MENU

Pacini: “Puntare all’estero e alla redistribuzione dei redditi per ripartire”

pacini

L’intervento integrale del presidente della Camera di Commercio di Pisa Pierfrancesco Pacini, a conclusione dell’incontro di ieri all’Auditorium Rino Ricci della Camera di Commercio di Pisa sull’andamento dell’economia pisana nel 2013.

La crisi che stiamo attraversando ha generato una discontinuità rispetto ad un passato di per sé già poco brillante. Più di un osservatore aveva parlato di crisi strutturale e di inevitabile declino. Tuttavia, come è stato sottolineato qualche giorno fa, in occasione della presentazione del rapporto Unioncamere-IRPET, l’accezione negativa attribuita al termine “strutturale” non dipende dalla caduta della ricchezza, ma dal fatto che le componenti più colpite siano quelle alla base dello sviluppo di ogni sistema economico: i giovani, gli investimenti, l’industria.
L’obiettivo del nostro sistema economico, quindi, non potrà esser quello di provare a tornare al passato ma, piuttosto, di indirizzarsi verso un nuovo sentiero che dovrà partire da tre pilastri: le imprese che operano all’estero, la meccanica, l’alta tecnologia. Punti di forza che, come abbiamo visto, Pisa ha le potenzialità di sviluppare.

A fronte di una recessione, che ha indebolito il nostro sistema produttivo, occorre rispondere puntando sui soggetti in grado di cogliere più facilmente le opportunità che, anche in questa fase, non sono mancate. Le indicazioni che emergono dall’analisi dei diversi indicatori presentati, infatti, segnalano l’esistenza di imprese che riescono a vendere e a svilupparsi, soprattutto all’estero, nonostante i limiti ed i problemi che affrontano ogni giorno. Tuttavia, occorre non dimenticare che la crisi ha avuto un’intensità e una lunghezza tali da ridurre notevolmente la nostra capacità produttiva.

Per questo, accanto al necessario sostegno all’internazionalizzazione, è altrettanto importante aggiungere uno sforzo finalizzato ad aumentare gli investimenti ed i consumi interni. Un intervento, quello sugli investimenti, che avrebbe il duplice vantaggio di alimentare la domanda e di contribuire, nel medio periodo, ad accrescere la competitività del sistema. La crescita degli investimenti è, infatti, una condizione necessaria per la ripresa dell’economia. Senza investimenti,il solo aumento delle esportazioni sarebbe del tutto insufficiente a sostenere lo sviluppo.

Ma è importante intervenire anche sul versante dei consumi. La caduta della domanda interna rappresenta, infatti, un grave problema per le moltissime imprese che operano sul mercato locale. Il volume dei consumi potrà aumentare grazie alla spinta delle esportazioni e degli investimenti, ma la sua crescita sarebbe senz’altro più significativa con l’aumento della propensione al consumo. Un risultato che, in questo frangente, è possibile raggiungere solo attraverso una redistribuzione del reddito a favore dei soggetti meno abbienti: quelli che, ormai da tempo, hanno una domanda fortemente depressa.

Diventa quindi importante un’azione coordinata che punti non solo alla realizzazione di interventi che vedano protagonisti i soggetti in grado di rafforzare la crescita del sistema (imprese ad alto potenziale di crescita e che operano prevalentemente con l’estero), ma anche una redistribuzione del reddito in grado di contenere le tensioni sociali e di accrescere la propensione al consumo. Mettendo assieme queste due azioni, la prima volta a rompere l’inerzia attuale attraverso uno squilibrio sul versante produttivo e la seconda volta a correggerne gli effetti sul fronte della distribuzione del reddito, potremmo ritrovare un nuovo ed accettabile livello di sviluppo: non esistono alternative!

L’economia pisana sta attraversando una fase di profonda crisi: i consumi sono al palo, molte imprese soffrono o hanno chiuso e la disoccupazione aumenta. Tuttavia, le imprese che operano con l’estero, quelle della meccanica e dell’alta tecnologia, hanno mostrato un’insperata vitalità. Anche l’attrattività del territorio, nonostante tutto, è rimasta immutata, se non addirittura aumentata. Lo testimonia, nell’automotive, il reshoring di Piaggio che ha portato a Pontedera parte della produzione realizzata in Spagna, ma anche la realizzazione del magazzino centro ricambi mondiale. Come non citare la francese Saint Gobain che con 90 milioni di euro di investimenti, nel 2011 ha inaugurato un nuovo forno continuando la sua più che centenaria presenza nella città di Pisa.

La presenza dell’Università, della Scuola Sant’Anna e della Normale, assieme ai centri di ricerca pubblica, è stata una formidabile leva per il nostro territorio, non solo nel campo dell’high-tech, ma anche della green economy, dell’energia e della gestione del ciclo dei rifiuti, leve che dobbiamo utilizzare ancora di più e meglio. Molte sono le imprese dell’alta tecnologia che da noi hanno trovato terreno fertile. Tra i nuovi arrivi molto significativo è quello della Welcome Italia che, con un investimento di 10 milioni di euro, aprirà entro l’anno una propria sede a Montacchiello.

L’attrattività del territorio pisano non è legata alla sola industria e all’alta tecnologia, ma si estende, nella città di Pisa, anche al commercio. Un commercio che sembra in grado di far fronte ad una domanda meno consistente, ma incentrata su un segmento di mercato giovane alimentato dalla presenza degli studenti universitari. Molte grandi catene straniere hanno, infatti, scelto il capoluogo per aprire propri store. Penso, in primo luogo, al colosso svedese Ikea, con i suoi 33mila metri quadrati ed i 280 posti di lavoro tra diretti e dell’indotto, ma anche alle molte firme dell’abbigliamento e del beauty che hanno aperto in centro.

La capacità di attrarre, però, non nasce dal nulla: interventi importanti sono stati realizzati sul versante delle infrastrutture. Voglio citare a questo proposito, non solo la riqualificazione di Corso Italia, ma anche il recupero delle antiche mura di Pisa ed il Porto di Boccadarno. La riapertura della cinta muraria, la cui costruzione risale al consolato di Cocco Griffi, ci restituisce un monumento non solo da vedere, ma anche da vivere, a disposizione di tutti coloro che vorranno passeggiare lungo i camminamenti scoprendo realtà nascoste: un’ottica del tutto insolita di dominare dall’alto la storia di Pisa.

Il Porto invece, oltre all’innegabile valore economico e commerciale, ai benefici diretti connessi alla sua realizzazione, rappresenta già un fiore all’occhiello per il territorio, una sorta di “parco naturale marino”, che avrà un valore ancora maggiore quando sarà completato l’intervento immobiliare, con abitazioni e attività ricettive e commerciali di alto profilo. Oltre alla parte hard, Pisa ha fatto enormi passi in avanti sul fronte dei grandi eventi.

Volendo brevemente passarli in rassegna, segnalo in primo luogo le mostre di livello internazionale realizzate a Palazzo Blu. Dopo quelle dedicate a Chagall, Miró, Picasso, Kandinsky e Warhol, Palazzo Blu si prepara questo autunno ad ospitare una ricca selezione di opere dell’artista Amedeo Modigliani, provenienti dal Centre Pompidou di Parigi. Non da meno l’attività dell’Opera del Duomo che, per arricchire l’offerta culturale del complesso monumentale di Piazza dei Miracoli, in occasione del 950mo anniversario della posa della prima pietra della Cattedrale, ha allestito una mostra dedicata a Igor Mitoraj creando un nuovo spazio espositivo nei vecchi uffici dell’Opera dietro la Torre e la Cattedrale per realizzare mostre ed eventi temporanei. […]

Un ultimo tema che vorrei trattare è quello della riforma delle Camere di Commercio di cui in questi giorni si sta occupando il parlamento. Siamo d’accordo che il Sistema camerale debba essere riformato, ma vorremmo che questo processo fosse governato in maniera attenta. Cito a questo proposito quanto scritto il mese scorso da Giuseppe De Rita sul rischio di annullare il ruolo e la presenza dei corpi intermedi (associazioni, sindacati, Province ma anche le Prefetture e ci metto anche le Camere di Commercio visto il Decreto Legge del 25 giugno scorso).

Per governare un Paese, una macchina amministrativa decentrata che funzioni bene è necessaria; i “corpi intermedi” possono risultare fastidiosi ma, indubbiamente, sono una garanzia per la democrazia; ed è per questo che sarebbe un clamoroso errore immaginare di eliminarli tout court anche perché, distrutto l’esistente, bisognerebbe, dopo una fase di transizione, quasi certamente crearne di nuovi, con ulteriori costi e situazioni di incertezza. Le Camere di Commercio sono rimaste i soli Enti sul territorio a leggere i bisogni delle imprese, con un ruolo insostituibile di prossimità e ascolto oltre che di gestione del Registro imprese, banca dati nazionale strategica, totalmente informatizzata, che svolge una funzione imprescindibile di garanzia e trasparenza del mercato.

Non meno importante del Registro Imprese è il ruolo che gli enti camerali svolgono nell’ambito della composizione stragiudiziale delle controversie attraverso l’Arbitrato e la Conciliazione. Un campo nel quale le Camere lavorano ormai da 15 anni, promuovendone l’uso tra gli imprenditori e formando mediatori. Dovunque in Italia, in questi anni, abbiamo supplito alla carenza di risorse delle Province e dei Comuni, bloccati dal patto di stabilità e dalle riforme incompiute, lavorando per la promozione del territorio, per il finanziamento e la gestione delle infrastrutture e promuovendo un modello di internazionalizzazione che ha consentito anche al piccolo di affacciarsi sui mercati esteri.

Regionalizzare, come viene proposto, equivale quindi a far perdere il nostro valore, il legame con i territori e le loro specificità, che non sono solo “localismi” da combattere, ma tipicità da valorizzare. Concludo, con un pizzico d’orgoglio, raccontando quello che la Camera di Pisa ha fatto per il proprio territorio in questi anni. Il nostro motto è stato more for less: fare di più spendendo di meno! E non è uno solo uno slogan di oggi, ma il risultato del nostro lavoro quotidiano da anni! Abbiamo spinto per aumentate ancora gli interventi sul territorio, che nel 2013 hanno raggiunto un nuovo record: quasi 6 milioni di euro (+9% rispetto al 2012, oltre il doppio rispetto al 2008) per sostenere oltre 500 imprese nell’accesso al credito e circa 850 nel loro percorso di internazionalizzazione.

Abbiamo lavorato fortemente sull’efficienza interna, puntando al contenimento dei costi di personale, che rappresentano appena il 20% delle entrate, alla riduzione dei costi di funzionamento, oltre che ad una gestione attenta del nostro patrimonio che ci ha consentito di potenziare i nostri interventi. Con la riduzione del 50% del Diritto annuale, l’anno prossimo non ci saranno più risorse per portare le nostre aziende vitivinicole al Vinitaly o quelle della concia in America Latina, non ci sarà più il sostegno a iniziative di attrazione turistica come Marenia, l’Internet Festival o il Giugno pisano; non ci saranno più contributi per chi investe, né per i Confidi. Si ad una riduzione dei costi, ma con gradualità e con idee chiare  sulle funzioni da svolgere!

Nella confusione e nell’incertezza che regna in queste ore nel mondo camerale, sono andato a rileggermi la prefazione al libro che illustrai primi cento anni di storia della Camera di Commercio di Pisa. Pur tra molti spunti, trovo estremamente attuale quanto scrivevo in merito all’importanza dell’Ente nel periodo post bellico, quando il nostro territorio era letteralmente in ginocchio. In quegli anni, la Camera si adoperò affinché, non solo riprendessero le industrie ed i commerci, ma perché si desse una adeguata formazione ai piccoli imprenditori e alle maestranze. E non solo. Comprendendo l’importanza per il futuro sviluppo della collettività, l’Ente mise del proprio affinché fossero ricostruite le infrastrutture che la guerra aveva distrutto e ne fossero realizzate di nuove. Venendo a noi, pur con le dovute differenze rispetto a quel tragico periodo, ma consci della crisi epocale che stiamo attraversando, la Camera ha continuato a dare il suo sostegno al sistema economico: portando all’estero aziende che non avrebbero potuto permetterselo; offendo servizi certificativi totalmente digitalizzati; sostenendo economicamente la realizzazione di importanti infrastrutture; contribuendo alla sana gestione di un aeroporto che ci è invidiato da tutti.
Insomma, facendo il suo dovere fino in fondo senza risparmiarci.

È quello che sappiamo fare meglio ed è quello che, se ce lo permetteranno, vorremmo continuare a fare!

Pierfrancesco Pacini

Foto della Camera di Commercio di Modena

Download PDF

Scritto da:

Pubblicato il: 1 luglio 2014

Argomenti: Economia-Lavoro, Pisa

Visto da: 534 persone

, ,

Post relativi

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi paginaQ per email

Ciao!
Iscriviti alla newsletter di Pagina Q
Se lo farai ci aiuterai a far vivere l’informazione nella nostra città e riceverai la versione mail del quotidiano.
Naturalmente non cederemo a nessuno il tuo indirizzo e potrai sempre annullare la tua iscrizione con un semplice click sul link che troverai in ogni nostra mail.