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Lenticchie Caro Babbo Natale…

*maya*-flickr

Caro Babbo Natale,
come ogni anno sputazzo sul francobollo e ti invio la mia letterina. La leggerai, almeno a ‘sto giro? No perché so’venticinque anni che ti chiedo una terza di reggiseno e mi ignori, fampo’ te.
Ma vabbè, è di nuovo Natale e di nuovo siamo tutti più buoni e pronti a tuffarci nei pentoloni di cotechini e lenticchie (o di tofu e lenticchie, o di seitan e lenticchie, vedi tu Babbo, è Natale e mi sento egualitaria, tiè!).

Fa’ che quest’anno nessun bimbo pianga perché la nonna gli ha fatto l’ennesimo maglione ai ferri. Rosa confetto. E lui si chiama Ruggero.
Proteggi gli amanti del panettone senza canditi, colpiti continuamente da vessazioni come “Io lo compro con tutto, poi i canditi te li levi da te”.
Dona Maalox a tutti noi, che nelle notti tra il 23 e il 26 patiremo le pene dell’inferno e sogneremo cinghiali danzanti che battono sui bonghi comodamente seduti sulle nostre panze.
Insegnaci ad addobbare l’albero di Natale o quantomeno a far capire alle nostre madri che il puntale è l’ultima cosa da mettere.
Da’ conforto a tutte le pecorelle del presepe che ogni anno si fanno le feste stese su un fianco, con una zampa di meno o in bocca al cane.
Infondi negli umani spiriti il sacro terrore per la tombola coi facioli. O con le bucce dei mandarini. O coi ceci.
Dona a tutti noi un vascello di spicci rigorosamente da perdere durante biechi tornei a Mercante in fiera.
Unisci i parenti, dividi l’abbacchio e allunga ‘mpezzeto de torrone bianco, di quello che non fai in tempo a scartarlo che già hai sei carie.
Chiedi a Benigni se cortesemente può evitare di leggere la propria letterina di Natale in otto serate dedicate a noi (?) da mammaRai.
Di’ alla Littizzetto che la sua, di letterina, farà sicuramente più share, ma questo non le consente di indossare impunemente calzature antinfortunistica con suola-tacco mille in asfalto carrarmato del circuito di Imola.
Fa’ sapere a Napolitano che il suo discorso, come ogni anno, dividerà l’Italia nei partiti “Evviva il Presidente” vs “Lui non è il mio Presidente”, ma su una cosa le due fazioni saranno concordi: “Oddio meno male non è Crozza”.
Calma gli animi, infila tozzetti e vin santo in bocca a tutti ed evita che si scatenino faide familiari perché “Tu m’hai dato il sette e m’hai fatto sballare, stronzo!” “Ma…stiamo giocando a briscola…”.
Rimanda a casa i bambini “A NATALE PUOOOOOOOIII…”, so’tredici anni che i genitori li aspettano in ansia.
Prova a far capire ai commensali che gli avanzi del pranzo possono essere riscaldati e mangiati anche a cena, e che magari sarà un’ottica democristiana o altri cliché, ma c’è davvero gente che andrebbe a mangiarseli pure dentro al secchio, i nostri “scarti”.
Fa’ che nessuno lasci fuori il cane al freddo per evitare figuracce con gli ospiti, senza rendersi conto che sbattendo il peloso sul pianerottolo ne ha già fatta una che vale il triplo.
Inculca a tutti la filosofia del “Chettenefrega se vi siete lasciati, tiè, magna ‘sta coscia d’abbacchio e butta giù un quarto di Frascati e passa la paura”.
Fa’ che nessuno molesti le BabboNataline dei grandi magazzini solo partendo dal presupposto che, se stanno in minigonna e tacchi alti, un motivo ci sarà. Sì, infatti. Ma magari non è quello di farsi toccare.
Fa’ che tutti i grandi paroloni dell’anno, Ripresa, Manovra, Femminicidio, Tasse, Licenziamenti, Contratti, Precariato vengano sublimati, per un giorno solo, in un enorme ciambellone alla merda da riporre nel cassetto più buio e nascosto di casa.

E ti prego, ti preghissimo, fa’ in modo che mi cresca una terza di reggiseno.
Altrimenti il ciambellone alla merda tirato fuori dallo scantinato so già a chi indirizzarlo.

Con i miei più asociali auguri,
Alessia R. Terrusi

 

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Pubblicato il: 25 dicembre 2014

Argomenti: Lenticchie, Quaderni

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