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Se anche l’azienda punta sul crowdfunding. La storia di Cubit

CUBIT

E se la nuova frontiera delle aziende che producono innovazione fosse il crowdfunding? A scommettere sul finanziamento partecipativo è Cubit, un’azienda del Polo Tecnologico di Navacchio che ieri ha lanciato una campagna su Kickstarter, la piattaforma di riferimento a livello mondiale per la raccolta fondi online.

Cubit ha ideato un sistema che punta a connettere il proprietario di un parcheggio non utilizzato con persone che proprio di un posteggio sono alla ricerca. Il park sharing, questo il termine inglese per indicare la condivisione di un bene prezioso come il parcheggio, potrebbe permettere di rendere il più razionale possibile uno dei più annosi problemi dell’uomo moderno, riducendo le emissioni inquinanti e il tempo speso alla ricerca di un posto per l’auto. In più c’è il lato economico, per chi è in cerca di parcheggio prenderne in prestito uno privato potrebbe infatti risultare più conveniente delle sempre più care strisce blu, per chi invece un posto auto lo possiede si profilerebbe la possibilità di guadagnarci sopra nei momenti di inutilizzo.

 

 

Il sistema PickParking funziona attraverso l’istallazione di un sensore wireless e di un’applicazione per smartphone e tablet collegata. Creando un profilo si possono descrivere caratteristiche, prezzo ed eventuale disponibilità del parcheggio (che viene poi rilevata automaticamente proprio dal sensore). Il proprietario del posto auto riceve quindi dei crediti che si traducono in moneta sonante. Una volta registrati nella comunità di utenti di PickParking si possono controllare le mappe dei parcheggi, trovare il posteggio più vicino, prenotarlo e fare una sorta di check-in. Al momento in cui si libera il parcheggio la piattaforma calcola automaticamente il tempo di effettivo utilizzo e scala il credito corrispettivo dal proprio account.

Cubit, nata come spin-off dell’Università di Pisa, si occupa di internet delle cose, un settore che cerca di sfruttare le opportunità messe a disposizione dal numero sempre crescente di oggetti connessi alla rete. Su questo si basa il concetto di città intelligente, smart city nella dizione ormai largamente diffusa. L’Italia è piuttosto indietro da questo punto di vista, per questo il sistema progettato da Cubit è pensato soprattutto per il mercato americano e nord-europeo.

Il via ufficiale alla campagna di crowdfunding è stato dato questa mattina, Cubit ha tempo fino al 5 settembre per convincere i possibili investitori, che possono essere privati cittadini o collettività di vario tipo, e raccogliere i 149mila euro necessari a portare avanti il progetto sviluppato. Nelle campagne di crowdfunding i primi giorni sono quelli più delicati, partire forte è fondamentale per presentarsi in maniera convincente ai possibili investitori. E con quasi 6mila dollari già raccolti a poche ore dal lancio l’azienda con sede a Navacchio sembra partita con il piede giusto.

Quella con sede al Polo Tecnologico è una delle prime aziende a tentare la via del finanziamento partecipativo, sfruttando le nuove disposizioni legislative contenute nel Decreto crescita bis del luglio 2013 che hanno segnato un primo passo nella regolamentazione di un modello finanziario che potrebbe dare nuovo ossigeno alle imprese italiane ad alto tasso di innovazione.

“Il crowdfunding fa parte degli strumenti alternativi all’intervento delle banche nel finanziamento delle imprese che producono innovazione” ha spiegato il presidente del Polo Tecnologico Andrea Di Benedetto. Un modello, quello del ricorso al credito bancario, che Di Benedetto vorrebbe superare per rilanciare la struttura di Navacchio.

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Pubblicato il: 14 luglio 2014

Argomenti: Economia-Lavoro, La Piana, Mondo, Tech

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