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Hinengaro Giovani, fatevi spazio

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Quello che qui si vuole brevemente affrontare, attraversando forse un terreno minato, è il tentativo (e anzi l’utilità) di un ridimensionamento a vari livelli del ruolo dell’adulto che così spesso nel vissuto giovanile si connota come (unica) causa di problematiche, nevrosi, e ansie che tipicamente si trova ad affrontare.

Nonostante le conflittualità e l’opposizione, l’adulto (soprattutto la figura genitoriale) è vissuto dal giovane come in una aura di onnipotenza e capacità decisionale talvolta eccessiva e tale da determinare e influenzare le scelte e il futuro dei giovani. Ovviamente così è, ma solo in parte.

Il dna fisiologico e “psichico” che “passa” ai figli, che lo si veda o meno in modo più o meno deterministico come un elemento causale che ne influenza il futuro e le scelte, contiene al suo interno un’ampia gamma di variazioni e comportamenti possibili, rispetto ai modelli originari acquisiti. È ciò che chiamiamo libertà e responsabilità.

Ovviamente non siamo mai “totalmente” liberi, ma condizionati da aspettative e “predittività” familiari e sociali, sistemi educativi, valori impliciti ed espliciti, ma anche da gruppo di pari, letture, altre figure adulte significative, esperienze, passioni, luoghi.

Nel precedente contributo sui neuroni specchio riportavo la critica di Vittorio Gallese alla tendenza individualistica prevalente nella psicologia contemporanea, in particolare nelle scienze cognitive, concludendo che la soggettività umana è in realtà una intersoggettività originaria. Quindi, schematicamente, quando diciamo “Io” in realtà diciamo “Noi”.

Questo vuol dire che è sempre possibile una risposta inaspettata, nuova, che ribalta il concetto stesso di passività, tipico di chi, non ancora adulto, si sente in balìa di regole e convenzioni familiari e extrafamiliari più grandi di lui.

Bene. Proviamo a invertire le cose. In realtà non c’è mai una fissità di ruoli e dunque anche l’adulto è attivo e passivo al tempo stesso. E anche i giovani hanno un’enorme possibilità e responsabilità nel sapere giocare le proprie carte: possono esprimere un’evoluzione sana del contesto familiare e sociale, aprirsi come una finestra al mondo e all’innovazione, e mostrare con chiarezza, consapevolezza e autodeterminazione che il futuro e i ruoli che l’adulto gli aveva riservato non erano adeguati. È il mito dell'”uccisione del padre”, che al di là dell’immagine forte, è una metafora che indica da sempre, che la strada per la vita adulta è faticosa, una conquista progressiva e dolorosa.

Il più grosso cambiamento è rendere possibile il cambiamento

Analogamente, la nostra società ha bisogno di far propria questa riflessione: a tutti i livelli (professionale, politico) viviamo una gerontocrazia governata da adulti e vecchi. Praticamente non esistono docenti, scienziati, manager under 30 nel nostro Paese. Nessuna classe inoltre, nessun gruppo o lobby sono disposte a cedere potere. Ma il prezzo che stiamo pagando come Paese è altissimo. Stiamo perdendo idee, innovazione, creatività, opportunità di reale cambiamento.

Il più grosso cambiamento è rendere possibile il cambiamento. E questo non può essere pensato da vecchi per i giovani. Non è sano. Non è logicamente e culturalmente pensabile. L’urgenza, per tutti, è che i giovani diventino davvero protagonisti della propria vita, e l’invito è a non fidarsi più delle persone (vecchie) che dicono cosa fare ma che non ti dicono come si fa.

Una nota, infine, in relazione a una frase di un leader politico che ha suscitato in questi giorni alcune riflessioni.

In una continua e inarrestabile erosione di diritti e tutele, si vuol far credere ai giovani di essere retrivi e ancorati a vecchi schemi mentali. In realtà in una sorta di ipocrita “armiamoci e partite”, nessun politico che declama: “Il lavoro a tempo indeterminato è finito”, è capace di continuare logicamente la frase, aggiungendo: “A partire dal mio”. A parte il fatto che in Europa, di cui facciamo parte, tale tipologia di lavoro è sempre presente e massicciamente diffusa. Ma se è vero che le lobby, i gruppi di potere si chiudono e si barricano, altrove potrebbe succedere qualcosa di diverso: una situazione che ricorda il noto remake cinematografico di Luca Miniero “Benvenuti al Sud”.

Il protagonista, vessato da anni da una madre autoritaria e iperprotettiva che ne impedisce una relazione sentimentale, alla coraggiosa, anche se impacciata, ammissione più volte rimandata del suo amore (temendo un ulteriore irrigidimento della madre), scopre una reazione inaspettata: un sorriso e quasi con un sospiro di liberazione la madre gli dice che aspettava questo momento e che finalmente era arrivato.

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Pubblicato il: 3 novembre 2014

Argomenti: Hinengaro, Quaderni

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