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“Noi non siamo complici”. Pisa ricorda la strage di via d’Amelio

borsellino

La riflessione e l’invito alla memoria del Presidio di Libera a Pisa, in occasione dell’anniversario dell’attentato al giudice Paolo Borsellino e alla sua scorta, passata alla storia come la “strage di via d’Amelio”. E stasera a Pisa ci sarà la fiaccolata organizzata da Libera: appuntamento alle 22 in Borgo Largo

“Sono morti per noi, e abbiamo il nostro debito verso di loro. Questo debito dobbiamo pagarlo, gioiosamente, continuando la loro opera, rifiutando di trarre dal sistema mafioso ogni beneficio che possiamo trarne, anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro; facendo il nostro dovere.”

Ci ritroviamo, 22 anni dopo a 700 km di distanza, a ricordare la morte di un uomo vissuto in prima fila contro la mafia: il 19 luglio 1992 esplose a Palermo, in via D’Amelio, un’autobomba. Nell’attentato persero la vita il giudice antimafia Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e prima agente della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

La strage di Via D’Amelio seguì di due mesi la strage di Capaci, in cui era stato ucciso il giudice Giovanni Falcone, segnando uno dei momenti più tragici della nostra storia; giudici che avevano speso il proprio lavoro nell’affermazione della legalità nell’isola siciliana.

“È finito tutto”, avrebbe commentato Antonino Caponnetto appena giunto sul luogo del fatto. La memoria è un patrimonio collettivo, e il ricordo è sempre un bel momento quando è colmo di speranza.

Siamo la generazione dei ragazzi nati a cavallo delle stragi del ’92-’93. Una generazione che non ha vissuto quei giorni, quelle angosce, i morti quotidiani delle guerre di mafia, gli anni del maxiprocesso, i momenti in cui lo Stato sembrava fare sul serio. Non li abbiamo vissuti direttamente: noi abbiamo vissuto solo il lascito di quel periodo.

Abbiamo vissuto i quesiti aperti, apertissimi, della trattativa, dei pentiti, delle inchieste, dei processi, delle prescrizioni e delle condanne alla politica, alle alte cariche dello Stato, ai servizi segreti; i quesiti aperti dopo la sparizione dell’agenda rossa.

Il 19 luglio, ricordiamo un uomo, che per noi è un simbolo. Il simbolo di ciò che vogliamo sia il nostro Stato. Il simbolo di chi è sempre rimasto al suo posto, a fare il proprio dovere. Solo, con la propria coscienza. Sembra la storia di uno, ma è la storia di tanti. Il denominatore comune lo abbiamo imparato: sono stati lasciati soli. Tutti, uno per uno. La società civile ha appreso questa lezione, ecco perché l’associazionismo è diventato un pilastro democratico: noi non lasceremo soli i testimoni di giustizia. Noi siamo tutti con Ignazio Cutrò.

Il 19 luglio a Pisa percorreremo le strade della città con le torce in mano. La metafora della fiamma aiuta a comprendere lo scopo del grande progetto che prende il nome di Libera: l’esempio di tutte le vittime di mafia che illumina il nostro cammino, la coscienza che prende il sopravvento sulla tenebra dell’indifferenza, la speranza che divampa. Siamo la generazione dei ragazzi nati a cavallo delle stragi del ’92-’93.

E ora chiediamo il conto. Chiediamo il conto di uno Stato che è stato lontano mentre a Palermo si combatteva una battaglia. Chiediamo conto di uno Stato che non ha saputo e che fatica terribilmente ad affermare le proprie leggi e i nostri diritti in tutto il Paese. Chiediamo il conto di anni persi senza un concreto impegno antimafia. Chiediamo il conto degli attacchi ai Magistrati, mentre insieme a spezzoni bellissimi e fiorenti di Carabinieri e Polizia, rappresentano l’unico baluardo democratico in zone gestite con la primitiva quanto animalesca “legge del più forte”.
Chiediamo il conto delle parole non dette, dei fatti incompiuti, dei diritti negati.

Il 19 luglio è il giorno migliore per farlo: è il giorno in cui provarono a toglierceli.

Ci aspettiamo una risposta politica, perché la guerra contro la mafia “si combatte a Palermo, ma si vince a Roma”. E intanto già da quest’anno abbiamo creato una nuova proposta alla politica e alla società: si chiama “Riparte il futuro”, si chiamano braccialetti bianchi. Sono politici impegnati in una campagna di trasparenza contro la corruzione, e si sono fatti valere all’inizio di quest’anno per ammodernare il reato del voto di scambio politico-mafioso.

Ma anche questa campagna e questi braccialetti bianchi, esistono grazie al sostegno, alle firme, al contributo di migliaia di persone. Tutto questo non può proseguire senza che tu non faccia questa scelta: partecipa alla vita del tuo Paese e assumiti la tua parte di responsabilità. Delegare ed essere indifferenti non fa parte della soluzione, acuisce il problema. Fu proprio Paolo Borsellino ad insegnarci che indifferenza fa coppia con complicità.

Noi non siamo complici, e tu da che parte stai?

Giacomo Saccone
Presidio Libera Pisa “Giancarlo Siani”

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Pubblicato il: 19 luglio 2014

Argomenti: Cultura, Pisa, Politica

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