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GRAND-QUIGNOL! Se lo compri non vale

Stencil-shopping-cart_By-Ecureuil-espagnol(Own-work)-Wikimedia Commons

Il teatro secondo Sara ed Hengel (Teatro Cantiere)

Oggi il Grand-Quignol! vuole divertirvi con una storia degli anni ’90 che non sembra c’entrare nulla col teatro ed invece… Si intitola Se lo compri non vale e manco a dirlo è un racconto autobiografico. Ma ora silenzio in sala e tornate indietro con noi ai tempi in cui si poteva dire senza vergogna di gasarsi per qualcosa di megagalattico:

Diego aveva un motorino Ciao Piaggio tutto scassato che non riusciva a raggiungere grandi velocità. Eppure nelle nostre gare tra quattordicenni motorinizzati lui ci batteva sempre. Diego era davvero uno tosto. Imprendibile nelle curve a gomito delle strade di campagna. Era il Loris Capirossi delle basse langhe. Il re dei tornanti tra i vitigni.
Poi un giorno al paese arrivò Ermanno: cittadino villeggiante con a seguito motorino fiammeggiante che, porco diesel, sembrava proprio una moto da corsa. E a completare il quadro un casco superaerodinamico subito definito unanimamente da urlo. Tutta roba costosa che lì da noi non se ne vedeva.
Nonostante il suo lussuoso armamentario, alle nostre gioiose corse clandestine Ermanno non vinceva mai. Diego lo stracciava immancabilmente. Poi però alla fine succedeva una cosa molto strana: al bar, all’arrivo dalle nostre scorribande, sembrava sempre che il vincitore fosse Ermanno. Questo perché tutte le ragazzine nostre coetanee correvano da lui a chiedergli come era andata, a tenergli il casco e a fargli assaggiare il Calippo. E non era neanche bello: grassoccio, inutile e un po’ volgare a dire il vero. Non capivo. Diego non diceva niente, al solito umilissimo e conciliatore. Mi svelò l’arcano la mia amica Maddalena: “Ma non vedi che moto strabella che ha? E i vestiti della Energy? Troppo giusti! E il casco? Cioè, quello è un mito!”
“Orco Diaz” pensai nella mia ingenuità,  “allora per essere un mito basta comprare delle cose!” Fu un  momento importante, un momento di svolta. E non perché divenni un fautore dell’“io sono quel che ho”, ma per l’esatto contrario: mi resi conto di apprezzare le persone per quello che hanno da offrire umanamente, per certe loro capacità e non certo per quello che possiedono. Chissà, forse fu un po’ per gelosia nei confronti delle attenzioni che riceveva Ermanno, ma passai un’estate intera a guadagnarmi la sua antipatia canticchiando “Se lo compri non vale/ Se lo compri non vale/ Non ti sembra un po’ caro/ il prezzo che adesso/ tu stai per pagare?” ogni volta che se la tirava per un suo nuovo e costoso acquisto.

Passati gli anni ‘90 e la mia ingenua e formativa adolescenza, mi ritrovo oggi a pensare le stesse cose. “Se lo compri non vale” è un adagio che, ringraziando Julio Iglesias, ha accompagnato tutta la mia vita fino a qui ed ha fortemente influenzato il modo di essere e di concepire il teatro mio e di Sara.
E finalmente eccoci arrivati al punto, al teatro. Perché Grand-Quignol! è una rubrica di teatro, fino a prova contraria. Ebbene il teatro di oggi mi sembra assomigliare sempre più ad Ermanno: grassoccio, inutile e un po’ volgare, ma sempre pronto a farsi bello sfoggiando qualcosa che ha comprato. Fateci caso. I performers e le compagnie fanno sempre maggior uso di nuove tecnologie nei loro spettacoli, di effetti speciali e di “cose acquistate”: mega schermi ad alta definizione, suoni registrati in 3D, speciali impianti audio, luci di tutti i generi, computers, palchi così meccanizzati da sembrare robots. Ed ho l’impressione che dietro a tutto questo l’attore si nasconda per sopperire alle sue incapacità attoriali. Per fuggire alla sua paura di non riuscire ad arrivare da solo al cuore della gente e al proprio. Così, insicuro ed inadatto, demanda alle tecniche ed agli effetti la forza della sua performance. E’ un cane che si morde la coda: questi attori, questi registi non sono più in grado di fare e chi non sa fare compra. E infatti l’attore, i registi, i coreografi, comprano: tute riflettenti che cambiano colore a seconda dei movimenti di chi le indossa, treni veri con carrozze vere che percorrono tutta la lunghezza del palco, proiettori laser teleguidati e via dicendo. E più comprano e meno sanno fare, come Ermanno che si accontentava di avercela la moto da squinzie, mica di saperla usare. Del resto si sa: “le insegne luminose attirano gli allocchi”.
Questo mi fa un po’ paura… Perché anche i Direttori Artistici sanno sempre meno fare e a man bassa comprano: spettacoli costosissimi ed obbrobriosi, magari mutuati dalla televisione, con le starlette di turno. Naturalmente vi diranno che sono cose che vendono, che funzionano, esattamente come il casco da duecentomila lire di Ermanno… cosa importava se sotto c’era una zucca vuota? Le tipe ne erano attratte comunque.
Ma questo modo di pensare sta togliendo amore ed anima al teatro, lo sta facendo naufragare nel dilettantismo, nelle banalità, negli shock ad ogni costo, nel pensiero sempliciotto del “più è grandioso e più è bello”. Tutto questo è davvero triste.
E ripenso a Diego, alla sua sfortuna con le ragazze perché il suo motorino era un trabiccolo; e alle sue grandi capacità di motociclista perché correva mettendoci tutto il cuore. Ed ecco, forse sono un romantico idealista, ma vorrei che il teatro e i teatranti ricominciassero ad assomigliare di più al mio caro amico: vorrei che la smettessero di nascondersi dietro a quello che si può comprare e cominciassero a rendersi conto che il vero valore sta in quello che si sa fare. Ad esempio prendere un tornante di montagna in piega ai 70 all’ora con i pedalini del motorino che grattano l’asfalto fino a fare le scintille. E ridere della misteriosa bellezza della vita.
Come Diego. Il vero mito.

Ma ora, Julio:

 

 

Piccolo dizionario degli anni ’90: gasarsi: eccitarsi, esaltarsi – megagalattico: grandioso, bellissimo, sublime – Ciao Piaggio: motorino con accensione a pedali tipo bicicletta. Una leggenda – tosto: abile, in gamba – porco diesel: bestemmia nascosta, traducibile in accidenti! – da urlo: sensazionale, bellissimo – troppo giusto: stupendo, perfetto – mito: leggenda, detto per persone e cose sensazionali – Orco Diaz: vedi “porco diesel” – tirarsela: pavoneggiarsi – squinzie: ragazze – tipe: vedi “squinzie”.

 

Stencil shopping cart By Ecureuil espagnol (Own work) – Wikimedia Commons

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Scritto da:

Pubblicato il: 26 ottobre 2014

Argomenti: Teatro

Visto da: 1024 persone

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Una risposta a: GRAND-QUIGNOL! Se lo compri non vale

  1. avatar Pietro Finelli scrive:

    Tutto vero… ma come si stabilisce chi è che sa fare.
    Nel caso dei ‘motorini’ è tutto chiaro Diego vince, Diego è il più bravo.
    Ma nel teatro (nell’arte, nella cultura) come lo stabilisci chi vince?
    Con gli spettatori? con la critica? con il giudizio dei posteri?
    Tutti criteri evanescenti e difficili.
    E non valgono neanche le prove ‘e contrario’, William Shakesperare faceva sparare cannoni veri, altro che effetti speciali, ma resta sempre Shakespeare no :-)
    P.F.
    P.S. minima aggiunta al Piccolo dizionario degli anni ’90 da uno che c’era: motorino tecnicamente ‘ciclomotore’ veicoli a due ruote con motore di cilindrata non superiore a 50 centimetri cubici e capacità di sviluppare una velocità fino a 45 chilometri orari (art. 52/1 del Codice della strada), sorta di antenato dello Scooter o, considerate le performances quando non erano truccati, della bici elettrica (salvo che avevano il motore a puzzolentissima e inquinantissima miscela :-))

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