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Videoteque A tempo pieno

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Era uno dei temi del film spagnolo I lunedì al sole. Come del resto lo era, anche se in modo diverso, in Rosetta. Perdere il lavoro o essere senza lavoro fra le tante cose che fa perdere c’è anche la dignità. Ci si vergogna a non lavorare come se la colpa fosse del disoccupato. Allo stesso tempo viene da chiedersi se sia preoccupante che sia solo il lavoro nel mondo di oggi a identificarci come individui e a darci dignità.
Nel film francese di Laurent Cantet del 2001, A tempo pieno (titolo originale L’Emploi du Temps), il protagonista non riesce a dire a nessuno che è stato licenziato, non riesce a dirlo alla moglie, ai figli, e neanche ai genitori; e si costruisce un castello di bugie e sotterfugi per continuare a recitare la parte del consulente finanziario. Il film si ispira ad una storia vera e molto più drammatica e complessa di questa che venne alla luce in Francia nei primi anni 90. Jean-Claude Romand aveva mentito a tutti sin dai tempi dell’università dove non era mai riuscito a laurearsi in medicina e aveva in seguito fatto credere di essere un medico ricercatore dell’OMS in Svizzera. Nel frattempo si era sposato, aveva avuto dei figli, e anche un’amante. Mentiva a tutti e trovava sistemi per farsi dare soldi da amici e familiari dicendo che glieli investiva, per portare avanti le sue bugie. Fino a quando qualcuno si insospettisce, lui non riesce più a proseguire nella sua recita e per paura di essere scoperto uccide i suoi familiari. Sul caso è stato scritto anche un romanzo, L’avversario di Emmanuel Carrère.
A tempo pieno, è diverso: prende spunto da questo fatto di cronaca ma il protagonista, Vincent, non è uno che in passato ha mentito, ed ha sempre lavorato davvero e in modo onesto. Solo che quando il lavoro lo perde non riesce ad affrontare i suoi familiari dai quali naturalmente si allontana e si estranea sempre di più. Il film non spiega le vicende interiori che hanno portato Vincent su questa strada e lo spettatore può fare solo delle supposizioni, come lo è anche la mia. Viene da chiedersi se essersi ispirati a Jean-Claude Romand che mentiva in modo patologico e che aveva dei seri problemi psichiatrici, renda Vincent, un tranquillo marito e padre, un personaggio poco chiaro.

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Pubblicato il: 25 maggio 2014

Argomenti: Cinema, Quaderni, Videoteque

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