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Route Agesci. Il Comitato Salviamo San Rossore interviene sul ritorno dei dromedari

dromedario

Si avvicina l’arrivo degli oltre 30 mila scout al Parco di San Rossore per la Route nazionale Agesci, che è stata presentata oggi a Roma. Dall’1 al 5 agosto saranno 456 i campi mobili in tutte le regioni d’Italia, dove i diversi gruppi di diverse regioni si incontreranno, per poi confluire dal 7 al 10 agosto a Pisa. “La città delle tende – hanno sottolineato gli organizzatori – sarà edificata nel massimo rispetto del territorio circostante, con tutte le precauzioni necessarie per lasciare l’ambiente intatto e incontaminato, così come trovato”. Laboratori e tavole rotonde animeranno le quattro giornate, a cui parteciperanno anche il Presidente del Senato Pietro Grasso e la Presidente della Camera Laura Boldrini. Con l’arrivo della Route Agesci al Parco è atteso anche il ritorno dei dromedari: l’Agesci secondo quanto annunciato nelle scorse settimane donerà tre esemplari da riproduzione al parco, due castroni e una femmina. A intervenire sulla questione “dromedari” è il Comitato Salviamo San Rossore, contrario all’organizzazione del raduno nel Parco.

Nella polemica tra i contrari e i favorevoli al grande raduno degli Scout in San Rossore del prossimo agosto, ampiamente ripresa dalla stampa, si è inserito un nuovo – sia pure marginale – spunto di discussione, relativo alla reintroduzione dei dromedari in Tenuta. La Direzione del Parco sostiene questa iniziativa con motivazioni di tipo storico e di opportunità sia ludica che didattica. Alcuni ambientalisti si sono invece espressi contro tale decisione, contrari come sono alla presenza di animali estranei alla fauna locale e al loro uso turistico.

Per gli interessati a questo argomento, riteniamo sia utile riassumere le vicende dei dromedari in San Rossore, tradizionalmente identificati dai Pisani in “cammelli”, desumendole dall’esauriente e recente volume “San Rossore nella storia” di Rita Panattoni che ha dedicato oltre duecento pagine alla Tenuta già medicea, poi lorenese, quindi sabauda e infine della Presidenza della Repubblica fino alla sua inclusione nel Parco naturale regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli.

La presenza di dromedari in San Rossore è segnalata dal 1622, quando vengono introdotti nel possedimento granducale mediceo probabilmente grazie a un dono del Bey di Tunisi. Nel corso del Seicento il loro numero sale a seguito di nuove donazioni, la più cospicua delle quali riguardante parecchi esemplari sottratti ai turchi, sconfitti nella guerra combattuta contro gli austriaci (1663-1664).

Se fino al volgere della dominazione medicea (1737) i dromedari della macchia e riserva di caccia di San Rossore sono considerati delle semplici ‘curiosità’ da esibire, simboli dell’opulenza dei Medici e dei rapporti diplomatici e commerciali che i granduchi toscani intrattengono con i popoli nordafricani e mediorientali, presto questi animali esotici, che ben si adattano all’ambiente sabbioso del litorale pisano, ne diventano elementi stabili, utili soprattutto durante le fasi dell’intensa riorganizzazione leopoldina del territorio (1765-1790): si decide, allora, di allevarli per impiegarli come animali da soma nelle vie ancora piuttosto accidentate di San Rossore, consistenti in gran parte nei tomboli o cotoni di natura sabbiosa, che attraversano le ampie superfici paludose e creano non poche difficoltà di locomozione ai carri trainati dai cavalli.

L’utilizzo dei dromedari in San Rossore continua nell’Ottocento e prosegue all’avvicendarsi tra le dinastie lorenese e sabauda (1861), quando se ne amplieranno addirittura gli usi, adoperando il pelo degli animali per la realizzazione di materassi e, una volta inabili al lavoro, forse anche la loro stessa carne. Vale la pena di ricordare che Ferdinando III, succeduto a Pietro Leopoldo, nel settembre 1791 aveva inviato in curioso dono al fratello Francesco, arciduca d’Austria, quattro “cammelli” (due maschi e due femmine, definiti nei documenti “cammello d’una sola gobba”), riccamente bardati e scortati da tre addetti. Purtroppo gli animali perirono a seguito del lungo percorso per Vienna.

Nella prima metà del Novecento la mandria di dromedari presente nel territorio della Tenuta è sempre piuttosto consistente, ma verrà completamente decimata al passaggio del fronte. Nell’immediato dopoguerra, l’acquisto di alcuni capi provenienti dalla Libia non sarà sufficiente a risvegliare quell’antica consuetudine, essendo ormai venute meno le motivazioni che ne avevano giustificato e assecondato la presenza secolare nel Pisano.

Oggi la reintroduzione di pochi esemplari, castrati per attenuarne l’indole vivace, viene contestata da chi ritiene che in un’area protetta tale operazione sia negativa vuoi sotto il profilo zootecnico (specie aliena, con possibili ripercussioni di carattere sanitario) che didattico, ritenendo diseducativo l’uso di animali esotici in un Parco naturale, indirizzato a far conoscere le componenti floristiche, faunistiche, ambientali e paesaggistiche autoctone che devono essere conservate e difese, anche e soprattutto come beni culturali, non solo da chi vi lavora ma da tutti i Pisani e non, che amano e visitano con rispetto questo magnifico luogo.

Anche se modesto, l’innesto di qualche dromedario per finalità sostanzialmente mercantili, propende a far ritenere che al Parco naturale sia riservato per il prossimo futuro un ruolo di luogo di divertimento, aperto a ogni tipo di manifestazione, come  suggeriscono le dichiarazioni pubbliche del Governatore della Toscana che auspica per San Rossore una serie di eventi, simili a quelli della Route degli Scout Agesci, anche per i prossimi anni a venire. Il Comitato “Salviamo San Rossore”

Foto di Giulio Mori

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Pubblicato il: 16 luglio 2014

Argomenti: A Nord, Ambiente

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