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SerieQ The Leftovers

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Da oggi parte un nuovo Quaderno per i lettori e le lettrici di paginaQ. Greta Zanetti ci condurrà nel mondo delle serie tv, anticipando trame, direttrici, accompagnandoci tra produzioni americane e retroscena, il tutto per gli appassionati di un genere che va molto d’accordo con il divano e la stanchezza serale.

La subitanea e misteriosa scomparsa del 2% della popolazione mondiale: è questo l’evento che dà avvio alla narrazione di The Leftovers. Non un’inarrestabile epidemia, neanche una sanguinolenta guerra: nessuna delle più classiche delle sciagure cinematografiche si abbatte sulla Terra: solo un’inspiegabile e incruenta scomparsa.

Tre anni dopo, i sopravvissuti elaborano il lutto e cercano risposte. Religione, sensi di colpa, comportamenti autodistruttivi, celebrazioni nostalgiche: queste sembrano le risposte più comuni al mistero incomprensibile.

Leftovers si fonda su un mistero intrigante, che si presta facilmente alla teorizzazione selvaggia

La serie, generosamente promossa e aprioristicamente etichettata come l’ultimo dei must watch di casa HBO, non è certo caratterizzata dalla levità dei contenuti. Gli adolescenti si divertono a soffocarsi l’un l’altro, i genitori non cucinano ai figli niente di verde e sano e i poliziotti –notoriamente custodi dell’ideale di eroismo sociale che tanto piace in terra USA- imprecano, bevono e sparano ai cani.

Scritta da uno dei creatori di Lost, Damon Lindelof, e originata dall’omonimo libro di Tom Perrotta, la serie si fonda su un mistero intrigante, che si presta facilmente alla teorizzazione selvaggia.

Ma rispondere alle ovvie domande non sembra essere la più pressante delle urgenze dello show, che non si focalizza sugli scomparsi o – strettamente – sulla scomparsa, interessandosi piuttosto ai riverberi dell’evento sui sopravvissuti.

La maggioranza delle persone si rifugia nella rimozione, o nella nostalgica e infedele rimembranza. Su questo sfondo si muovono le religioni “classiche”, vittime del discredito e della disaffezione crescente, e i nuovi culti, in grado di rispondere più puntualmente alle istanze spirituali dei sopravvissuti.

La setta che va per la maggiore è quella dei Guilty Remnant, nichilisti antisociali con la sigaretta in mano, devoti a un ostinato mutismo e all’abbigliamento integralmente bianco. Chiaramente i più fighi della sonnacchiosa città di Mapletown, New York, (scena principale del drama), ma ben poco amati.

 

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Infatti, gli avvenimenti raccontati nel corso della prima stagione sono originati dal cortocircuito tra i diversi atteggiamenti rispetto alla scomparsa: determinati a ricordare l’evento a chi lo vorrebbe solo dimenticare, i Guilty Remnant se ne fanno promemoria viventi, attirandosi così disprezzo e odio.

The Leftovers segna un cambio di passo per il canale americano HBO: rari cliffhanger, rarissime scene di sesso random. Lo show si apre col grande mistero, e presto lo accantona: benché la narrazione non sembri avviarsi verso la risoluzione dell’enigma, la tensione si muove in crescendo attraverso le puntate. Un fuoco lento che divampa nell’ultima puntata, andata in onda in America il 7 settembre scorso.

La fine della prima stagione coincide con la conclusione del libro di Perrotta: restano molte storyline aperte, oltre al gigantesco interrogativo costituito dalla scomparsa. La serie prenderà una piega soprannaturale o no? Non c’è modo di prevedere cosa accadrà nella seconda stagione (già confermata): il che contribuisce a rendere l’attesa della puntata 2×01 ancora più entusiasmante.

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Pubblicato il: 18 settembre 2014

Argomenti: Cultura, Quaderni, SerieQ

Visto da: 1576 persone

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4 risposte a: SerieQ The Leftovers

  1. avatar Arianna scrive:

    ma non parlerai solo di serie americane, vero?

  2. avatar La sciura e non solo scrive:

    E “Il posto al sole”?

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