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InQuadriamo il diritto Negoziazione assistita: che cosa è, come funziona

negoziazione

La negoziazione assistita, entrata ufficialmente in vigore nel nostro ordinamento da pochissimi giorni, è stata pensata per alleggerire il carico dai tribunali italiani


Cari Lettori,
oggi con InQuadriamo il diritto parleremo della negoziazione assistita, una nuova procedura di risoluzione delle controversia entrata ufficialmente in vigore nel nostro ordinamento da pochissimi giorni.

La negoziazione assistita è stata pensata per alleggerire il carico delle controversie pendenti davanti ai Tribunali italiani e per favorire, per quanto possibile, gli accordi privati tra le parti.

La legge prevede che chi vuole ottenere il risarcimento dei danni subiti a seguito di un sinistro stradale o il pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti i 50.000 euro deve necessariamente utilizzare in via preventiva la procedura della negoziazione assistita: solo qualora questa procedura dovesse risultare inutile sarà possibile agire in giudizio secondo le normali regole. Ciò significa che se Tizio vuole ottenere il risarcimento del danno derivante dal sinistro stradale provocato da Caio, o se vuole ottenere il pagamento delle somme che Caio gli deve per il lavori di tinteggiatura effettuati nel suo appartamento, Tizio sarà costretto ad aprire una procedura di negoziazione assistita, e potrà agire davanti ad un Tribunale solo dopo aver dimostrato che la negoziazione assistita non ha consentito alle parti di trovare un accordo.

Sono escluse dall’obbligo di negoziazione assistita tutte le controversie che già in passato erano soggette al tentativo di mediazione obbligatorio (e questo è ovvio: per questo tipo di cause è già prevista la mediazione obbligatoria e sarebbe, quindi, assurdo costringere le parti a cercare di trovare nuovamente un accordo con la negoziazione assistita), tutte le controversie che si possono instaurare tra professionisti e consumatori (ma attenzione, perché in certi settori – come ad esempio il settore della telefonia – è comunque già previsto un altro meccanismo di conciliazione obbligatoria avente finalità assai simili a quelle della negoziazione assistita) e tutte le controversie nelle quali la parte può stare in giudizio personalmente senza essere assistita da un avvocato.

Inoltre, ci sono alcuni particolari tipi di procedimenti (come, ad esempio, il procedimento volto ad ottenere un ricorso per decreto ingiuntivo) che non sono soggetti all’obbligo di negoziazione assistita.

In pratica, con la negoziazione assistita le parti e i loro avvocati “lavorano insieme” per cercare di trovare un accordo che risulti soddisfacente per tutti. Se l’accordo viene raggiunto, le parti hanno l’indubbio vantaggio di aver risolto la loro lite in tempi rapidi, in modo economico e senza aver mai messo piede in un aula di Tribunale.

Fin qui, dunque, nulla di particolarmente complicato.
La domanda, però, è sempre la stessa che mi sono già fatta in passato e che continuo a farmi e a riproporvi: questo nuovo rimedio può davvero essere risolutivo? La negoziazione assista potrà davvero consentire di alleggerire il carico dei Tribunali italiani? In questo modo sarà davvero ridotta la durata dei giudizi italiani? Non sono una veggente e non ho doti divinatorie, ma temo che questo nuovo strumento avrà una portata alquanto limitata. E per un motivo molto semplice. É veramente difficile trovare Tizio che, senza aver mai tentato alcun approccio stragiudiziale con Caio, senza avergli mai scritto una email di contestazioni e di proposte transattive, “parte in quarta” notificando a Caio un bell’atto di citazione. Normalmente i giudizi, tutti i giudizi, sono preceduti da vari tentativi più o meno bonari di risoluzione della controversia: c’è chi invia lettere su lettere per trovare un accordo e chi incarica il suo avvocato di passare ore e ore al telefono con il collega della controparte per individuare una strada che possa andar bene ad entrambe le parti. Insomma, oggi come oggi nessuno instaura un giudizio senza aver prima tentato ogni possibile soluzione alternativa. Mi domando, allora, che senso abbia imporre per legge alle parti di mettersi comunque davanti ad un tavolino con i loro rispettivi legali per provare a trovare un accordo. Non ce li vedo proprio Tizio e Caio che, ormai sfiniti da mesi e mesi di trattative, e dunque pronti a darsi battaglia in Tribunale, di punto in bianco giungono a più miti consigli e dicono “ok, fermi tutti, se passiamo ancora un altro mese davanti ad un tavolino con i nostri avvocati vedrai che alla fine un accordo lo troviamo”! Insomma, se le parti un accordo lo vogliono trovare, non hanno certo bisogno di uno strumento chiamato “negoziazione assistita” per farlo: bastano altri strumenti, chiamati “pazienza”, “buona volontà” e “apertura al dialogo”. E si tratta di strumenti che tutti, almeno in via potenziale, abbiamo, e se non li abbiamo di certo un’imposizione legislativa non ci aiuterà a trovarli.

Vi aspetto alla prossima!
Francesca Bonaccorsi

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Pubblicato il: 18 febbraio 2015

Argomenti: InQuadriamo il diritto, Quaderni

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