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Serie Q Masters of Sex

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Nell’America di fine anni ’50, mentre il patriarcato è ancora saldamente in voga ed Elvis fa scandalo agitando il suo pelvis, uno specialista della fertilità un po’ viscido e un’ambiziosa cantante di nightclub uniscono le loro competenze per studiare la sessualità umana.

La storia, tratta dall’omonimo libro di Thomas Maier, si sviluppa proprio intorno allo studio pioneristico su questo tema, che ai tempi di Eisenhower fatica a dirsi legittimo o a definirsi “scientifico”.

La materia è, com’è prevedibile, molto ammiccante, ma la serie decide di essere molto più cerebrale che fisica, confezionando il tutto in un period drama ad alto budget.

I due protagonisti sono eccellenti, entrambi chiamati a una prova attoriale che li costringe ad uscire dalla loro comfort zone. Michael Sheen deve rinunciare all’accento britannico (in cui, sostanzialmente, risiede tutto il suo fascino) per rendere la figura mediocre del dottor Masters, mentre Lizzy Caplan dismette i panni della spalla sarcastica e arguta (praticamente un unico personaggio che ha replicato in Mean Girl, Party Down, Bachelorette, Save The Date) per interpretare una protagonista che conquista immediatamente.

masters-of-sex-martin-sheen-ftrInfatti, il dottor Masters è fastidioso, ipocrita, bruttino; nella serie trionfa e cattura sempre lei, Virginia “call me Gini” Johnson. Donna indipendente, vive liberamente la propria sessualità senza diventare un deformato specchio dell’uomo: femminile, amichevole, tutt’altro che virago. Passata dai locali notturni alla segreteria di un ospedale, l’avvenente madre due volte divorziata attira gli sguardi concupiscenti di medici e specializzandi. Un dottorino l’accompagna a casa, lei chiarisce che non cerca un fidanzato, ma questo non impedirà certo loro di essere quello che nel ventunesimo secolo definiremmo trombamici. Folgorato, anzi, illuminato, il dottorino non riesce a dimenticare Gini e la seducente naturalezza con cui vive la sessualità. Cerca di conquistarla usando il linguaggio delle convenzioni, la corteggia, ma Gini non cede; sconvolto, incredulo, la schiaffeggia, Gini reagisce e non cede; allora il dottorino viene relegato al ruolo di macchietta comica dello show, emblema del giovane uomo consapevole che qualcosa nei costumi americani, ammorbati dalla morale protestante e ben lontani dalla rivoluzione sessuale, non va.

Insomma, la serie su fonda sullo studio, l’analisi, soprattutto la scoperta del mondo delle arti amatorie, declinate in una serie di personaggi (anche secondari), davvero originali: il già citato dottorino Haas, ma anche l’omosessuale represso e la di lui moglie che forse, una volta, crede di aver avuto un orgasmo. Il tutto, mischiando tragedia e levità, con grande abilità e precisione.

Una serie fondata sullo studio della sessualità umana e trasmessa dal canale americano Showtime: due elementi che facevano temere che lo show potesse avviarsi verso un delirio televisivo in nome del dio Priapo. Fortunatamente, dopo due stagioni e 24 puntate, la serie si mantiene ancora su un alto livello, facendo dell’intrattenimento il suo punto di forza.

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Pubblicato il: 11 dicembre 2014

Argomenti: Quaderni, SerieQ

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