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Blitz di Greenpeace, la Rainbow Warrior al Giglio

costa

“Concordia, basta disastri!”, questo lo slogan con il quale gli ambientalisti criticano la decisione del governo di trasportare il relitto della nave da crociera nel porto di Genova

La nave simbolo delle lotte ambientaliste getta l’ancora accanto alla carcassa della Costa Concordia, il relitto del traghetto affondato la sera del 13 gennaio 2012 dopo aver urtato uno scoglio a nord di Giglio Porto. La nave di Greenpeace arriva per la prima volta in Italia per un tour contro i rischi comportati dai cambiamenti climatici e sceglie di mandare un messaggio al governo italiano, che ha deciso di trasferire la Concordia nel porto di Genova per lo smaltimento e la bonifica.

Ieri sera al tramonto, sulla nave di Greenpeace, posizionata non lontano dal relitto, sono iniziati a  comparire dei messaggi luminosi composti con luci a led con le domande che l’organizzazione sta facendo da mesi e alle quali non è stata data risposta. Interrogativi come “Un altro disastro, quanto ci Costa?” e “In mare aperto per 5 giorni?”. “Speriamo sia davvero vicino il momento in cui l’oscena ferraglia della Costa Concordia sarà rimossa dal Giglio” afferma il direttore delle campagne Greenpeace Italia Alessandro Giannì, “ci vorranno almeno cinque giorni per trainarla fino a Genova e i dubbi sulla sicurezza di quest’operazione sono molti. Avremmo voluto cancellarli incontrando il Commissario straordinario, che ha il compito di vigilare su un intervento complesso e rischioso come questo, ma non è stato possibile”.

Sul proprio sito l’organizzazione ambientalista precisa “di non aver mai fatto il tifo per la scelta di una città rispetto a un’altra, ma solo per il Giglio e per lo splendido mare del Santuario dei Cetacei per il quale fa campagna da anni. Lo smaltimento delle navi è bene che avvenga il più vicino possibile al luogo in cui si trovano per minimizzare i rischi ambientali – prosegue il comunicato di Giannì- soprattutto quando hanno subito gravi danni”.

Greenpeace mette in guardia rispetto a possibili incidenti: “Non sappiamo cosa accadrebbe se, com’è già successo,  durante il traino si dovesse staccare un altro cassone. Non conosciamo previsioni meteo davvero affidabili a cinque giorni (tanto, e forse più, ci vorrà per portare la Concordia a Genova) e non abbiamo certezze su come verranno limitati i rischi di rilascio dei liquidi pericolosi o contaminati che sono dentro il relitto. Infine, non sappiamo con quali garanzie avverrà a Genova la rottamazione della Concordia che deve rispettare le norme comunitarie» concludono gli ambientalisti.

Gli ambientalisti non entrano nella diatriba che coinvolge lo smaltimento della Concordia ma sollevano la questione del regolamento europeo. “Bizzarro che l’Italia si stia dotando di ben due “poli di smaltimento” delle navi – Piombino e Genova – ad un centinaio di miglia di distanza mentre il Regolamento UE 1257/2013 di fatto consente agli armatori europei di vendere le navi che possono quindi cambiare bandiera ed essere smantellate fuori dei confini comunitari. Costa/Carnival lo ha già fatto con la Costa Allegra – incendiatasi poche settimane dopo la Concordia – che è stata venduta a un intermediario, ha cambiato nome in Santa Cruise e bandiera (Sierra Leone) ed è stata rottamata ad Alyaga, in Turchia”.

Foto di @gabrielesalari

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Pubblicato il: 1 luglio 2014

Argomenti: Ambiente

Visto da: 1302 persone

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