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“Microbi domestici e addomesticati”. La storia dei microbi buoni in un libro

Manuela-Giovannetti

Il nuovo libro di Manuela Giovannetti, Direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca “Nutraceutica e Alimentazione per la Salute” dell’Ateneo pisano, mostra le straordinarie imprese compiute quotidianamente dai microbi benefici, che gli umani hanno addomesticato durante la loro storia.

Come è possibile addomesticare i microbi? E a quale scopo poi? Sono queste alcune delle domande a cui risponde, con rigore scientifico e piglio divulgativo, il volumetto fresco di stampa Microbi domestici e addomesticati (ETS, 2014) della professoressa Manuela Giovannetti.

In un mondo senza microbi non ci sarebbero vino, birra, formaggi, pane, caffè, cioccolata, ma anche molti farmaci

“La maggior parte delle persone considera i microbi, in modo negativo cioè come ‘germi’ o ‘batteri’ – spiega Manuela Giovannetti – eppure fin dalla nascita della civiltà, senza vederli e senza conoscerne l’esistenza, abbiamo utilizzato e manipolato i microrganismi per produrre cibi e bevande. E ancora oggi essi sono alla base della nostra vita quotidiana. Proviamo solo a immaginare per un momento un mondo senza microbi: dovremmo fare a meno di vino, birra, formaggi, yogurt, pane, pizza, caffè, cioccolato, funghi e tartufi, ma anche di un gran numero di sostanze terapeutiche come antibiotici, cortisone e insulina”.

Insomma tutti noi conviviamo da sempre con le straordinarie imprese compiute quotidianamente dai microbi benefici. Basti pensare che il nostro intestino ne contiene da 10 a 100 mila miliardi (cioè circa 10 volte di più del totale delle cellule di tutto il nostro corpo), che in media pesano circa 1,2 Kg e che il loro genoma collettivo contiene almeno 100 volte più geni di quelli presenti nel nostro. Questi microbi non sono nostri commensali, ma dei veri e propri simbionti mutualistici, capaci di degradare molti polisaccaridi di origine vegetale di cui ci nutriamo, altrimenti indigeribili, e di sintetizzare aminoacidi e vitamine essenziali.

Ma nonostante tutto, i microbi continuano a godere di una cattiva fama. Se però cambiamo loro nome, e li chiamiamo “fermenti”, tutto cambia come dimostra la pubblicità delle grandi industrie alimentari. Basta infatti soffermarsi a leggere l’etichetta degli yogurt e dei vari tipi di latte fermentato per scoprire che i miliardi di fermenti vivi e attivi  non sono altro che “microbi” come i bifido batteri, gli streptococchi e i lattobacilli.

“Sono dunque partita da queste considerazioni – conclude l’autrice –  per raccontare le straordinarie imprese compiute dai microbi benefici che gli esseri umani hanno addomesticato durante la loro storia, usando sistemi sempre più precisi e raffinati per trasformarli in piccole ‘macchine’ capaci di produrre alimenti e bevande prelibati, composti farmaceutici salvavita e beni industriali di grande diffusione”.

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