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SerieQ The Affair: cronache di poveri amanti

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Siccome Gotham è troppo pop e How to get away with murder troppo guilty pleasure, The Affair è stata celebrata da tutti i wannabe seriofili come miglior show all’esordio nell’autunno 2014. Oltre a una supposta assenza di concorrenza, gioca a favore di The Affair anche il suo pretenziosissimo gigioneggiare: trama complessa, atmosfera indie e stucchevole abbondanza di immoralità e tradimenti.

La serie va così: The Affair, la scappatella, appunto, viene raccontata un pezzetto alla volta (centellinata con nazi-sadismo), dai due fedifraghi, ciascuno narratore (dal suo punto di vista) della stessa parte di storia. Il che, inizialmente, è straordinariamente curioso: se lui ricorda di averla notata grazie al di lei gluteo, lei ricorda le di lui filosofiche dissertazioni su come una scelta possa cambiare il senso della nostra vita. Insomma, gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere e a cominciare una relazione extraconiugale è sempre un altro e del resto so resistere a tutto tranne alle tentazioni. Questo bel nugolo di ovvietà, unite al senso di noia dovuto alle inevitabili ripetizioni nella seconda versione dello stesso evento, soffoca ben presto il divertimento di giocare a spot the difference.

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Inoltre, i personaggi sono straordinariamente tediosi: lui è uno scrittore col blocco dello scrittore (ne esistono forse altri tipi?) in villeggiatura in un tipico luogo di aggregazione estiva; lei è una del posto, madre di un figlioletto morto che mischia dolore e languore per creare la sintesi perfetta della slut.

Anche sul piano estetico le cose non funzionano. Sì, perché lei (Ruth Wilson) è una finta-bella ma vera-brutta, lui (Dominic West) un anzianotto inglese tutto stropicciato: vederli accoppiare è quanto di più repellente abbiano mai accoppiato in televisione. Ma a rendere The Affair davvero insopportabile è la fastidiosa tendenza a usare il dolore come simbolo ridondante e superficiale di profondità spirituale: il che andrebbe pure bene se fossi un’adolescente dello Yorkshire su Tumblr, ma da una serie che ha dei writing credits così, mi aspettavo di più.

Infatti, dopo aver scritto quella meraviglia di serie che è In Treatment, Hagai Levi e Sarah Treem danno vita a questo show, che è esattamente l’opposto. In Treatment sapeva essere al tempo stesso cerebrale e avvincente, coltivando il culto della razionalità e scovando la densità del significato anche nel più “casuale” dei pensieri; viceversa, The Affair è costellata di luoghi comuni, abusa di riflessioni riciclate, sommerge di noie velleitarie varie.

Quindi, il primato di The Affair è questo: è la serie più sopravvalutata del panorama televisivo 2014. È il Van Gogh, la Sophia Loren delle serie tv: è giusto che si sappia.

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Pubblicato il: 8 gennaio 2015

Argomenti: Quaderni, SerieQ

Visto da: 766 persone

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