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Unioni civili in consiglio comunale, tra coraggio amministrativo e rimandi al governo

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Consiglio comunale acceso ieri per il dibattito sul riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero. Se infatti in un primo momento si doveva votare un solo testo, presentato dalla consigliera Simonetta Ghezzani (SEL) e concordato con la maggioranza, all’ultimo in aula è stata presentata un’altra mozione, urgente, a prima firma Patrizia Bongiovanni (PD).

“Una mossa abile per controbilanciare la mozione di SEL”, ha commentato il consigliere Auletta (Una città in comune – Prc), che per questa ragione l’ha ostacolata in ogni modo: votando contro l’urgenza della discussione, contestandola nel merito e chiedendo di emendarla al momento del voto.

A illustrare il senso della mozione del PD il capogruppo Ferdinando De Negri: “La direzione in cui sta andando il governo è quella giusta, verso il modello tedesco e con l’esclusione delle adozioni”. Quanto all’ambito dell’amministrazione, “i limiti del regolamento attuale sono noti, il registro non implica l’acquisizione di diritti e per questo occorre una forma di riconoscimento più ampia, che però non spetta al Comune emanare, quanto piuttosto applicare una volta stabilita per legge”. “Se si può fare si deve fare”, ha quindi aggiunto, evidenziando come i tribunali possano annullare gli atti amministrativi e rendere nulla una presa di posizione.

Il testo proposto dalla capogruppo di SEL Simonetta Ghezzani parte invece da un principio espresso dalla Cassazione, per cui “le norme di diritto internazionale privato attribuiscono ai matrimoni celebrati all’estero tra cittadini italiani ovvero tra italiani e stranieri immediata validità e rilevanza nel nostro ordinamento” sempre che abbiano effetti civili nell’ordinamento interno dello Stato straniero.

Dal punto di vista del legislatore italiano, fa notare la mozione, “la trascrizione del matrimonio contratto all’estero solo quando uno dei coniugi sia straniero comporterebbe a carico dei coniugi cittadini italiani, una discriminazione fondata (non sull’orientamento sessuale, bensì) sulla cittadinanza: ovvero si riserverebbe ai cittadini italiani un trattamento peggiore rispetto a cittadini di Paesi non comunitari”. Da qui la richiesta di un’azione amministrativa più decisa: “Anche alla luce delle dichiarazioni del sindaco sulla disponibilità a procedere è bene che si proceda con questo passo avanti e che il consiglio prenda posizione in questo senso”, ha aggiunto Ghezzani.

A mettere il dito nella “piaga” delle larghe intese il consigliere del NCD Raffaele Latrofa, che ha prima difeso strenuamente il suo ministro, Alfano: “La sua è una circolare, non un diktat”, e poi ironizzato sulle diverse posizioni del PD, suo alleato di governo e rivale in Comune: “Vedo che la questione fa intervenire molti esponenti, facciamo allora un’operazione verità e diciamo chiaramente che questi temi dividono per loro natura”.

La posizione “più illuminata” del PD è stata quella del consigliere Massimo Chiarugi: “Sebbene la mozione di SEL riguardi una nicchia di popolazione, è una presa d’atto della politica di cambiamenti che avvengono nella società. Come in un passato recente si andava all’estero per abortire o per avere un figlio con la fecondazione assistita, ora l’estero rappresenta una sponda di diritti per il riconoscimento delle unioni. Riportare in Italia atti di questo tipo, che sono una sorta di start up dei diritti non può che essere un passo avanti”.

Puntualizza infine sulla natura di questo dibattito il consigliere Ciccio Auletta (Una città in Comune -Prc): “Non di questione etica si tratta, ma di diritti di cittadinanza. E non si può fare a meno di notare il ribaltamento del PD, che anziché valutare gli aspetti positivi di alcuni ordinamenti esteri, si fa scudo del proprio ordinamento oscurantista”. Ha plaudito quindi la posizione del sindaco Marino e ribadito il ruolo degli enti locali “nella crescita progressiva del diritto, quel coraggio amministrativo che significa rottura di barriere, pregiudizi ed esclusioni”.

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Pubblicato il: 17 ottobre 2014

Argomenti: Pisa, Politica, Sociale

Visto da: 938 persone

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3 risposte a: Unioni civili in consiglio comunale, tra coraggio amministrativo e rimandi al governo

  1. avatar Odelldeefus scrive:

    Ma alla fine icché han vothato?

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