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Rossi candidato e niente primarie per le regionali. E nel PD toscano è l’ennesima lite

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La ricandidatura di Enrico Rossi per le prossime elezioni regionali e la decisione del PD toscano di non ricorrere alle primarie per i candidati consiglieri, decisione che verrà formalizzata a breve, sta sollevando l’ennesima spaccatura nel partito di Renzi.

Il segretario regionale del partito, Dario Parrini, ha annunciato di voler sottoporre al voto dell’assemblea regionale convocata per il 12 e 13 dicembre la candidatura di Rossi, e sul Tirreno di oggi l’on. Paolo Fontanelli ha criticato questa scelta chiedendo invece le primarie, come da statuto del partito. Ma le primarie sembrano ormai prerogativa delle correnti “di opposizione” del PD: le chiede sempre chi in quel momento non siede negli scranni più alti, per poi negarle o dimenticarsele una volta ottenuti i posti di rilievo.

Una certa incoerenza rispetto ad altre situazioni in cui loro stessi sono stati rappresentanti del centralismo democratico e di decisioni di pochi

La risposta alle parole di Fontanelli arriva proprio dagli esponenti ‘pisani’ della direzione regionale del PD, Carmine Zappacosta e Antonio Mazzeo. Il primo scrive: “Come Pd regionale abbiamo deciso di seguire le norme dello statuto e dare dignità agli organismi dirigenti. Il primo passo è l’assemblea regionale di dicembre che farà un’ampia discussione di contenuto sull’attuale legislatura regionale e sulle prospettive della prossima per poi esprimersi sulla ricandidatura di Enrico Rossi, su cui in tanti si sono pronunciati e su cui qualcuno nicchia celandosi dietro la necessità di primarie a prescindere dalla valutazione del lavoro fatto”.

Per quanto riguarda la selezione dei consiglieri regionali, aggiunge “risulta paradossale la richiesta delle primarie. Con la nuova legge, i posti in lista sottoposti a preferenza sono addirittura superiori a quanti furono i candidati alle primarie del Pd delle scorse regionali. E per di più il voto di preferenza a cui i candidati si sottopongono è quello di tutto l’elettorato, quindi più ampio della platea delle primarie. La modalità di candidature rimarrà la stessa, con una raccolta di firme di un certo numero di iscritti a sostegno e un ruolo da protagonisti dei territori”.

“Risulta incomprensibile – dice ancora Zappacosta – come, di fronte agli attuali percorsi ben più collettivi e partecipativi del passato, persone che hanno oltre 35 anni di dirigenza politica alle spalle e ricoprono ruoli di rappresentanza, li contestino, mostrando anche una certa incoerenza rispetto ad altre situazioni in cui loro stessi sono stati rappresentanti del centralismo democratico e di decisioni di pochi, metodo che noi da tempo abbiamo deciso di abbandonare. Non comprendo se sul piano politico, in questo periodo, l’onorevole Fontanelli parli come fondatore di una nuova minoranza. Se così fosse è bene farlo in maniera diretta e in campo aperto, per rispetto delle sensibilità politiche del PD, di minoranza e maggioranza, e tenendo conto del suo ruolo istituzionale di rappresentanza di un territorio che non merita di essere relegato a uno strumentale gioco delle parti”.

Qui a Pisa stanno prendendo troppo il sopravvento riunioni di “corrente”

Mazzeo invece punta le sue critiche sulla costituzione anche a Pisa di Sinistradem: “Vedo con rammarico che anche a livello locale, qui a Pisa, stanno prendendo troppo il sopravvento riunioni di “corrente”, che fino a pochi mesi fa erano il male assoluto, rispetto ad un confronto aperto sui principali temi politici nazionali e su quale ruolo giocherà l’area pisana – e più in generale l’area vasta costiera – in una Toscana che sta cambiando, molto rapidamente, dal punto di vista economico, sociale e istituzionale”.

“Le polemiche circa il modello di Partito – dice – e le forme di partecipazione, invece, le ascolto con attenzione ma credo che interessino a pochi, specialmente se a farle sono quelli che negli scorsi anni avrebbero dovuto riorganizzarlo o aprirlo alla partecipazione e non lo hanno mai fatto.”

La candidatura di Rossi è difesa anche da Ivan Ferrucci, capogruppo del PD in consiglio regionale: “Il presidente Enrico Rossi ha lavorato bene in questi anni. Per questo, per tutto quello che di buono e importante è stato realizzato, e per tutto quello che potremo fare in futuro, il 12 e il 13 dicembre, nel corso dell’Assemblea regionale del Pd, il mio impegno sarà massimo affinché attorno alla ricandidatura di Enrico Rossi alla presidenza della Regione, ci sia il più ampio sostegno”.

Infine c’è chi, come l’ex presidente della provincia Andrea Pieroni, pensa in autonomia a come presentarsi alle regionali e presenta un proprio comitato. È nato infatti Pisa per la Toscana, si legge in una nota, “con l’obiettivo di promuovere e valorizzare, a cominciare dalle prossime elezioni regionali, il ruolo di Pisa e del suo territorio provinciale in ambito regionale”.

Proprio per perseguire questo obiettivo, si legge ancora “il Comitato Pisa per la Toscana sostiene Andrea Pieroni come candidato al consiglio regionale. Pieroni per dieci anni è stato il presidente della Provincia di Pisa e quindi ha maturato esperienze e conoscenze utili per rappresentare la realtà pisana nel contesto regionale, soggetto ad una fase di rinnovamento e di riforme istituzionali”.

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Pubblicato il: 11 novembre 2014

Argomenti: Pisa, Politica

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