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MusiQ Pinocchio, dove torna chi esce dal coma.. o da teatro?

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Martedì 28 Luglio il Castello di Lari apre presto il suo cancello e ad attenderci sul palco allestito nella sala degli stemmi c’è un ragazzo con un lungo naso di carta leggermente ricurvo, che mi ricorda vagamente le peripezie dello Scaramouche narrato dal collettivo Wu Ming nella loro ultima fatica, L’armata dei Sonnambuli; ma lo spettacolo – me lo ricorda il pregievole dépliant realizzato da un nome noto a Pisa e provincia, “Elektrodomestik Force”- s’intitola Pinocchio, quel naso di carta non può che rimandare alla storia di Collodi, ma da che punto di vista ancora mi è ignoto e il collegamento tra titolo dell’opera e contenuto scoprirò essere altamente simbolico.

Sul palco salgono tre ragazzi, aiutati dal primo che avevamo trovato sulla scena, tutti a torso nudo, un’espressione tra il circospetto e il concentrato, l’andatura attenta e incerta.

“Carissimo Pinocchio” sfuma, comincia lo spettacolo, anzi il “matrimonio di necessità” di Babilonia Teatri e della compagnia Amici di Luca, un’opera in cui lo stratagemma letterario si fa disposiztivo riabilitativo, una rappresentazione in cui lo stigma non è mai elemento circoscritto e dove il ritorno dal trauma non è che un processo di trasformazione che il teatro può facilitare, riconducendo l’individuo ad una dimensione sociale in cui riconoscersi e sentirsi nuovamente accolto. Attraverso le domande e le suggestioni del regista Enrico Castellani, ecco sulla scena una storia di umana sopravvivenza agli accidenti/incidenti della vita, dai quali si prosegue solo mettendo in gioco il proprio corpo e le proprie storie.

 

 

Paolo Facchini, 51 anni, Luigi Ferrarini, 51 anni e Riccardo Sielli, 34 anni, hanno subito degli incidenti che li hanno relegati in coma per giorni e giorni: “una sospensione, come quella di Pinocchio, preso tra la vita e la morte con il nodo scorsoio al collo”, “un computer azzerato.. una zucca di Halloween.. ma con gli occhi..”, “una merda.. soprattutto perché dopo il coma per lo Stato non sei più nulla..”

E al risevglio? “Non parlavo e non camminavo, ma presto ho ricominciato a leggere per ricostruire il mio passato”, “mi esprimevo grazie a un cerchio su cui mia mamma aveva attaccato tutte le lettere e io gliele indicavo”, “mi hanno raccontato che per prima cosa c’ho provato con l’infermiera!”
Si sente riabilitato? Reinserito? Regolare? Pollice retto, pollice verso, risposte abbastanza concordi.
Lei ha una fata? Qual è la sua fata ideale? E che ne direbbe di una fata a pagamento? È difficile avere una fata, più semplice immaginarla e concordarla per occhi, capelli, pregi.

Pinocchio nel Paese dei Balocchi trasgredisce e diventa ciuchino, ma la Fata Turchina lo perdona per l’amore dimostrato nei confronti del padre, colui che gli ha donato la vita intagliandolo, dunque gli viene concesso di diventare un bambino vero. Non è poi così diverso il vissuto dei tre protagonisti: tornati alla vita, devono fare i conti con le nuove responsabilità, le nuove incombenze, con una nuova realtà che per essere affrontata deve necessariamente essere nominata e in essa occorre riconoscersi e riconoscere gli altri attori, i gatti e le volpi, le fate, i lucignoli e i buoni maestri, ma soprattutti i burattini. I corpi di Paolo, Luigi e Riccardo si flettono verso il basso, come marionette senza fili, con la consapevolezza di essere tutt’altro che pezzi di legno.

 

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Pubblicato il: 31 luglio 2014

Argomenti: MusiQ, Quaderni

Visto da: 1578 persone

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