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La carica dei Tfa, al via i corsi tra ritardi e aspettative

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Oltre 400 persone al via per il corso che abilita all’insegnamento, partito con 5 mesi di ritardo: ora in tre mesi dovranno recuperare il tempo perduto. E dividersi fra lezioni, tirocini e supplenze


Oltre 400 persone hanno cominciato ieri, lunedì 2 marzo, i corsi dell’Università di Pisa per il Tfa, il tirocinio formativo attivo, obbligatorio per l’insegnamento. Un percorso lungo che comincia da lontano – i corsi avrebbero dovuto cominciare a novembre – e che ora subisce un’accelerazione forzata perché entro la fine dell’anno scolastico i corsi dovranno terminare. In Toscana i corsi sono stati organizzati in maniera coordinata dalle università di Firenze, Pisa, Siena e Siena Stranieri, e ieri è stato il primo giorno delle lezioni, che si sono tenute presso il dipartimento di Ingegneria.

Dei 60 crediti necessari per ottenere l’abilitazione all’insegnamento, dopo aver sostenuto comunque gli esami ed elaborato una tesi, 18 sono nella cosiddetta “area comune”, ovvero una maxi classe con insegnamenti di scienze dell’educazione, 18 sulle didattiche disciplinari e laboratori pedagogico-didattici, 19 per il tirocinio indiretto e diretto di 475 ore da fare nelle scuole. I restanti 5 crediti si conseguono con la tesi.

tfa_1Primo problema, e forse il più grosso tra gli aspiranti insegnanti: coniugare 475 ore di tirocinio con le lezioni dei corsi e le eventuali supplenze. Secondo problema: recuperare in tre mesi il tempo perso da novembre, quando avrebbero dovuto iniziare i corsi poi rinviati da Ministero fino a marzo, cioè oggi. E quindi ridurre a tre mesi la preparazione e lo studio pensati per essere svolti in un anno.

Terzo problema: la scelta della scuola per il tirocinio. Se infatti ogni insegnante verrà seguito da un tutor coordinatore che validerà le domande presentate alle scuole, sono loro stessi a doversi occupare di inviare la domanda alle scuole stesse e sperare in una risposta positiva. I tirocini cominceranno inoltre il 20 marzo e molti insegnanti sono preoccupati di non riuscire a svolgere le quasi 500 ore richieste dalla legge nei tempi stabiliti.

In generale la mancata comunicazione, o i ritardi nella stessa, sono il problema più sentito da parte degli insegnanti, che per ottenere l’abilitazione e concludere questo percorso formativo hanno dovuto sborsare 2.500 euro in due rate: la seconda scadrà a giugno e per la prima i tempi di pagamento sono stati molto ristretti. Stessa cifra inoltre, uguale per tutti: non ci sono ISEE o fasce di reddito, a differenza di quanto accade con i corsi universitari.

“Informazioni con il contagocce” quindi, e spesso in ritardo, come quella relativa proprio agli orari delle lezioni che sono stati comunicati solo ieri. E centinaia di domande a partire dai casi particolari, dalle informazioni ricevute a metà, i dubbi, le attese infinite. In tutto ciò, c’è ancora chi crede nello strumento e sopratutto, nel mestiere che si appresta a fare: “Altrimenti non saremmo qui”, è la risposta più diffusa fra gli aspiranti insegnanti.

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Pubblicato il: 3 marzo 2015

Argomenti: Pisa, Scuola-Università

Visto da: 1375 persone

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