasi come veloci accenni al testo da cui si parte – quella di Massimo Ciavarro, ad esempio, o quella del tradimento consumato in modo poco poetico sul retro di una autovettura di cui non si farà accenno pur essendo, almeno nel testo, elemento di spinta alla separazione.

I due protagonisti nel complesso se la cavano, soprattutto lui che dà più corpo al personaggio più di quanto faccia lei – figura arrabbiata e ferita, violenta nel suo buttargli addosso il gelato durante il tête-à-tête. Alcune scene del passato felice, come quelle in cui mangiano bomboloni al parco o quella del doppio allattamento, figlio e compagno, sono belle ed equilibrate. La colonna sonora – con un omaggio a Dalla – piace, mentre piace meno il cameo di Roberto Vecchioni e Ángela Molina, che risulta di contorno accettabile – la coppia di persone anziane, felici, nello stesso ristorante – ma, sul finale – quando lui proclama all’uscita dal ristorante la massima che dà il titolo al film – un po’ fuori luogo.

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Pubblicato il: 9 marzo 2015

Argomenti: DiSbieqo

Visto da: 2862 persone

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