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Piano anticorruzione, le associazioni di categoria non rispondono all’appello del Comune

FotodiSailko

“La Giunta del Comune di Pisa lo ha approvato pochi giorni fa ma la sua elaborazione è stata frutto di un lungo lavoro di partecipazione che ha visto coinvolti cittadini e associazioni”. Comincia così la comunicazione dell’amministrazione comunale pisana che annuncia l’approvazione del Piano triennale di prevenzione della corruzione, strumento introdotto dalla legge anticorruzione 190/2012 e attraverso il quale le Pubbliche amministrazioni devono prevedere azioni e interventi efficaci nel contrasto ai fenomeni di corruzione che riguardano l’organizzazione e l’attività amministrativa dell’ente. In realtà la partecipazione però è stata scarsa, soprattutto da parte delle associazioni di categoria.

“Solo 1/5 circa dei soggetti che abbiamo invitato hanno collaborato all’elaborazione del piano” spiega Maria Luisa Chiofalo, assessore con delega alla legalità ed alle iniziative di contrasto alla corruzione nella pubblica amministrazione, “offrivamo la possibilità di dire la propria sulle principali aree di rischio e sugli strumenti più efficaci per incrementare il controllo”.

Tra le ipotesi formulate per spiegare la scarsa partecipazione l’amministrazione propende per la “ridotta consapevolezza del problema, una difficoltà dei soggetti che abbiamo cercato di coinvolgere nel ritenersi parte attiva nella prevenzione”. Anche Angela Nobile, Segretario comunale e relatore del piano in quanto Responsabile della prevenzione della corruzione, non nasconde la sua delusione: “Ci aspettavamo maggiore sensibilità in questo senso”. Positivo invece l’apporto dei Consigli territoriali di partecipazione, che hanno risposto all’appello lanciato dall’amministrazione.

Il Comune di Pisa ha preparato il proprio schema di Piano di prevenzione della corruzione per il triennio 2014-2016 in attuazione delle norme di legge e delle linee guida del Piano nazionale anticorruzione. Secondo il rapporto 2013 dalla Fondazione Caponnetto in provincia di Pisa esistono 17 gruppi criminali mafiosi (10 clan della camorra, 5 della criminalità organizzata siciliana, 2 della ‘ndrangheta); nel corso dell’anno passato sono state effettuate 24 operazioni di forze dell’ordine legate ad altrettanti episodi di criminalità organizzata, con 2 beni confiscati tra i quali l’edicola ora gestita da Libera.

Fenomeni da tenere di conto ma nessun allarmismo. “Non si tratta di espellere il malaffare dalla cosa pubblica” afferma Angela Nobile, “quanto piuttosto di impedirle di entrare nei gangli dell’amministrazione”. Per questo l’attenzione si concentra soprattutto sulla trasparenza, che per adesso si traduce nell’obbligo di pubblicare su internet documenti, atti, delibere e informazioni concernenti amministratori e funzionari. “Questo però non basta – sottolinea il relatore del piano Angela Nobile – a questa fase ne seguirà un’altra che punta a rendere facilmente comprensibili, oltre che accessibili, le informazioni”.

 

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Pubblicato il: 25 luglio 2014

Argomenti: Cultura, Pisa, Politica

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