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VideoteQue What’s love got to do with it

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L’avevo detto, visto l’argomento avrei alternato film più difficili con film più leggeri, perché c’è modo e modo di raccontare la violenza sulla donna. Come c’è violenza e violenza. Si dice che spesso la violenza è un fatto culturale, certi uomini pensano che la donna sia cosa loro e che ne possano fare quello che vogliono; la donna, che sia la moglie, la figlia, o neanche una conoscente, per certi uomini, non ha diritti, non è indipendente e non può pensare per sé; per cui ci pensano loro.

E quando si dice che certe volte la violenza contro la donna nasce da fattori culturali si intende dal tipo di educazione ricevuta, dalla società che sta intorno e che dà l’esempio su come un uomo si rapporta alla donna. E’ da qualche tempo che gira in rete un video originariamente americano e girato a New York ma che poi è stato rifatto anche in altri paesi tra cui l’Italia a Roma. Il video mostra una donna che passeggia per una decina di ore per la città davanti a una telecamera nascosta e riprende tutte le molestie che riceve. Perché è vero che a queste donne non succede niente di grave – non c’è neanche una mano morta – ma non si capisce perché una donna debba sopportare tutti i commenti, debba tenere gli occhi bassi per non rischiare di essere fraintesa, e non se ne debba neanche lamentare perché, ehi, se ti fanno tutti questi apprezzamenti vuol dire che sei bella.

Il video poi è girato di giorno e un apprezzamento, un fischio, un ehi bbona, di notte in una strada poco illuminata e deserta fa l’opposto che piacere. Racconto questo per dire che spesso quando si pensa alla violenza contro la donna si pensa all’occhio nero, alla costola spezzata, alle urla e agli insulti, e si pensa che sono cose che non fanno parte della nostra vita, per fortuna. Ma le molestie che si ricevono per strada, il tizio che si sente in diritto di fermarsi e fissarti le gambe, che si sente in diritto di poterti dire che vorrebbe essere il sellino della tua bicicletta, che si sente in diritto di farti qualsiasi apprezzamento anche leggero e te ne devi essere felice, fanno parte dello stesso mondo maschilista e machista dell’occhio nero e degli insulti, in cui la donna non appartiene a se stessa, ma all’uomo di turno.

Racconto tutto questo forse anche perché per VideoteQue, che ricordo che questo mese propone film che raccontano la violenza sulle donne, ho visto un film in qualche modo più leggero.

What’s love got to do with it però, bisogna ammetterlo, ha un titolo perfetto soprattutto quando si parla di violenza domestica. E’ un film americano del 1993 e racconta la storia della cantante Tina Turner e del difficile matrimonio con Ike Turner che la picchiava regolarmente. Il film è interpretato da Angela Bassett e Laurence Fishburne che sono davvero bravi nell’interpretare due ruoli non facili; anche se quando negli anni ’70 Ike porta degli strani occhialini da sole non si può far altro che pensare a Morpheus di Matrix. Il film naturalmente è pieno di musica e di performance e di cori e di abiti sgargianti e di parrucche colorate, che in qualche modo fanno dimenticare le violenze, rendendo il film molto più facile da dirigere; e come per tutti il film che cercano i grossi incassi c’è un bel happy ending, che poi c’è stato veramente nella vita di Tina Turner. Il film è tratto dalla sua autobiografia.

Tina Turner poi mi è sempre piaciuta e come per molte persone che hanno visto questo film è per lei che l’ho guardato. Non era la tipica bellona di turno, c’aveva un’energia incredibile, un sorriso pazzesco, e si metteva degli abiti assurdi; e forse aveva anche il fascino della sopravvissuta.

Infine: a proposito dei video girati in giro per il mondo, pare che in Nuova Zelanda si possa stare tranquille.

 foto da 3.bp.blogspot.com  

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Pubblicato il: 9 novembre 2014

Argomenti: Cultura, Quaderni, Videoteque

Visto da: 886 persone

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