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Occupata la Provincia, protesta contro licenziamenti e tagli

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Presidio alla sede della Provincia di Pisa, dove circa 300 lavoratori si sono mobilitati contro le riduzioni del personale e i tagli previsti dalla Legge di Stabilità in discussione in queste ore. Un’occupazione  che continuerà fino a domani perché a rischio ci sono 250 posti di lavoro a cui si sommano quelli dei servizi in appalto alle cooperative sociali, portineria (18 posti), pulizie e altri servizi. Ma anche la manutenzione del territorio, delle scuole, delle strade, quelle funzioni insomma che fino ad oggi erano assegnate alla Provincia e che con la riforma Del Rio dovranno essere riassegnate.

“La riforma taglia a priori il personale” denunciano con voce univoca Cgil, Cisl, Uil e le RSA aziendali. Ad abbattersi sulle provincie italiane, se non interverranno modifiche, sono 3 miliardi in tre anni, che per Pisa si traducono in una decurtazione del 52% sul bilancio del 2014: una cifra che si aggira intorno ai 10 milioni di euro.

 

 

In totale i lavoratori diretti della Provincia di Pisa sono 475, di questi 250 dovrebbero seguire le funzioni che dalla provincie saranno riassegnate ad altri enti locali. “Ma le funzioni – spiega Marco Menicucci della Cgil funzione pubblica – devono essere ancora riassegnate e senza un allentamento dei vincoli del patto di stabilità gli enti hanno scarse capacità di riassorbirli. Il Comune di Pisa ad esempio allo stato dei fatti può assumere solo 6/7 unità di personale”.

Ad essere assente oltretutto, denuncia Cinzia Ferrante della Cisl funzione pubblica “un tavolo di regia a livello locale capace di far fronte a questa situazione. Il sindaco di Pisa, Marco Filippeschi è anche il presidente della Provincia, ma quando il Comune presenta il piano del personale e annuncia l’assunzione di 57 persone in tre anni non si preoccupa degli esuberi in Provincia. Il piano del personale annunciato ha il sapore di una pubblicità politica, mentre persone che lavorano da 20 anni e hanno accumulato esperienza faranno grande fatica a ricollocarsi nel mondo del lavoro”.

Senza un piano serio capace realmente di riassorbire il personale, là dove saranno riassegnate le funzioni “per i 250 lavoratori la prospettiva è l’apertura della procedura di mobilità che prelude ai licenziamenti” dice Menicucci.

Futuro incerto anche per i lavoratori delle cooperative che hanno in appalto alcuni servizi: l’appalto scadeva in questi giorni ma, spiega ancora Menicucci “sono state trovate le risorse per una proroga di sei mesi. Con i tagli in arrivo però, che sarà di loro a giugno?”

Accanto a quella dei posti di lavoro a giocarsi è un altra partita importante, quella delle funzioni. La Provincia fino ad oggi ha infatti gestito e amministrato aspetti di non secondaria importanza: la manutenzione delle scuole, l’assetto del territorio e 11 mila km di strade provinciali.

All’orizzonte con le decurtazioni in programma i sindacati vedono l’impossibilità di gestire in maniera ordinaria queste funzioni: “Si aprirà la strada agli interventi di emergenza, che obbligheranno a trovare i soldi solo al momento del bisogno”. Emergenze che nella prassi hanno costi più alti rispetto alla manutenzione ordinaria e alla prevenzione, e che con sé tendono a portare impatti nefasti sul territorio.

Da non sottovalutare poi il fatto che la riassegnazione delle funzioni, se non avverrà contestualmente a quella del personale, rischia di scontrarsi con una mancanza di professionalità e di strutture capace di affrontarle. “Non a caso – spiegano – le RSU regionali hanno espresso preoccupazione di fronte all’ipotesi di passaggio di alcune competenze provinciali in mano alla Regione”.

Quella che si è aperta conclude Cinzia Ferrante è “la più grande operazione di mobilità nel pubblico impiego. Il nostro timore è che sia il preludio di ciò che avverrà anche negli altri comparti pubblici, come nella sanità dove la Regione parla di 3.500 esuberi”.

Domani i rappresentanti sindacali dovrebbero incontrare Marco Filippeschi che come presidente della Provincia negli scorsi giorni ha espresso la necessità di emendare la legge di stabilità che mette le province, e di rimando i comuni, in una “situazione di grave criticità. Il taglio delle risorse rende la legge Del Rio inattuabile e non consente di gestire le competenze fondamentali quali scuole, strade e difesa del suolo”.
Domani infatti il quadro che si apre con la Legge di Stabilità potrebbe essere più chiaro.

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