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Dai Quaderni Neri il filosofo senza filtri, un libro su Heidegger antisemita

memoriale

Filosofia e politica si mescolano nel volume Metafisica e antisemitismo, ETS edizioni, che uscirà in libreria il prossimo 26 novembre a cura di Adriano Fabris, professore ordinario di Filosofia morale all’Università di Pisa.

Il testo, che si avvale dei contributi di alcuni tra i maggiori studiosi del panorama internazionale di Martin Heidegger – Peter Trawny, Jesús Adrián Escudero, Dean Komel, Alfredo Rocha de la Torre e, appunto lo stesso Fabris – va ad alimentare quel fitto e complesso dibattito teorico-filosofico che si è creato in seguito alla pubblicazione (avvenuta la primavera scorsa) dei Quaderni Neri di Heidegger: 1300 pagine di riflessioni, annotazioni e scritti privati che ci svelano l’altra faccia del grande filosofo tedesco.

Essere ebreo, secondo l’assunto heideggeriano, significa non avere radici

Pubblicati postumi per volere degli eredi, i tre volumi degli Schwartze Hefte hanno sollevato grande scalpore nel mondo intellettuale per la tesi che alimentano legata alla questione ebraica. In questi inediti, scritti tra il 1931 e il 1941, emerge in maniera netta la compromissione di Martin Heidegger col Nazismo e il suo conclamato antisemitismo. Una questione scottante che interseca filosofia, politica, storia e che getta una luce nuova sugli aspetti più intimi del pensiero di Heidegger.

Si tratta di un terreno delicato su cui tornano e si confrontano, con grande rispetto e brama intellettuale, gli autori di questo volume che si domandano come sia stato possibile che uno dei maggiori filosofi del Novecento possa aver aderito al nazionalsocialismo e, soprattutto, non abbia riconsiderato la propria posizione anche dopo l’evidenza storica della Shoah.

Essere ebreo, secondo l’assunto heideggeriano, significa non avere radici. La tesi del pensatore tedesco è che in virtù della sua non appartenenza a un luogo di origine, l’ebreo è svincolato dai legami di sangue, dai legami al suolo natìo, dai legami affettivi: una condizione questa che lo porterebbe ad essere avido e calcolatore, freddo e dominatore.

A proposito dei taccuini, torna a fare chiarezza il prof. Adriano Fabris, docente di Filosofia morale presso l’Università di Pisa: “È importante che questi taccuini oggi vengano messi a disposizione degli studiosi perché ci fanno conoscere meglio il pensiero del filosofo, non solo da un punto di vista politico e intellettuale ma, soprattutto, da un punto di vista intimo: ciò che emerge dagli Schwarze Hefte è una elaborazione personale dello studioso, inizialmente non destinata alla pubblicazione. È nelle pieghe di questi scritti, infatti, che veniamo a conoscere un Heidegger con meno filtri, l’uomo privato che espone con libertà il suo pensiero e dà sfogo alle sue riflessioni più personali. Sono stati gli eredi a decidere di pubblicare proprio adesso i taccuini: una scelta editoriale mirata a rilanciare l’interesse e il pensiero di Heidegger che sembra essersi oggi un po’ appannato”.

Nella foto il Memoriale della Shoah (Berlino), di Peter Eisenman e Buro Happold. Foto di Richard Ricciardi – Flickr

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