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PaginaQulo Senza faccine l’amore non esiste più

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Tanti anni fa c’erano lettere d’amore che ci mettevano mesi ad arrivare, gli innamorati attendevano, tra speranza e disperazione, poi ecco quel rumore di zoccoli al galoppo, quello stantuffio vaporoso, e forse, la tanto agognata lettera d’amore scritta a centinaia di chilometri di distanza stava arrivando davvero.

Ora è tutta una questione di frazioni di secondo. Non c’è tempo per scrivere niente, c’è solo il tempo per fare una faccina. Un emoticon. Che poi mi dicono ci sia differenza tra emoticon, emoji e adesivo, l’emoticon è solo una faccina, una figurina composta da lettere e simboli tastati sulla tastiera.

 

<)…. Ma che cuore è mai questo? Un cuore asimmetrico, un cuore di chi ha sbagliato qualcosa d’importante, un cuore di chi si merita un’altra storia in bianco. Una frazione di secondo e ti sei giocato un’altra possibilità. Tasti male, e dall’altra parte dello schermo, il gelo.

 

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Ultimamente cactus come questo mi aiutano a comunicare nelle questioni importanti. Sono cactus sorridenti, socievoli, cercano il contatto, ma son pur sempre cactus, e abbracciare un cactus è un’azione che lascia il segno. Uso con piacere anche la serie dei lottatori di wrestling con le maschere da uomotigre e quella degli uomini pesce in giacca e cravatta, pesci in carriera, con la bocca che ricorda qualcosa del terribile Dottor Destino, antagonista dei Fantastici Quattro. Perché il manager, a noi di sinistra, ci puzza sempre un po’ d’automa.

 

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In chat puoi fare un sacco di cose con una faccina sola. Puoi diventare un ninja che taglia l’aria a spicchi con la spada, e poi sparisce in una nuvoletta non prima di aver ritualmente salutato. Puoi vomitare e poi mandare baci, trasformarti in uno scoiattolo che rosicchia una nocciola con ambiguo movimento in su e giù. Puoi diventare John Travolta o più sobriamente vestirti da portiere di notte e salutare in un ossequio estremo. -In un estremo ossequio- forse il successo delle faccine è anche dovuto al dilagare di espressioni d’indigesto intellettualismo come questa, che hanno generato un riflusso spontaneo di smorfie primitive subito amato e metabolizzato da un trasversale e contraddittorio ceto popolare, più desideroso di scenette da bar con finale a sorpresa, (tipo vetrata spaccata da doppio calcio volante) che di cultura alternativa e complicata, quella che quando sta male, inizia, da sola, a chiamarsi, cultura -altra-.

 

Quante volte siete rimasti bloccati, indecisi se tastare il sorriso semplice o il sorriso con l’occhiolino? Avete sentito tutto il peso sullo stomaco di quando la vita è a un bivio decisivo. Ecco, in questi casi, vi consiglio una cosa, pigiate, sempre, il sorriso con l’occhiolino: alla collega, al fratello, a quella che vi garba, all’amico, a quello appena conosciuto, alla direttora. Mal che vada vi piglieranno per un frescone di quelli entusiasti della vita, quelli che di giorno provano a diffondere il calore umano che gli sembra d’aver sentito la sera.

 

Per natale come regalo vorrei un adesivo-emoticon da usare in chat: un maialino che caca sui regali sotto l’albero. Fa una merda così grossa che rimane solo una piramide di merda con una stella cometa sulla cima. Chiedo troppo?

Ico Gattai

 

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Pubblicato il: 19 dicembre 2014

Argomenti: PaginaQulo, Quaderni

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