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Domus in alto mare: langue l’accordo con il Ministero e le porte restano chiuse

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Quali prospettive e quali progetti per la Domus Mazziniana? A chiedere risposte sul futuro della Domus Mazziniana è Una città in comune – Prc che già lo scorso giovedì aveva presentato un’interrogazione in consiglio comunale sull’argomento: cosa si sta facendo per rendere nuovamente fruibile la struttura e il suo patrimonio e quale sia lo stato di salute del Centro Internazionale di Studi sulla democrazia, che qui è stata costituita nel 2011?

Perché se si sono risolte le questioni legate alla sicurezza antincendio e al certificato di agibilità della struttura – assenti al momento della vista del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nell’ottobre del 2011 – da sciogliere restano nodi determinanti per l’apertura della Domus:
la stipula di un accordo quadro fra Scuola Normale Superiore e Mibact, che consentirà di dislocare due dipendenti della Scuola presso la Domus; e il reperimento delle risorse necessarie alla sua apertura. 60 mila euro all’anno è la cifra stimata  per garantire il funzionamento della struttura: bollette, riscaldamento, pulizia.

Di fatto nulla è cambiato in questi mesi, come spiega lo stesso direttore della Scuola Normale e commissario della Domus Fabio Beltram: “Il primo passo da compiere è la stipula dell’accordo quadro con il Ministero, con cui va avanti il dialogo. Rosanna Rummo, della direzione Generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore, la sottosegretaria Ilaria Borletti Buitoni e lo stesso Ministro Dario Franceschini con cui ho avuto modo di confrontarmi, stanno seguendo con interesse la vicenda”. Da parte dei vertici del ministero dunque ci sarebbe l’intenzione di giungere a una soluzione, ma il tempo passa e ancora l’accordo non è stato sottoscritto.

“Complicazioni formali – dice Beltram – hanno comportato dei ritardi, a cui a contribuito anche la ristrutturazione del Ministero”.

Anche sul versante risorse la stipula dell’accordo quadro sembra essere un fattore determinante: “Oggi il Mibact non ha la forza di far fronte alle spese necessarie al funzionamento della Domus – afferma Beltram – Con la stipula dell’accordo però sarebbe nelle condizioni di reperire risorse dalle proprie voci di bilancio”.

Un coordinamento fra più enti potrebbe però, sostiene il consigliere Ciccio Auletta, consentire di mettere insieme 60 mila euro “che non sono certo una cifra astronomica, basti pensare al protocollo di intesa firmato con a Regione che destina a Pisa 13 milioni di euro. Perché in quel contesto non si è pensato inserire anche la Domus?”.

Stesso discorso per il magazzino a Perignano di Lari in cui viene conservata, inscatolata, una parte importante del patrimonio documentario della Domus Mazziniana, per cui la Normale paga un affitto annuo di 26 mila euro: “Sarebbe auspicabile – commenta il consigliere comunale – che gli enti potessero individuare una soluzione alternativa che non comporti oneri”.

A Perignano sono conservati libri e riviste di quel patrimonio culturale composto da 40.000 volumi, dall’archivio con le lettere e i documenti di Mazzini e un’emeroteca che conserva 3.000 testate complete dall’800 in poi. Documenti che e volumi che non sono più consultabili per gli studiosi da quando, con la ristrutturazione dell’edificio, sono stati spostati nel magazzino.

Una ristrutturazione avvenuta nel 2011 firmata dell’architetto romano Annalaura Spalla con fondi provenienti direttamente da Roma e costata 2,4 milioni di euro, che “ha trasformato radicalmente la funzione della struttura che da centro di conservazione e di raccolta di documenti è diventata museo virtuale”, sottolinea Una città in comune. “Il risultato è che la maggior parte dei libri e dei documenti lì conservati è stata sfrattata. La Domus rappresenta uno dei paradossi di questa città: un’operazione che doveva servire a valorizzarla e che invece ha prodotto lo smembramento del suo patrimonio. Un progetto di facciata, che non ha portato a una reale fruibilità”

Fra le questioni che devono ancora trovare una risposta il futuro del Centro Internazionale di Studi sulla Democrazia, istituito in occasione dell’inaugurazione dl 2011: anche qui a pesare è l’assenza di risorse economiche, insieme ovviamente all’attuale non fruibilità della Domus. L’assessore Dario Danti in consiglio comunale ha spiegato che è stato chiesto il sostegno della Regione Toscana, che al momento però non pare intenzionata a mettere in campo finanziamenti.

Il destino della Domus Mazziniana sembra quello del commissariamento: il primo commissario negli anni ’90 fu l’allora Rettore dell’Università Luciano Modica, dal 2003 al 2013 l’incarico toccò a Marco Paoli, bibliotecario e archivista, oggi è Fabio Beltram in qualità di direttore della Scuola Normale.

“Quando e come si tornerà a un regime normale? – chiede Una città in comune – C’è una programmazione in tal senso, esistono dei piani per far sì che questo luogo abbia un senso?”.

Il commissariamento spiega Fabio Beltram “ha una funzione amministrativa e gestionale, diversa cosa è l’attività di ricerca che potrà essere svolta quando la Domus sarà in condizione di essere riaperta. La Scuola Normale – sembra voler rassicurare Beltram – non vuole mettere il cappello su questa istituzione che fa parte degli Istituti storici di interesse nazionale e così resterà.
Una cosa è il contenitore, altra il contenuto: ora il problema è rendere fruibile l’oggetto, dopo di che professori, ricercatori potranno sviluppare progetti che, anche economicamente, viaggeranno su binari diversi”.

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Pubblicato il: 18 dicembre 2014

Argomenti: Cultura, Pisa

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