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SerieQ Mr Selfridge

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Una soap opera raffinata, scintillante, spumeggiante: questo è Mr Selfridge


Londra, 1909. I negozi sono botteghe oscure, gli acquisti incombenze fastidiose. A rivoluzionare questo mondo arriva Harry Selfridge (Jeremy Piven), americano dal sorriso sfavillante e dall’ottimismo incrollabile, che nella centralissima Oxford Street apre il tempio del consumismo: i grandi magazzini Selfridges. Creme, profumi, stoffe: tutti i prodotti esposti sono presentati come oggetti irrinunciabili, desideri da appagare, sogni da esaudire.

Selfridges diventa così un suntuoso santuario della moda e del lusso, al cui interno si muovono le classi alte, attirate dalla novità e intenzionate a dare sfoggio di sé e della propria ricchezza e le classi più basse, lo staff dei grandi magazzini, tormentato dalla quotidiana lotta per la sopravvivenza.

Mr Selfridge è un prodotto dalla confezione seducente, ma dal contenuto non eccellente: questa serie è di fatto una sofisticata soap opera.

mr-selfridges-serie-tvNei grandi magazzini prendono vita numerosissime e semplicissime story-line. La stragrande maggioranza di personaggi positivi è insidiata da isolati individui spregevoli, che tramano e spiano nascosti dietro ad angoli bui, mentre lanciano sguardi pieni di intensità e odio. Le donne sono meravigliosi esempi di virtù femminile o coniugale: la seducente attrice di teatro che irretisce ricchi e nobili, la commessa ingenua e talentuosa che fa strada grazie al paternalismo, la moglie devota al focolare e alle corna. Gli uomini sono spesso debolucci, pieni di manie, i mariti erotomani e fedifraghi. Non ci sono tensioni sociali, le minoranze sono del tutto escluse dal quadro. L’unico amore che non osa pronunciare il suo nome è quello dei teneri ed ingenui innamorati eterosessuali che coltivano segretamente un affetto degno dei romanzi delle edizioni Paoline.

Mr Selfridge ricorda molto un’altra serie tv, di gran lunga migliore: Downton Abbey. Entrambe ambientate nel Regno Unito all’inizio del XX secolo, risplendono in una prima stagione dedicata alla frivola spensieratezza di fine Belle Époque, per poi prendere una piega più drammatica nella seconda stagione, con la precipitosa evoluzione della Grande Guerra. Downton Abbey è più feuilleton che soap opera, ma condivide comunque con Mr Selfridge un’atmosfera rassicurante, mite, una retorica dei buoni sentimenti. Tuttavia, la differenza tra le due serie c’è e non si esaurisce all’assenza di Maggie Smith. Mr Selfridge è uno show tutto incentrato sul futuro, sul nuovo, sull’innovazione: Downton Abbey è la storia di un mondo costretto ad adeguarsi al rinnovamento, ma che cerca di preservare tradizioni ed emblemi della nobiltà inglese ormai sul viale del tramonto.

La prima stagione di Mr Selfridge, andata in onda nel 2013, è stata piacevole e sullo sviluppo della serie nutrivo un ottimistico entusiasmo, Selfridge’s style. La seconda stagione si dedica tutta all’inizio della guerra, gli uomini partono e ritornano interi e impreziositi dalla divisa nella terza: un salto temporale troppo comodo. La terza stagione (con una congerie di nuovi personaggi) è cominciata da qualche settimana; il rinnovo per la quarta stagione non ancora arrivato.

In definitiva, Mr Selfridge è una visione ricreativa per determinati ceti a seconda dell’ora e della circostanza, come direbbe quel jolly good fellow di Søren Kierkegaard.

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Pubblicato il: 26 febbraio 2015

Argomenti: Quaderni, SerieQ

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