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MusiQ Punisci il Tuo Vicinato / Appaloosa

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C’era una volta, lungo uno stradone non così lontano, un ridente, forse un po’ decadente (o cadente?) casolare, abitato da determinati disturbatori, macché, rigeneratori della noia diffusa, intenti ad organizzare almeno una volta al mese intense sessioni di delirio scientificamente organizzato, a favore della buona musica e dell’open bar.

Peroni da 75cc alla mano, deambuliamo in su e giù per le scale e salutiamo praticamente tutta quella fetta di pisanità che puntualmente non si perde nessun live, figuriamoci l’ultimo appuntamento di “Punisci il Tuo Vicinato”.

Queste presenze fisse hanno un che di rassicurante, soprattutto se per vari motivi non esci di casa da qualche tempo e di questo underground ben nutrito fanno parte i primi due musicisti che aprono la serata, Gianni e Sandro con il loro duo La Iena.

Avevo sentito entrambi suonare, ma in contesti e gruppi totalmente diversi dalla formazione in pieno spirito stoner che hanno tirato su. Belli grezzi e sudati, perfetti nella cornice di rivestimento in legno delle pareti e delle scaffalature piene di attrezzi da giardino.

Dopo di loro, attacca un gruppetto di Livorno, gli Appaloosa, che presentano interamente il loro ultimo disco Trance 44, già ampiamente osannato in questo quotidiano, sia tra le righe di MusiQ che in quelle infallibili diPaginaQulo.

La nostra fotografa Michela comincia ad avere i primi scompensi cardiaci appena si spegne il neon della stanza allestita con la strumentazione: eroicamente, scatterà la foto copertina, per poi farsi inghiottire dal pogo. Sì, perché a un concerto degli Appaloosa, stiano essi calcando il più ampio palco, siano invece costretti in pochi metri quadri, non ci si dovrebbe andare con le macchine fotografiche professionali, ma nemmeno con la camicia, infatti dopo due minuti sono stata giustamente sanzionata da una colata di vino. Quattro produttori di suoni, impossibili da ricondurre a un genere, attorno a un batterista di inenarrabile potenza e precisione. “Si riesce a distinguere la vibrazione del piatto, oltre che la bacchettata!”, mi dice un sodale, madido e esaltato.
Dopo un’ora di trattori – espressione a mio parere omnicomprensiva delle complessità dell’esperienza sonora affrontata – ci ritroviamo tutti al piano di sopra nel tentativo di commentare, ma emettiamo solo esclamazioni e grugniti di varia natura che spaziano dal “boooo” al “deeeeeh” per non parlare delle miriadi di “no vabbé cioè”.

Mentre rileggo questo pezzo in cerca di refusi, mi rendo conto che può risultare un po’ meno smussato, levigato, post-prodotto rispetto ad altri che mi sono trovata a scrivere, penso che il motivo sia da rintracciare proprio nel tipo di evento costruito da poche persone tra quattro, accoglienti mura.
Si parla tanto di secret concerts, ma una serata targata Punisci il Tuo Vicinato non puzza affatto di ristretto, di nicchia, di artefatto, sensazioni che a volte provo nel leggere promozioni di concerti per pochi in luoghi particolari. È l’incontro tra appassionati, nerd e festaioli, tra vinyls addicted, bevitori infrasettimanali e militanti di varia natura che si prendono una pausa, tra musicisti, produttori, promotori e aggeggini di varia provenienza, talento e posizione lavorativa (spesso assente loro malgrado) che per una sera distolgono gli occhi dal pc, dalle macchine, dai social network.
Punisci il Tuo Vicinato intacca innanzitutto un modo massificato, spattacoloso e plastificato di pensare la diffusione della musica dal vivo e, a giudicare dalla fedeltà che il pubblico accorda ad ogni appuntamento, non possiamo che attendere fiduciosi la ripresa delle session.

 

Foto di Michela Biagini

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Pubblicato il: 25 maggio 2014

Argomenti: MusiQ, Quaderni

Visto da: 1041 persone

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