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VideoteQue Monica e il desiderio

monika

Il titolo originale sarebbe Estate con Monika; ma probabilmente viste le scollature e un nudo della giovane Harriet Andersson l’Italia – siamo comunque negli anni ’50 – pensò di dargli questo titolo da film a luci rosse. Anche gli americani non furono da meno, visto che una delle traduzioni del titolo fu Monika La storia di una cattiva ragazza.

Per l’ultimo weekend di luglio, dunque, andiamo in Svezia dove d’estate il sole tramonta tardissimo e guardando la situazione meteo di questi giorni vi informo che a Stoccolma fa più caldo che qua.
Monica e il desiderio è  un film del grandissimo Ingmar Bergman del 1953, uno dei suoi primi film, e racconta la storia di un ragazzo e una ragazza entrambe di circa 18 anni stufi del loro lavoro e della vita in famiglia che si innamorano, scappano con una barca su un’isoletta dove trascorrono l’estate. Poi essendo un film di Bergman le cose si complicano un po’, ma solo negli ultimi 20 minuti. La parte centrale invece è pura estate in bianco e nero: sole, mare, vento nei capelli, scogli, balli notturni.

Oltre allo sconvolgente, per quegli anni, nudo, Harriet Andersson è la protagonista di un’altra scena rimasta nella storia del cinema: uno sguardo in camera che dura quasi 30 secondi di cui i protagonisti della Nouvelle Vague faranno tesoro ma solo qualche anno più tardi. Lo sguardo in camera, il personaggio che interpella direttamente il pubblico, forse prima di allora non si era mai visto e invece diventerà una delle carateristiche peculiari dei film di Godard e Truffaut. Qui Monica che rifiuta il ruolo tradizionale di donna, moglie e madre guarda lo spettatore come a sfidarlo.

Monica e il desiderio controbilancia bene il primo film con cui abbiamo cominciato questa rassegna estiva, il film della Wertmuller Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto. In entrambe i film abbiamo un uomo e una donna da soli su un’isola, ma mentre il film nostrano era un elenco di luoghi comuni maschilisti quello svedese mostra una donna che non aveva nessun bisogno di rivoluzioni femministe. E vorrei ricordare gli anni: 1953 per il film di Bergman; 1974 per quello della Wertmuller. Li accomuna però l’estate e l’isola lontana dalla città e dalla società dove la vita al contatto con la natura sembra funzionare meglio.

Quindi auguro a tutti i lettori di paginaQ e di VideoteQue in particolare di passare una bella estate (o quel che è) lontano dal cemento, dai palazzi e dalle città.

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