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Manovre estive sui Cantieri di Pisa, la Cgil accusa il curatore Galantini

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Cassa integrazione a rischio per i lavoratori degli stabilimenti di Pisa e Varazze: non rispettati gli impegni presi al Ministero del Lavoro, manca un piano. Al tavolo di lunedì in Prefettura, dice la Cgil, “sono emerse tutte le contraddizioni del curatore”

“Il tavolo istituzionale in Prefettura, convocato sulla situazione dei dipendenti dei Cantieri di Pisa che da gennaio di quest’anno non hanno reddito né indennità, ha esplicitato le contraddizioni e le ambiguità del curatore Federico Galantini”. Così il segretario generale della Cgil Gianfranco Francese all’indomani della seduta fiume in piazza Mazzini, che ha forse impresso una direzione diversa, soprattutto da parte delle istituzioni, a una vicenda fumosa che si svolge su più territori.

Il concordato per il gruppo Baglietto, di cui facevano parte i Cantieri di Pisa, è in continuità e garanzia, ricorda Francese, ed è scritto anche in quell’accordo firmato il 21 gennaio al Ministero del Lavoro, la base per la richiesta di cassa integrazione in deroga per il 2014 per i 39 lavoratori pisani e i 22 di Varazze.

Cassa integrazione a rischio, perché la richiesta non è ancora stata convalidata. All’appello mancano documenti importanti: primo il piano di cui si parla in quell’accordo, che parla di investimenti “per un programma di riorganizzazione aziendale volto da una ripartenza dell’attività di riparazione, refitting, manutenzione e assistenza”, e che avrebbe dovuto essere supportato da “circa 3 milioni di investimenti”.

Un piano mai attuato per l’ammodernamento delle attrezzature, l’acquisto di materiali e utensili per entrambi gli stabilimenti: “Quello ligure specializzato nella costruzione e riparazione di imbarcazioni in metallo e quello toscano specializzato nella realizzazione di imbarcazioni in vetroresina”, con l’obbiettivo di rilanciarli e farli diventare “il più grande centro di refitting dell’alto Tirreno”.

La difficoltà del curatore, racconta Francese, “è emersa quando il vice prefetto Valerio Massimo Romeo gli ha sottoposto il verbale chiedendo conto del rispetto degli impegni presi in quella sede. A quel punto ha risposto di non essere in grado di attuarlo per colpa del travel lift, a suo dire bloccato a Pisa”. Momenti accesi durante l’incontro, alla ripetuta richiesta degli enti di fornire il piano, e una stretta finale alla firma del verbale, dove si afferma che “ferma restando la piena attuazione del piano industriale Galantini procede a inviare alle istituzioni nel corso della riunione il piano industriale alla base della richiesta di cassa integrazione, ed entro il 5 agosto (ieri, ndr) al Ministero del Lavoro”.

Il documento arriva, “ma è datato ottobre 2013 e a gennaio non era certo spuntato fuori. Anzi – sottolinea il segretario della Cgil – in quel momento c’erano in campo due ipotesi di acquisto, ma non si è mai presentato con i piani dei due soggetti né con questo. In realtà questa data mostra che lui sapeva già come procedere”, ovvero cercando di spostare il travel e “favorendo in ogni modo Varazze, che ormai è chiaro rappresenti il suo interesse principale”.

Il curatore sostiene che lo spostamento del travel è indispensabile per l’attuazione del piano industriale, ma di quale piano parla? C’è il piano allegato alla richiesta di cassa integrazione, quello datato ottobre 2013, e da inizio luglio, nelle mani del sindacato c’è anche il piano di Unione Strong Marine, il gruppo franco-cinese che ha già avanzato una proposta, poi annullata.

Tempi estivi per la chiusura dell’accordo? “Galantini mente sapendo di mentire”, è la risposta di Francese. “La realtà è che ha voluto aspettare che il Tar si pronunciasse sul pignoramento del marchio, attualmente bloccato perché il curatore deve restituire la caparra a Balducci, quando tentò l’acquisto dei Cantieri”. Solo dopo averli sbloccati si potrà procedere ad un acquisto di valore. Perduto anche quello rischiano di restare in ballo solo scatole vuote.

Le critiche sull’operato di Galantini da parte della Cgil sono state indirizzate anche anche agli organi competenti;conclude infatti Francese: “Abbiamo espresso perplessità formali al giudice delegato, ci sono troppi elementi contraddittori e ambigui”.

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Pubblicato il: 6 agosto 2014

Argomenti: Economia-Lavoro, Pisa

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