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DiSbieqo Turner, di Mike Leigh (2014)

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La storia di Joseph Mallord William Turner, “il pittore della luce”, precursore degli impressionisti e personaggio dalla strana umanità


La classe non è acqua, è il caso di ribadirlo. Questo bellissimo film rassicura sulla maestria di Leigh e sulla sua indiscussa capacità di realizzare delle pellicole monografiche che non si dimenticano facilmente.

Joseph Mallord William Turner, colui che portò la pittura paesaggistica ad avere il massimo riconoscimento, è forse l’espediente per affrontare il tema del legame tra artista e opera d’arte? La tela dello schermo si riempie davanti ai nostri occhi di colori e luce, una magia della visione che va a donarci un piacere perverso, quasi voyeuristico, di essere testimoni dei momenti cruciali della vita del pittore. Cogliere, attraverso il tocco rosso carminio, il genio nella pennellata – quasi data a caso, sembrerebbe – che tanto fa infuriare John Constable – l’altro gigante che dipinge a fianco nell’Accademia (Royal Academy of Arts).

Il personaggio Turner è forse l’espediente per affrontare il tema del legame tra artista e opera d’arte?

Il film indaga lo splendore della tecnica innovativa di Turner, il suo estroso modo di relazionarsi alla tela, alla tavolozza, al pennello – quando lo usa: le mani, infatti, si spandono sulla tela, sfumano, pasticciano, definiscono.

Timothy Spall è grandioso nella sua bruttezza accentuata, nel suo esprimere con le espressioni facciali e con i continui grugniti, l’umanità sbandata e borderline del grande artista. Isolato, senza amici, a tratti privo di empatia umana, Turner è una sorta di grande animale, poche parole, suoni e gesti per comunicare, assieme al silenzio e alla sua arte.

turner-locandina-420E la vita, quella che vive attraverso gli occhi che catturano tutto, in primis la luce – lui, chiamato “il pittore della luce”, precursore degli impressionisti – si realizza sulla tela, attraverso il filtro del suo vissuto, bellissimo il raccordo di sguardo tra le montagne e la sua tela. E le tele si popolano di figure festanti – quelle che sono inesistenti nella sua vita reale – di marine in tempesta (si fa legare ad un albero durante una tempesta per vivere appieno le emozioni visive del mare che balla). La sua spiritualità si realizza, fuori da lui, sulla tela, attraverso quelle che sono pennellate emotive, vorticose girandole di colori, sbiadite sfumature di bianchi biacca che stanno, però, a delineare mille sfumature dell’anima.

Le inquadrature accarezzano la bellezza del campo lungo e lunghissimo, si fanno quadri – quasi di kubrickiana memoria – esse stesse, ricche in particolari e in colori – bella la scenografia e belli i costumi – e il quadro nel quadro, un gioco di visione incatenata, si rende bellezza pura nel gioco elegante e simbolico delle inquadrature allo specchio, che rimandano fuori campi e particolari del campo. Lui, Mr. Turner, nonostante il negativo del non bello, della non parola, dell’essere schivo, burbero, poco accogliente e molto ruvido con le donne – quasi stuprata la sua domestica tutto fare e cacciata la madre delle sue figlie – ci fa affezionare, siamo con lui, ci conquista, commuove e ci fa ridere.

La fine, con la drammatizzata frase “Il sole è Dio” prima di spirare, si biforca sulle due donne da lui “amate”: la damigella sifilitica che piange, la moglie che sorride pensandolo. Una fine che accarezza con tenerezza la sua figura e la sua personalità carismatica. Turner non accettò centomila sterline di allora per lasciare i suoi dipinti allo Stato inglese e per farli godere da tutti gli esseri umani che lui riuscì ad amare solo attraverso le parole dei colori.

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Pubblicato il: 10 febbraio 2015

Argomenti: DiSbieqo, Quaderni

Visto da: 944 persone

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Una risposta a: Turner, di Mike Leigh (2014)

  1. avatar Paola scrive:

    Anche a me il film è piaciuto, siamo andati a vederlo anche sull’onda di un recentissimo soggiorno a Londra e relativo tour dei musei più importanti, tra cui la Tate Britain dove stava finendo una mostra temporanea a lui dedicata “Late Turner”.
    Certo che l’uomo (uomo?) Turner mette a dura prova l’apprezzamento per il pittore, a me riesce difficile separare nettamente i due profili e non esserne condizionata.
    Detto questo il film merita ampiamente di essere visto , proprio perchè si “vedono”,come scrive bene Yuri, paesaggi che incantano e sfumano nel quadro senza soluzione (apparente) di continuità.
    Anche la rievocazione storica di un luogo e di un periodo mi è parsa molto accurata e ottima la recitazione.
    Sì, Turner che rifiuta una gran somma per donare allo Stato e quindi alla libera fruizione di tutti ( a proposito, nella peraltro costosissima Londra, l’ingresso nei musei, nelle loro esposizioni permanenti, è gratis) le sue opere ce lo fa risalire di molti punti nella classifica, ma è tutto oro quello che riluce?
    Non è forse il modo per assicurarsi un riconoscimento universale e imperituro alla sua arte e dunque un modo per soddisfare un egocentrismo spinto all’estremo?

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