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Musica e numeri, intermezzi meccanici senza filo

1946_Wurlitzer1015

di Giovanni A. Cignoni, Giuseppe Lettieri, Alessandro Magnani

E così siamo arrivati all’ultima serata di Senza Filo. Noi ci siamo divertiti, speriamo di non avervi annoiato con troppi conti :) Rimangono ancora molte storie da raccontare e una quantità di 78 giri da ascoltare: prima dell’emmepitré è un progetto in corso, non mancheranno altre occasioni! Intanto, prima di stasera al Cantiere, l’appuntamento è oggi alle 17 al Museo: sale visitabili, calcolatrici (anche nude!), grammofoni, djset con le fonovalige, e happy hour con drink d’epoca.
Non mancate!

Ultimi giri – intermezzo n. 5, sabato 29 novembre

Nel senso delle manovelle. È sempre un po’ triste constatare la fine di qualcosa, per fortuna poi nasce qualcos’altro, diverso ma altrettanto interessante, quindi vediamoli come cambiamenti: il periodo dell’immediato dopoguerra e dei primi anni ’50 ne segna davvero tanti. Nel piccolo spaccato di mondo che abbiamo provato ad esplorare in queste serate se ne registrano di epocali su tutti i fronti.

Per quel che riguarda i generi musicali basta una parola, rock, e abbiamo detto tutto.

Guardando invece i supporti e i formati per la musica, i 78 giri 10” in shellac lasciano il posto ai 33 giri 12” e ai 45 giri 7” in vinile; i primi fatti per più brani e lunghi ascolti (long play, appunto), i secondi per essere più pratici e vendere meglio i brani più popolari.

Per la diffusione popolare della musica il periodo segna anche la fortuna dei jukebox.

1956_SeeburgVL200Esistevano già dagli anni ’30 e Wurlitzer era già un marchio ormai noto più per la musica a gettone che non per i magnifici e imponenti organi da teatro che avevano fatto la tradizione della ditta. Ma con i 45 giri i jukebox fanno un salto: da trenta titoli selezionabili lo standard passa a cento. Ai Wurlitzer si affiancano i Seeburg:, dal popolarissimo M100C al tecnologico VL 200 che per tenere traccia dei brani da suonare usava le memorie a nuclei di ferrite, una tecnologia condivisa con i più sofisticati calcolatori elettronici di quegli anni (inclusa la prima Calcolatrice Elettronica Pisana).

1955_PhilcoTPAPer l’incisione e la riproduzione del suono l’elettronica non ha più rivali. Nelle puntine il metallo e il bambù sono sostituiti da zaffiri e diamanti. La music box e la tromba di amplificazione sono rimpiazzate da valvole e altoparlanti. La Philco nel ’55 presenta il suo giradischi portatile a batteria: i consumi di corrente sono stati abbattuti passando dalle valvole ai nuovissimi transistor – un’altra tecnologia che condizionò anche la ricerca in informatica (inclusa la seconda CEP).

Alla fine degli anni ’50 arriva anche la riproduzione stereofonica. Al solito, esperimenti c’erano stati già da tempo. Nel 1939, per esempio, la Disney aveva realizzato “Fantasia” già con effetti surround su 8 canali optoelettronici, ma le sale in cui si poté ascoltare furono solo 14. Nel 1957 appaiono invece i primi dischi stereo commerciali. Tecnicamente metteranno d’accordo le due scuole di pensiero sulla direzione di incisione dei solchi: verticale, secondo Edison, orizzontale secondo Berliner. Per riprodurre i due canali della stereofonia saranno utilizzate entrambe.

1958_PhilcoTransacS2000

Fra le calcolatrici le manovelle sono rare ormai da anni. L’Olivetti per esempio, entrata nel mercato delle calcolatrici solo nel 1940, aveva stabilito di fare solo moderne e sofisticate macchine elettriche. Cambierà idea solo nel 1949 con la Summa 15, manuale e destinata alla fascia “povera” del mercato.

1947_Divisumma14

1948_CurtaAdvCon la Curta che vedremo stasera però la meccanica avrà il suo gran finale. Ha una storia drammatica ed è un capolavoro di miniaturizzazione, ne abbiamo già parlato tempo fa. Aggiungiamo solo un dettaglio curioso: fino agli anni ’70 era usata nei rally e nelle gare di regolarità dai navigatori per calcolare tempi, medie e distanze.

Per chi volesse uno sfizioso sostituto agli anonimi trip computer odierni qua ci sono le necessarie istruzioni.

I 78 giri scelti per l’ultimo appuntamento a Senza Filo sono:

1. Istambul (J. Kennedy, N. Simon), Joe “Fingers” Carr & his Ragtime Band, Capitol, 1953, 3’05”
2. Johnny is the boy for me (Spellman, Roberts, Paul), Les Paul & Mary Ford, Capitol, 1953, 1’55”
3. Hound Dog (J. Leiber, M. Stoller), Elvis Presley, RCA, 1956, 2’20”

Johnny is the boy for me
Johnny is the boy for me-e
Always knew that he would be-e
But I never caught his eye
He would alway pass me by
Never had a glance for me
Though I loved him from the start
And I told my eager heart
Johnny is the boy for me
Johnny is the boy for me-e
Always knew that he would be-e
Though he doesn’t know my name
I would play a waiting game
Knowing he would come to me
Ever since the world began
Woman always got a man
And Johnny is the boy for me
Johnny is the boy for me-e
Always knew that he would be-e
And one day he came my way
Having only this to say
Darling would you marry me
It was easy to decide
Yes my darling, I replied
Johnny, you’re the boy for me
Johnny, you’re the boy for me
Istanbul (Not Constantinople)
Istanbul!
Istanbul was Constantinople
Now it’s Istanbul, not Constantinople
Been a long time gone, Constantinople
Now it’s Turkish delight on a moonlit night
Every gal in Constantinople
Lives in Istanbul, not Constantinople
So if you’ve a date in Constantinople
She’ll be waiting in Istanbul
Even old New York was once New Amsterdam
Why they changed it I can’t say
People just liked it better that way
So take me back to Constantinople
No, you can’t go back to Constantinople
Now it’s Istanbul, not Constantinople
Why did Constantinople get the works?
That’s nobody’s business but the Turks
Even old New York was once New Amsterdam
Why they changed it I can’t say
People just liked it better that way
So take me back to Constantinople
No, you can’t go back to Constantinople
Now it’s Istanbul, not Constantinople
Why did Constantinople get the works?
That’s nobody’s business but the Turks
Istanbul!

Hound Dog
You ain’t nothin’ but a hound dog, cryin’ all the time.
You ain’t nothin’ but a hound dog, cryin’ all the time.
Well, you ain’t never caught a rabbit, and you ain’t no friend of mine.
When they said you was high classed, well, that was just a lie.
When they said you was high classed, well, that was just a lie.
Well, you ain’t never caught a rabbit and you ain’t no friend of mine.
You ain’t nothin’ but a hound dog, cryin’ all the time.
You ain’t nothin’ but a hound dog, cryin’ all the time.
Well, you ain’t never caught a rabbit and you ain’t no friend of mine.
When they said you was high classed, well, that was just a lie.
When they said you was high classed, well, that was just a lie.
Well, you ain’t never caught a rabbit and you ain’t no friend of mine.
When they said you was high classed, well, that was just a lie.
When they said you was high classed, well, that was just a lie.
Well, you ain’t never caught a rabbit and you ain’t no friend of mine.
You ain’t nothin’ but a hound dog, cryin’ all the time.
You ain’t nothin’ but a hound dog, cryin’ all the time.
Well, you ain’t never caught a rabbit and you ain’t no friend of mine.

Figure
1. Un classicissimo Wurlitzer 1015 in un tipico diner, da qualche parte negli States
2. Un Seeburg VL200, nel 1956 è una delle prime applicazioni delle memorie a nuclei di ferrite
3. Il Philco TPA, un portatile a transistor e a pile, niente manovella né bisogno di prese
4. Il Philco Transac S-2000, uno dei primi calcolatori commerciali a transistor
5. La Divisumma 14, elettrica e bella: i requisiti delle Olivetti (Museo degli Strumenti per il Calcolo)
6. La Curta, un gioiello di precisione che chiude in bellezza il capitolo delle meccaniche

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Pubblicato il: 29 novembre 2014

Argomenti: Cultura, Eventi, Tech

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