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La “croce pisana”: un (mezzo) falso storico? Seconda puntata

17. Lo stemma della Marina prima del restyling del 2012, con una versione della croce di Pisa particolarmente orrenda. Da marina.difesa. it

Dalle bandiere rosse senza “pomi”, alla croce fogliata, alla croce pomata sulle monete fino alla foggia finale. Ma in realtà, la croce pisana, al tempo delle imprese militari della repubblica marinara, semplicemente non esisteva


di Francesco Stea Pagliai

(Qui la prima puntata)
A Pisa la croce viene adottata, nel Duecento avanzato, come emblema del Popolo. Con tale espressione non è però da intendersi l’insieme degli abitanti della città, bensì il movimento costituito da mercanti, banchieri, giuristi che, mentre vede crescere la propria importanza economica e sociale, rimane escluso dai vertici della politica ancora in mano alla vecchia nobiltà di nascita, e quindi prima si organizza con proprie istituzioni, poi dalla metà del Duecento diviene egemone e assume il governo della città. Anche quando il Popolo è al comando si manterrà e si ricorderà la distinzione, ormai poco più che formale, fra il “Comune” nobiliare e il nuovo “Popolo” borghese, ognuno con le sue insegne.


1- La croce di Cocco Griffi datata 1157 (copia); un falso storico. Da www.la-cerchia.it
2- Sigillo di Raimondo VI, conte di Tolosa (1156-1222). Da www.gesta-albigensis.com
3- Crocifisso della dogana, 1437, Museo Nazionale di San Matteo. In alto a destra, la torre con gli stemmi. Da piazza.opapisa.it
4- Sant’Orsola soccorre Pisa (1336, particolare), Museo Nazionale di San Matteo. Da catalogo.fondazionezeri.unibo.it

La prima attestazione della croce pisana comparirebbe, secondo l’insigne accademico Francesco Bonaini, nel 1274, a suggello di una pergamena in cui Pisa aderisce al progetto di crociata indetta da papa Gregorio X (a onor del vero, ciò arriva da fonti indirette per quanto autorevoli: non ho scartabellato i numerosi tomi ottocenteschi del Bonaini, né tantomeno ho visto la pergamena o il sigillo originale, mentre i sigilli dell’epoca risultano raffigurare tutti madonne o aquile). La prima menzione della croce come arma del Popolo distinta da quella del Comune risulta essere del 1288, nelle cronache dei tumulti che esitano nella cattura del conte Ugolino, anche se nessuna foggia particolare viene menzionata: che la croce del Popolo fosse dapprima semplice, e la croce pomellata sia un’evoluzione successiva, una sorta di abbellimento grafico, poi mantenuto proprio per la sua assoluta originalità?

Che la croce pisana sia di adozione abbastanza tarda è riscontrabile anche da una visita al Museo Nazionale di San Matteo. Una croce dovrebbe essere a proprio agio fra arte sacra e monumenti funerari, eppure in questa collezione sembra essere presente solo nel Crocifisso della Dogana di Turino Vanni (1437), raffigurata su una torre, e in Sant’Orsola salva Pisa dalle acque, la cui datazione è, andando indietro al massimo, al 1336 circa. Questo dipinto è particolarmente curioso: a portare la “classica” bandiera rossa con la croce pomata è Sant’Orsola, mentre la fanciulla che personifica Pisa è adorna dell’aquila ghibellina, nera su sfondo oro. Quest’ultimo è un simbolo molto diffuso in tutta la storia medievale di Pisa, città rimasta sempre fedele all’Impero: lo si ritrova tanto nell’arte figurativa quanto su vessilli, sigilli ufficiali e monete.

Nelle monete pisane dopo il 1318, dietro all’aquila imperiale e a fianco della P di Pisa compaiono dei piccoli segni a identificare le varie zecche. Uno fra questi segni di zecca è una croce fogliata, già somigliante alla foggia a noi nota; più tardi compare anche la croce pomellata. Le prime monete con questa assurta a occupare una faccia vengono coniate solo dopo il 1370, forse più tardi.

Stando al Ginanni, il quale ha reso inintelligibile l’arte del blasone italianizzando le parole francesi, senza curarsi di trovare le equivalenti nella nostra lingua, e che ha molti seguaci fra noi, preferendosi la brevità alla chiarezza, l’arme pisana si definirebbe così: Di rosso alla croce patente ritrinciata e pomata di dodici globetti: confesso che il metter l’articolo del dativo al allo per dire dell’oggetto rappresentato piuttosto che il con dell’ablativo, più ancora che di pedanteria mi sa di cucina. Luigi Passerini, I sigilli del Comune di Pisa
La distinzione fra l’arme del chomune di Pisa, tucto vermiglio e l’arme del popolo, lo champo vermiglio cholla crocie bianca (ancora Ranieri Sardo, 1398) permane fino a tutto il Trecento, in pratica fino alla conquista fiorentina. Rosse sono le bandiere pisane nelle illustrazioni delle Croniche di Giovanni Sercambi; il Libro del conosçimiento, sorta di atlante spagnolo della fine del secolo, parla di vessillo rosso, così come le carte nautiche, mentre per veder comparire la nota croce si devono attendere carte nautiche del 1482 e 1487. È durante la cosiddetta Seconda repubblica (1494­1509), quando Pisa riesce a liberarsi brevemente dal dominio fiorentino, che il vecchio dualismo scompare del tutto e la croce pisana su sfondo rosso diviene stemma univoco.

Insomma, ricapitolando: vessillo imperiale concesso nel 1162, prima conferma di una bandiera rossa nel 1242; falsi a parte, un sigillo con la croce di Pisa forse nel 1274; prima sicura menzione della croce del Popolo, senza notizie sulla foggia, nel 1288; una croce fogliata dopo il 1318; croce pomata sulle monete qualche anno dopo. In Occitania, forse una menzione della croce di Tolosa nel 1165; immagini documentate a inizio Duecento.

Allora è possibile, come siamo normalmente abituati a vedere e pensare, che i pisani portassero tale peculiare croce in campo rosso alla prima crociata, all’assalto delle Baleari e in sostanza nel periodo di maggiore splendore della Repubblica marinara, che al momento della grave sconfitta della Meloria (1284) era già in fase calante? Magari addosso a nobili cavalieri, usi semmai a portare insegne di famiglia, ma che non si sarebbero mai sognati di portare l’emblema del Popolo, ovvero di mercanti e banchieri senza nobili natali? La risposta vien da sé. La croce è l’emblema di Pisa dalla Seconda repubblica pisana in poi, ed è oggi blasone ufficiale del Comune, scelto dopo l’Unità d’Italia con la consulenza di studiosi che avevano ben nota la sua storia. Ognuno, oggi, ovviamente sceglie, sventola, si tatua, si riconosce nei simboli che preferisce; diverso è il discorso qualora si vogliano organizzare ricostruzioni storiche o manifestazioni storiche. In questo caso, la correttezza storica è d’obbligo: altrimenti si scelga di fare altro, o di usare altri termini. La croce pisana, al tempo delle imprese militari della repubblica marinara, semplicemente non esisteva. Sarebbe come se nel corteo del gioco del Ponte comparissero una marsina dell’Ottocento o le minigonne di Mary Quaint.


05. Grosso minore (circa 1280) con croce fogliata come segno di zecca. Da La monetazione della Repubblica pisana
06. Fiorino pisano, detto anche zecchino, seconda metà del XIV secolo. Da La monetazione della Repubblica pisana
07. Denaro piccolo in lega rame-argento, 1370-1380, da Nel segno di Pisa
08. Grosso maggiore coniato durante la Seconda repubblica (1495-1509). Da La monetazione della Repubblica pisana
09. Turino Vanni, Madonna fra San Ranieri e San Torpè, 1397. Chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno. Ranieri impugna l’arme del Popolo, Torpè quella del Comune. Da gronchifotoarte.it
10. I pisani, con le bandiere rosse, conquistano Lucca nel 1312. Illustrazione dalle Croniche di Giovanni Sercambi (1348-1424)
11. Come le genti di Pisa presero la torre di Sangiuliano…, ancora dalle Croniche di Giovanni Sercambi
12. La presa di Gerusalemme (particolare), affresco di Pier Dandini nella Sala delle Baleari, fine ‘600; la croce pisana è un anacronismo. Da it.wikipedia.org
13. Statuetta di Cucco Ricucchi, leggendario primo crociato a entrare a Gerusalemme; la croce pisana è un anacronismo
14. Rievocazione storica della spedizione delle Baleari. La croce pisana è un anacronismo. Da www.pisainformaflash.it
15. Stemma della Marina militare. La croce pisana è un anacronismo giustificabile con esigenze grafiche. Da it.wikipedia.org
16. Lo stemma della Marina prima del restyling del 2012, con una versione della croce di Pisa particolarmente orrenda. Da marina.difesa.it

Un po’ di bibliografia:

M. Baldassarri, Nel segno di Pisa: monete, sigilli e vessilli del Comune tra XI e XV secolo, in La storia di Pisa nelle celebrazioni del “6 agosto” (1959­2008), a cura di A. Zampieri, Pisa, ETS, 2008.

M. Baldassarri, La monetazione della Repubblica di Pisa fino alla prima dominazione fiorentina, in Pisa nei secoli, la storia, l’arte, le tradizioni, a cura di A. Zampieri, Pisa, ETS, 2003.

Armi antiche, numero speciale per il 4° congresso internazionale di vessillologia, Torino 24­27
giugno 1971, a cura dell’Accademia di S. Marciano ­Torino.

Vexilla Italica 2, XXI (1994), pubblicazione del Centro Italiano di Studi Vessillologici.

Giovanni Sercambi, Le illustrazioni delle Croniche nel codice lucchese, a cura di M.L. Cristiani Testi e O. Banti, Genova, Basile, 1978.

L. Passerini, I sigilli del Comune di Pisa. Pisa, Nistri, 1878.

Sul falso stemma di Cocco Griffi:

M.L. Ceccarelli Lemut, Antiquaria e riscrittura della storia nel contesto socio­politico di Pisa tra XV e XVI secolo, in Prima e dopo le Tavole Eugubine. Falsi e copie fra tradizione antiquaria e rivisitazione dell’antico, a cura di P. Castelli ­ S. Geruzzi, Pisa, F. Serra, 2010.

E. Tolaini, Un gigante nel lungarno pisano: il Sansone di Pierino da Vinci, in «Bollettino Storico Pisano», LXV (1996).

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Pubblicato il: 23 febbraio 2015

Argomenti: Cultura, Pisa

Visto da: 3104 persone

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Una risposta a: La “croce pisana”: un (mezzo) falso storico? Seconda puntata

  1. avatar giulia scrive:

    Il vessillo pisano rosso con croce pluripallata
    è anche nel fronte del cassone di metà ‘400 conservato al museo nazionale dellIrlanda a Dublino con la “presa di Pisa”

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