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L’ira di Fondazione Teatro contro imprese e Regione: “Siamo l’unico teatro virtuoso, ma nessuno ci premia”

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Un’imprenditoria privata assente, totalmente sorda ai richiami della cultura. Una politica regionale pronta a tappare i buchi dei teatri in crisi ma non ad aiutare quelli virtuosi, e infine, direzioni artistiche dei teatri della costa incapaci di fare squadra e attenti solo al proprio orto. Si leva qualche sassolino dalla scarpa il presidente della Fondazione Teatro di Pisa Giuseppe Toscano, che dopo aver illustrato gli obbiettivi e le sfide per il Verdi, fa un confronto sulle situazioni degli altri teatri toscani sollevando qualche significativa differenza.

Se il Verdi è riuscito anche quest’anno a completare tre programmazioni di tutto rispetto su lirica, prosa e danza, di certo non lo si deve alla Regione o agli attori economici della città, ma, afferma, “a una politica di programmazione stringente, fatta di attenzione ad ogni economia possibile ma anche di promozione delle nostre attività e di coinvolgimento della città”.

Le imprese pisane non hanno risposto a una richiesta di aiuto di sole 2.000 euro. E parliamo di quelle per le quali non sarebbe stato un problema

Le accuse lanciate da Toscano e sottoscritte dall’assessore alla Cultura di Pisa Dario Danti sono rivolte innanzitutto all’imprenditoria pisana: “Abbiamo inviato una lettera circa un anno fa all’Unione Industriali di Pisa, nella quale chiedevamo alle imprese di partecipare alla vita del Teatro con un contributo di 2.000 euro all’anno, tra l’altro pienamente detraibile grazie all’art bonus“. A eccezione di 3-4 soggetti che hanno risposto positivamente, dice Toscano, “il resto è stato un silenzio. Non possiamo dire la stessa cosa delle società partecipate, che nonostante le difficoltà hanno deciso di mettersi in gioco, in particolare Toscana Energia e Acque spa. Per il resto dobbiamo registrare, con profondo rammarico, l’assoluta insensibilità degli imprenditori pisani, e non parlo di quelli per i quali 2.000 euro fanno davvero la differenza”.

Perché noi che siamo un teatro virtuoso abbiamo lo stesso trattamento di chi è perennemente in difficoltà pur ricevendo corposi aiuti pubblici?

Il secondo rimprovero è verso la Regione Toscana: “Com’è possibile che i teatri virtuosi della nostra regione – di fatto solo noi – abbiano lo stesso trattamento di quelli perennemente in difficoltà? Assistiamo a veri e propri interventi di sostegno pubblico a teatri che hanno lasciato dei buchi di bilancio importanti, senza fare nomi”, dice Toscano riferendosi evidentemente al Maggio Fiorentino, “e di fronte alle nostre richieste di aumento davvero irrisorio di finanziamento pubblico, ci viene detto che non è possibile”.

Le cifre di cui parla il presidente della Fondazione Teatro sono in effetti modeste: “Oggi il teatro di Pisa riceve 200.000 euro annui dalla Regione. Ce ne basterebbero 50, 100.000 in più per poter pensare a investimenti e consolidamenti. Di questi 200.000 infatti, 80 vanno all’Orchestra Regionale Toscana. È davvero impensabile un sostegno maggiore? Visto che il nostro teatro già pensa e agisce in un’ottica di razionalizzazione con le altre realtà di area?”

Realtà, infine, verso le quali è rivolto il terzo richiamo: “Esiste un protocollo fra i teatri di Pontedera, Pisa e Cascina, che consente la condivisione di servizi in una logica di risparmio per tutti. Noi abbiamo usufruito dei servizi di Cascina ad esempio, e puntiamo a farlo ancora, ma non ci sembra che dall’altra parte sia stato fatto lo stesso. Perché?”, domanda.

“Quanto agli altri teatri di area vasta – aggiunge – a eccezione di Torre Del Lago con cui stiamo lavorando, abbiamo difficoltà a coordinarci. A Livorno speriamo solo sia questione di tempo, perché c’è un management appena insediato ed è giusto che si ambienti. A Lucca ci sembra invece che il teatro vada per la propria direzione senza guardarsi intorno, e con scelte ai limiti della concorrenza”. E Toscano lo chiede senza mezzi termini: “È un problema di ottusità o solo di fuga in avanti della direzione artistica?”

A fare da sfondo in questa situazione già complessa, “una legge del 1967 scritta a mo’ di temino di scuola, una legge che va rivista con urgenza. Auspico che lo faccia Franceschini, in alternativa la Regione, a nuova legislatura, potrebbe farsene carico”. In quale direzione? “L’area vasta: una sola direzione artistica, un solo management. Altrimenti non usciamo dalla provincia, nessuno di noi”.

C.C.

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Pubblicato il: 4 dicembre 2014

Argomenti: Cultura, Pisa, Politica, Teatro

Visto da: 1269 persone

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