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La Pubblica Assistenza del Litorale interviene sui rom: “Con quale spirito Pisa partecipa all’integrazione?”

rom

Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Antonella Serani, della Pubblica Assistenza del Litorale pisano, sul tema dei diritti dei rom, tra tavoli regionali per l’inclusione, Fondi Europei per concretizzare le politiche di inclusione, mentre a Pisa si lavora per dimezzarne la presenza. Dal litorale lo sforzo della Palp per riportare al centro della questione i bisogne delle persone.

A Putignano la gente si lamenta, si riunisce in comitato, si sente aggredita e le Istituzioni rispondono, vice prefetto e assessore al sociale, nonché in prima persona il sindaco di Pisa ringraziano i cittadini perché sentinelle sul territorio di un disagio e di un’insofferenza crescente.

E rispondono con i fatti: “I rom censiti sono 860 e il nostro obbiettivo è arrivare alla metà…(..)nel rispetto della legalità che deve valere per tutti” ha affermato l’assessore Sandra Capuzzi.

E sul Litorale, dove insiste ancora il campo “abusivo” della Bigattiera, la gente che fa, si lamenta? Sicuramente, anche se i rumors del Litorale sembrano più legati al malcontento generale, ad un insofferenza diffusa nei confronti degli immigrati, zingari ecc., di certo ben amplificati dal clima nazionale della difesa da parte del cittadino italiano del suo posto al sole, sempre più freddo e meno riscaldato, e minacciato dalla diffusione di una microcriminalità generalmente attribuita agli “altri”.

Il viceprefetto invitava i nomadi che vivono in situazioni di illegalità “ad abbandonare spontaneamente la zona” ed è facile immaginare che l’appello fosse rivolto a tutti i Rom

“Davanti alla Coop – ci spiega Adriana, una volontaria del Banco Alimentare della Pubblica Assistenza del Litorale Pisano riferendosi al punto vendita in Largo Betti – ci sono donne che vivono al campo e che davanti al supermercato aspettano che qualcuno le aiuti, comprando magari qualche prodotto di prima necessità per i bambini. E ormai si è stretta intorno a loro una catena di solidarietà – continua Adriana – per cui qualcuno porta loro vestiti, biancheria, o altre cose di cui possono aver bisogno”. Eppure la stessa Coop di Marina di Pisa si è dotata di un servizio di Guardie Giurate anche per disincentivare il fenomeno dell’accattonaggio davanti al supermercato; un fenomeno che davvero ha un connotato diverso sul nostro Litorale, perché queste donne che chiedono aiuto son ben conosciute dalla popolazione locale. Hanno bimbi che nonostante tutto vanno a scuola con i bimbi dei marinesi e tirreniesi, hanno maestre che spesso si offrono di andare a prendere i bimbi al campo per portarli a scuola, conoscono genitori che se c’è un compleanno si offrono di andare a prendere al campo i bimbi per fargli far festa con i propri.

Al campo della Bigattiera oggi ci sono 100 persone, o poco più. Qualcuno se n’è andato nelle settimane scorse perché il messaggio che arriva dall’amministrazione è chiaro: quel campo è abusivo, va chiuso. E davvero sarà entro la fine di dicembre la chiusura? “Non crediamo che ce la facciano davvero a smantellare – spiegano ancora le volontarie del Banco Alimentare della PALP – entro la fine del mese. Certo è che l’amministrazione spera che si convincano ad andarsene da soli tutti al più presto”. Del resto proprio in questi giorni dalle colonne delle testate locali il viceprefetto Romeo invitava quei nomadi che vivono in situazioni di illegalità o hanno commesso reati “ad abbandonare spontaneamente la zona” ed è facile immaginare che l’appello fosse rivolto a tutti i Rom presenti nel territorio comunale, Bigattiera assolutamente inclusa.

Ma i volontari della PALP continuano a descrivere i tratti personali di ciascuna di quelle 100 persone che ancora vivono alla Bigattiera, perché loro conoscono quelle persone. Sono almeno 20 anni che seguono gli avvicendamenti sul territorio di gruppi di persone dislocate lì in via temporanea, emergenziale. La Pubblica Assistenza locale anni fa organizzava i campi solari con i bimbi rom, il Presidente della PALP Aldo Cavalli, per tanto tempo è entrato nelle scuole per offrire a coloro che non erano al passo con gli altri le stesse opportunità di scolarizzazione. E andava anche nel campo a fare lezione, perché nessuno rimanesse indietro.

Ci sono persone costrette alla Bigattiera perché agli arresti domiciliari e la propria condizione sanitaria è incompatibile con il carcere. Ci sono patologie come l’autismo, senza contare che la depressione mangia letteralmente la testa della maggior parte delle donne del campo.

Oggi la PALP continua ad essere un punto di riferimento per questa gente, perché porta loro il pacco alimentare una volta al mese, ma anche perché ogni giorno riceve le richieste, ad esempio, di acquisto di quei farmaci, tanti, che le donne non possono comprare per i propri figli. Ci sono almeno 6 casi in quello spaccato di emarginazione di situazioni sanitarie certificate come gravi, che quindi necessitano di permanenza sul territorio per motivi di cura. Ci sono casi di persone costrette al campo della Bigattiera perché agli arresti domiciliari in quanto la propria condizione sanitaria è incompatibile con il regime carcerario. Ci sono casi di patologie come l’autismo per alcuni bambini che vivono li; senza contare che la depressione, non curata appropriatamente, mangia letteralmente la testa della maggior parte delle donne di quel campo. Ma del resto l’accesso ai servizi sanitari per loro non è scontato, si corre al pronto soccorso sempre, anche quando il bimbo ha un bel raffreddore e la febbre. Perché per gli irregolari è così, il medico di medicina generale non c’è, o se c’è è per lo spirito di servizio di qualche medico locale che collabora con la Pubblica assistenza del Litorale, che nel campo tante volte c’è andata anche per monitorare la situazione igienico-sanitaria. Che è pesantissima, si sa, ma non ci può far niente: il campo va smantellato.

“Ce lo dice l’Europa che dobbiamo chiudere i campi” ripete come un mantra Aldo Cavalli, che ormai è anche un bel po’ stanco di sollecitare un dibattito, di mettersi a disposizione di chi vuol prendersi carico di una questione che non può essere ricondotta solo all’ambito del rispetto delle regole. Perché per chi rispetta le regole ma si trova in una situazione di emarginazione come quella di chi vive in quel campo sulla Bigattiera quali sono le opportunità di cambiamento? “Il rimpatrio assistito – spiega Carla, un’altra volontaria del Banco Alimentare – pochi soldi per tornare in un posto dove non riusciranno a garantirsi una vita degna; oppure andare a vivere a casa di qualche parente fortunato che una casa ce l’ha”. Come quella signora che prima viveva al campo e ora ha una casa di forse 60 metri quadrati che deve ospitare 11 persone, suoi parenti che fino a ieri vivevano alla Bigattiera.

“Non si spostano le persone come pacchi” diceva qualche giorno fa un operatore sociale che di campi e soluzioni alternative ai campi se ne intende davvero. Aggiungiamo poi che se su un Comune insiste una “quota” alta di Rom non è facile, anzi è impossibile far sì che un Comune poco distante si prenda una parte di quella quota così da rendere possibile accoglienza e interventi dignitosi su piccoli nuclei di persone. Questo tipo di solidarietà i Comuni non l’hanno mai manifestata, figuriamoci se lo faranno oggi che con i bilanci ridotti all’osso riescono a garantire a malapena i servizi per gli “italiani”.

I campi si devono chiudere. Teniamo sempre fermo quest’assioma. E infatti il punto è cosa si fa mentre, o dopo, o anzi meglio, prima, di smantellare i campi. C’è tutta una normativa nazionale, che nasce dalle indicazioni dell’Europa, che si traduce poi in atti di governo a livello regionale, come la delibera del febbraio 2013 della giunta Toscana che istituisce il “Tavolo regionale per l’inclusione e l’integrazione sociale della popolazione Rom, Sinti e Caminanti”. E poi ci sono i fondi europei 2014-2020, per i quali la regione ha formulato un piano operativo dal titolo “investimenti a favore della crescita, dell’occupazione e del futuro dei giovani”, all’interno del quale fra gli obbiettivi e le priorità d’investimento si individua l’integrazione socio-economica delle comunità emarginate quali quella dei Rom.

Insomma, da tre anni la gente della Bigattiera vive in un campo che le normative europee, nazionali e regionali dicono che deve esse chiuso. Nel frattempo si sono specificati i piani d’intervento con tanto di fondi europei dai quali attingere per concretizzare le politiche d’inclusione, e a Pisa che si fa? Intanto si prova a dimezzare la popolazione che si deve includere. Il tavolo regionale però non è il posto dove si coordinano gli sgomberi, ma dove si pianifica l’integrazione. E allora qual è il vero spirito con cui Pisa partecipa a questo gruppo di lavoro?

Antonella Serani
Pubblica Assistenza Litorale Pisano

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Scritto da:

Pubblicato il: 20 dicembre 2014

Argomenti: Cronaca, Lungomare, Pisa, Politica, Sociale

Visto da: 1181 persone

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3 risposte a: La Pubblica Assistenza del Litorale interviene sui rom: “Con quale spirito Pisa partecipa all’integrazione?”

  1. avatar PippiCalzelunghe scrive:

    Antonella Serani non sarà mica la stessa persona che lavora alla Palp stipendiata dalla Società della Salute? non lo voglio credere deve per forza essere un omonima…

  2. avatar Aldo Vittorio Cavalli scrive:

    Sono il Presidente della Pubblica Assistenza del Litorale PIsano, il mio nome, al di la di pseudonimi più o meno fantasiosi, è Aldo Vittorio Cavalli. Desidero chiarire alcune cose al meno riconoscibile, PippiCalzelunghe.
    La prima è che la Signora Antonella Serani, non è stipendiata dalla S.d.S. della zona Pisana , ma è una collaboratrice della PALP.
    Devo poi dire che , per buona pace del detto PippiCalzelunghe, la Serani svolge una attività molto importante nel settore sociale dell’Associazione. Si occupa tra l’altro anche di casi sociali riguardanti persone con problematiche varie.
    Se il PippiCalzelunghe ha necessità di un aiuto, anche per rendere palese la propria persona ed il proprio “essere” qui in Associazione siamo disponibili a dargli una mano come facciamo con tutti dagli “ultimi” ai “rimi” ed anche a chi desidera, mi restano oscure le ragioni, vivere ed agire nell’anonimato .
    Può rivolgersi anche alla Signora Antonella Serani!
    Dr. Aldo Vittorio Cavalli

  3. avatar laura scrive:

    se non si integrano loro con la loro volontà perchè non se ne ritornano a casa? ma guarda un pò stai ha vedere che anche questa coperativa è pagata con i soldi pubblici? ma con quello che è successo a Roma avete ancora il coraggio di parlare. Bhà!!!!

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